Dai successi dell’Italia nello sport stiamo imparando che si può vincere con la forza del sorriso

«Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto». Lo scriveva il saggista e poeta inglese John Donne, un insegnamento di cui l’Italia dello sport, oltre 400 anni dopo, ha fatto tesoro. Si perde da squadra, si vince da squadra. Lo ha dimostrato la nazionale di basket di Pozzecco, andata oltre i propri limiti grazie alla forza del gruppo negli europei di quest’estate con un quarto di finale insperato a inizio competizione, e lo ha certificato l’Italvolley di De Giorgi, in grado di salire sul tetto del mondo, 24 anni dopo l’ultima volta.

Non era la squadra più forte o più esperta, ma sicuramente la più giovane e unita. Quello sì, come i ragazzi e le ragazze del nuoto azzurro, in grado di stracciare ogni record negli Europei di Roma con 67 medaglie conquistate tra gare individuali, miste e staffette. Anche qui, nonostante in vasca si vada da soli, la forza del gruppo ha fatto la differenza. «Vediamo i risultati del mattino o del giorno prima e ci carichiamo a vicenda. Sono uno stimolo in più a fare sempre meglio», così Thomas Ceccon spiegava il successo dell’Italia tra Mondiali ed Europei di quest’estate. E bastava essere anche solo un minuto a bordo vasca per rendersene conto.

Nuota Paltrinieri e Martinenghi lo incita come fosse un capo ultras. La Quadarella vola in acqua e la Pilato si scatena per spingerla ancora più forte. Questo è il segreto dei successi azzurri di quest’estate e non solo, perché l’Italia ci ha abituato a sorprendere, soprattutto nei momenti di difficoltà. Perché finisce il lockdown, ma arrivano il successo di Wembley e le 40 medaglie di Tokyo. Esplode la crisi energetica che mette in ginocchio tutti gli impianti del nostro paese e i team Italia di nuoto e pallavolo ci fanno gioire ancora. Come se l’onda lunga di quelle “maledette” Olimpiadi giapponesi non volesse mai finire, anzi.

Da questi successi stiamo anche imparando che si può vincere con la forza del sorriso. E la nazionale di pallavolo lo ha mostrato al mondo intero. «Abbiamo dimostrato che le polemiche e le sceneggiate non sono tutto, ma che c’è un altro modo di vincere e che ci riesce anche bene» ha sottolineato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, dopo l’incontro tra gli azzurri del volley e il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Quirinale.

Mai una lamentela, un muso lungo, una recriminazione: gli uomini di Fefè hanno vinto con la forza del sorriso, del gruppo e del mutuo soccorso. Sostenendosi a vicenda anche quando gli ostacoli sembravano insormontabili, come prima della semifinale con la Francia o dopo il primo set perso con la Polonia in finale. Un’energia positiva creata dalla voglia di non arretrare mai, neanche quando nel secondo set i padroni di casa polacchi erano andati sopra 3-0.

A togliere le castagne dal fuoco, poi, non c’era più nemmeno lo Zar, Ivan Zaytsev, lasciato a casa per far spazio ai giovani, dimostrando quanto il collettivo conti anche di più anche del pallavolista italiano più forte della storia recente. Perché può sembrare retorica spiccia, ma è vero che “insieme si è più forti”. Lo sport italiano ce lo ha dimostrato, provando a fare da traino a un Paese che troppe volte, invece, si è spaccato.

Nello sport uniti si vince https://pop.acli.it/images/Us-sport_bambini.jpg Redazione POP.ACLI