Il Cammino della memoria promosso dal CTA e dalle Acli nazionali ha fatto tappa dal 19 al 21 maggio a Cracovia con la visita al quartiere ebraico, al ghetto, ai campi di concentramento di Auschwitz e Plaszow, al campo di sterminio di Birkenau (qui il significato dell’iniziativa)...

Lo scopo dello sterminio degli ebrei, la soluzione finale, era quello di germanizzare uno spazio “vitale” inglobando nel Terzo Reich quei territori – oltre alla Germania e all’Austria – dove vivevano circa 20 milioni di persone di lingua e cultura tedesca.  In questo processo sono state coinvolte molte altre persone non ebree: prigionieri politici, oppositori, sinti, rom, omosessuali, e quanti altri erano considerati di ostacolo al progetto di germanizzazione.

I luoghi della detenzione ad Auschwitz

La lezione storica di Fabio Todero – disponibile su youtube – è una precisa e preziosa introduzione per chi desidera accostarsi a questo processo di disumanizzazione e annientamento di massa, perseguito con vari mezzi e culminato nelle camere a gas dei campi di sterminio.

I numerosi campi di concentramento in Germania e fuori della Germania erano dichiarati alla Croce Rossa Internazionale che ha fatto delle visite per verificare le condizioni di detenzione, visite chiaramente manipolate dal regime nazista. I campi di sterminio, invece, non erano dichiarati e i nazisti hanno fatto di tutto per non lasciare testimonianze di quanto stavano compiendo con consapevole e meticolosa pianificazione di tipo industriale.

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Galleria di foto delle persone registrate abili al lavoro ad Auschwithz

Di fronte a questo evento che è impresso nella memoria mondiale come un fatto inaudito, la visita personale a questi luoghi lascia prima di tutto il desiderio di non parlarne, sia per rispetto delle vittime che dei superstiti, i quali piano piano ci stanno lasciando.

Solo coloro che sono sopravvissuti a questa esperienza hanno potuto testimoniare dal vivo come si può vivere quotidianamente continuamente sospesi tra la vita e la morte, dovendo scegliere in ogni istante – giorno dopo giorno – come provare a proteggere la propria vita in quelle condizioni estreme e se in quel vivere estremo c’era ancora spazio per una possibile solidarietà tra le persone.

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Galleria di foto dei bambini registrati ad Auschwitz

Chi non c’era fa veramente fatica ad immaginare come si potesse vivere in quelle condizioni estreme. E’ importante ricordare che circa l’80 per cento delle persone che sono arrivate al campo di sterminio di Birkenau più o meno entro un’ora erano già morte nelle camere a gas: non hanno quindi provato la vita del campo dove erano ammassate 70.000 persone considerate abili al lavoro e che morivano in tempi brevissimi per la fatica, oltre che di stenti, di freddo e di fame.

“Il lavoro rende liberi”. La scritta sull’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz era una menzogna: il lavoro ad Auschwitz era, infatti e di fatto, solo un altro modo per uccidere le persone.

Le preziose guide che ci hanno accompagnato sono state molto determinate a farci riflettere che è importante la memoria di questi eventi. Ma lo è ancora oggi per saper riconoscere quei linguaggi, comportamenti, ideologie, politiche che cercano di disumanizzare le persone, in tutti i modi e in ogni dove.

La disumanizzazione dell’altro, in qualunque forma, dal bullismo a scuola fino alla guerra, è già da considerare un omicidio dell’altro. Chi confessa i propri peccati durante la celebrazione eucaristica dice: ho peccato in pensieri, parole, opere ed omissioni. Occorre che insieme prendiamo consapevolezza che le parole possono uccidere, come dice il proverbio: ne uccide più la lingua che la spada. Ma soprattutto è l’omissione, l’indifferenza, il non fare caso oppure vedere e non fare niente, è quel comportamento che – di fatto – si fa complice della disumanizzazione dell’altro.

Vigilare e discernere sono la lezione che possiamo apprendere dalla visita di questi e altri luoghi, dove la disumanizzazione e l’annientamento dell’altro sono stati perseguiti in maniera più evidente, ma che il lato oscuro degli uomini trova sempre nuove e mutevoli realizzazioni, adeguandosi ai cambiamenti dei tempi.

 


                                                                          Riproduzione di uno dei disegni fatti dai bambini ad Auschwitz


 
                                                                                           Reticolati che circondavano il campo       

 

   
                                                                                       Il muro della morte, dove fucilavano gli internati   

 

   Birkenau ingresso
                                                                                                            L'ingresso di Birkenau 

 
                                                                 Uno dei vagoni che trasportava i prigionieri alle camere a gas di Birkenau

 
                                                                       Interno ricostruito di una baracca dove vivevano gli internati

                                                     

 
                                Il momento della selezione a Birkenau – tratto dall’Album di Auschwitz conservato al museo dello Yad Vashem a Gerusalemme

                                                                                                      (fotografie di Alberto Scarpitti)

Auschwitz-Birkenau, la disumanizzazione e la speranza https://pop.acli.it/images/Birkenau_Targa_2023_R2.jpg Redazione POP.ACLI