Dal Diario di Etty Hillesum, nata il 15 gennaio del 1914 e morta ad Auschwitz il 30 novembre 1943...

"So che siamo nella morsa di un grande e minaccioso destino. Eppure, ho la consapevolezza di non essere capace di odiare gli uomini malgrado il dolore e l’ingiustizia che ci sono nel mondo. Ho la coscienza che tutti questi orrori non sono un pericolo misterioso e lontano al di fuori di noi ma che si trovano vicinissimi e nascono dentro di noi. Quel che fa paura è il fatto che certi sistemi possono crescere al punto da superare gli uomini e da tenerli stretti in una morsa diabolica, gli autori come le vittime: così, grandi edifici e torri, costruiti dagli uomini con le loro mani, s’innalzano sopra di noi, ci dominano e possono crollarci addosso e seppellirci.

Dobbiamo fare spazio ad una nuova certezza: vogliono la nostra fine e il nostro annientamento, non possiamo più farci alcuna illusione al riguardo, dobbiamo accettare la realtà per continuare a vivere ed io l’accetto. È un destino di massa che si deve imparare a sopportare assieme agli altri. Chiunque si voglia salvare deve pur sapere che se non ci va lui, qualcun altro dovrà andare al suo posto.

So che pregare mi sarà sempre possibile, anche nello spazio più ristretto. Ho una fiducia così grande: non nel senso che tutto andrà bene nella mia vita esteriore, ma nel senso che anche quando le cose mi andranno male, io continuerò ad accettare questa vita come una cosa buona. Partirò sempre dal principio di aiutare Dio il più possibile e se questo mi riuscirà, bene, allora vuol dire che saprò esserci anche per gli altri. Non mi sento nelle grinfie di nessuno, mi sento soltanto nelle braccia di Dio; e sia che mi trovi qui o tra un mese in una camera del ghetto o fors’anche in un campo di lavoro sorvegliato dalle SS, nelle braccia di Dio credo che mi sentirà sempre.

La mia accettazione non è rassegnazione, o mancanza di volontà ma è la coscienza che in ultima istanza non ci possono togliere nulla. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi è un piccolo pezzo di Te in noi stessi, mio Dio, che potrebbe farsi poeta. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirTi dai cuori devastati di altri uomini. Ma se io ho un dovere nella vita, in questo tempo, in questo stadio della mia vita, è proprio quello di scrivere, annotare, conservare; in un campo deve pur esserci un poeta, che da poeta viva anche questa vita e la sappia cantare.

Vorrei essere il cuore pulsante di un intero campo di concentramento e arrivo sempre alla stessa conclusione: la vita è bella. E credo in Dio. E voglio stare proprio in mezzo ai cosiddetti orrori e dire ugualmente che la vita è bella.".

Testo liberamente tratto dal Diario di Etty Hillesum, nata il 15 gennaio del 1914 e morta ad Auschwitz il 30 novembre 1943.

La vita è bella https://pop.acli.it/images/EttyHillesum.jpg Redazione POP.ACLI