Dal 25 aprile al 2 giugno: dalla Liberazione alla Repubblica. Nel mezzo il 1° maggio: il Lavoro. Trentotto giorni che raccontano la storia contemporanea del nostro paese e spiegano il senso profondo del primo articolo della nostra Costituzione ancorandolo indiscutibilmente dentro la Resistenza e la Liberazione. Tre commemorazioni per celebrare solennemente tre momenti fondativi della nostra Repubblica...

Ogni comunità, per sentirsi tale e partecipare alla vita del proprio paese, ha bisogno di simboli, modelli e liturgie. Modi diversi che concorrono a costruire la memoria collettiva. Ma, per correttezza, dovremmo declinarla al plurale. Parliamo quindi di memorie collettive perché riferibili alle memorie degli individui e ad una molteplicità di attori, soggetti, istituzioni e molto altro che contengono, al proprio interno, la memoria nazionale, la memoria di un popolo, la memoria di un avvenimento.

La complessità e la ricchezza della terminologia rendono chiaro come sia difficile, proprio per la sua caratteristica plurale, definire in maniera unica e statica il tema della memoria collettiva e sociale. La scelta stessa delle parole utilizzate per creare, attraverso le celebrazioni e le commemorazioni, la memoria collettiva è emblematica dei processi politici e sociali che vi sottendono: campanile, bandiera, sangue, terra, eroismo, razza.

Oggi sentiamo ripetutamente e diffusamente parlare di nazione. Parola che etimologicamente deriva da nascere ed indica in forma allargata la famiglia e la stirpe. Parola che nella storia si è manifestata in due forme: come ideologia di liberazione delle nazioni oppresse e come ideologia della supremazia di una nazione sulle altre. Nella sua forma suprematista ha generato nel secolo scorso guerre ed orrori che ancora oggi scontiamo. La difesa della razza, la difesa dei confini, l’esaltazione della patria a scapito degli altri popoli/stati/nazioni hanno prodotto dittature e totalitarismi.

Dal 19 al 21 maggio, per la prima volta, le Acli nazionali assieme al CTA sono andate con una delegazione ad Auschwitz. Un luogo intriso di storia. Un luogo che racconta crudelmente cosa è stato il nazionalismo per l’Europa ed il mondo intero. Un luogo che urla parole insopportabili. Un luogo che tutti dovremmo vedere e non solo conoscere. Un luogo che dice quanto sia rischioso sempre alzare muri e non riconoscere più l’altro.

La nostra Repubblica, la nostra Costituzione sono nate da lì, partendo da lì. Sono state fortemente volute per dire “mai più”! Mai più accetteremo un modo di vivere ed una mentalità dove la verità è falsata e tradita per fini personali del proprio gruppo o partito. Mai più saremo artefici di una mentalità o di un modo di vivere nella quale ci si arrende o ci si piega alla violenza ed alla sopraffazione.

Mai più: lo abbiamo voluto portare con noi ad Auschwitz quel monito. Lo abbiamo inchinato davanti alle rovine del forno crematorio e lì abbiamo pregato. Lo abbiamo fatto da credenti, da cittadini e cittadine, da persone che credono ancora nei valori dai quali è nata la nostra repubblica e la nostra costituzione.

È questa la nazione che ci piace: viva il 2 giugno!

Mai più https://pop.acli.it/images/Tricolore_girandole_2_giugno.jpg Redazione POP.ACLI