Le Acli e Ipsia sostengono il progetto “Il bus della Speranza” promosso da ICare, una organizzazione di volontariato siriana che collabora con la Fondazione Giovanni Paolo II...

Il 6 febbraio 2023 un sisma di magnitudo 7,8 sulla scala Richter ha colpito la regione a confine fra la Turchia e la Siria, causando la morte di oltre 50.000 persone.

Nei giorni immediatamente successivi, grande attenzione è stata posta sulle migliaia di morti e ai danni nelle regioni della Turchia dove rapidamente sono giunti molti aiuti, materiali ed economici. Sin da subito, scarsa rilevanza è stata attribuita ai danni causati dal terremoto in Siria, in parte perché più lontana dall’epicentro del sisma in parte perché minori erano le informazioni provenienti dall’area, una zona geografica diventata ormai da 12 anni l’ennesimo buco nero della storia.

In Siria, infatti, dal 2011 è in corso un conflitto che, iniziato come una sorta di ribellione pacifica, si è trasformato via via in una guerra civile che ha causato sinora oltre 400.000 mila morti e più di 12 milioni di sfollati.

Il Paese è oggi sostanzialmente suddiviso in 3 macro aree: il Nord Est del Paese, il Rojava, controllato dai Curdi delle Forze Democratiche Siriane, il Centro e il Sud tornati sotto il controllo del regime di Assad, isolato a livello internazionale, ma forte del sostegno militare di Russia e Iran, e il Nord Ovest un’enclave suddivisa e controllata da fazioni ribelli al governo di Bashar al-Assad, resti dello Stato Islamico e Jihadisti. Questa zona, i cui 4 milioni di abitanti sono prevalentemente sfollati in conseguenza del conflitto e quasi totalmente dipendenti dagli aiuti umanitari garantiti dalle ONG, praticamente isolata dal resto del mondo, è anche la zona sconvolta dal sisma di febbraio.

A peggiorare la situazione si aggiunge che Assad sta cercando di utilizzare gli aiuti, reali o promessi, come strumento per perseguitare i propri oppositori e i Paesi esteri si stanno dimostrando restii nell’inviare aiuti alleggerendo l’embargo cui è attualmente sottoposta la Siria di Assad anche per evitare che possano essere distratti o comunque non utilizzati per le popolazioni coinvolte dal terremoto.

Gli aiuti e la loro distribuzione stanno diventano un modo diverso per proseguire la guerra.  Una guerra che, oltre morti e sfollati, costringe il 90% della popolazione a vivere al di sotto della soglia della povertà e impedisce ad oltre 2, 5 milioni di bambini di andare a scuola e di accedere a pasti regolari ed acqua pulita, 30.000 dei quali sono orfani che vivono per strada. Queste le persone che oggi subiscono principalmente le conseguenze del sisma e sulla cui pelle si gioca quella che è stata definita la geopolitica degli aiuti umanitari.

L’attenzione mediatica al terremoto è scemata progressivamente ed è rientrata l’ondata emotiva suscitata dalle immagini di distruzione e dai racconti dei sopravvissuti che nei giorni immediatamente successivi la prima scossa spinse moltissime persone a mobilitarsi per capire come sostenere la popolazione coinvolta.

Mentre i paesi valutano i pro e i contro dell’invio degli aiuti – l’UE ha stanziato per ora la risibile somma di 3,5 milioni di euro –, oggi in  Siria restano solo le organizzazioni umanitarie ad occuparsi di milioni di persone che oltre a vivere in uno “scenario apocalittico”, come ha detto Filippo Grandi Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, rischiano di andare a ingrossare le folle dei profughi che cercheranno di raggiungere fra mille pericoli l’Europa o di coloro che, di fronte alla disperazione, potrebbero andare a rimpinguare le fila delle milizie jihadiste.

Una delle città più colpite dal terremoto d’Anatolia è Aleppo. Aleppo, una delle più antiche città del mondo nel 2010 contava oltre 4 milioni di abitanti, la sua cittadella patrimonio dell’umanità per l’Unesco, era un riferimento della cristianità nel mondo arabo. A seguito della battaglia del 2016 l’80% dei suoi edifici è stato distrutto e fra le sue macerie vive ora poco più un milione e mezzo di persone. Ad Aleppo vivevano migliaia di ragazze madri, spesso analfabete, sole, uniche responsabili della famiglia, costrette a svolgere lavori faticosi e pericolosi oppure a dover ricorrere alla prostituzione come ultima risorsa per sopravvivere. Al loro fianco bambini, spesso orfani, costretti a guadagnarsi da vivere senza poter andare a scuola, la cui prospettiva più concreta era di essere aggregati alle organizzazioni criminali. Il terremoto di febbraio ha aggravato la situazione di queste persone nel silenzio sempre più assordante dei media e della politica.

Le Acli ed Ipsia per mantenere alta l’attenzione al dramma di queste milioni di persone e nel riaffermare la necessità di salvare innanzitutto vite umane e promuovere condizioni di vita dignitose, prescindendo da logiche di mera strategia di politica internazionale, hanno deciso di sostenere le attività di ICare, un’organizzazione siriana di volontariato che da anni promuove e realizza progetti a favore degli sfollati interni, garantendo assistenza medica, psicologica, sociale ed educativa in favore in particolare di donne e bambini.

Icare collabora da anni con la Fondazione Giovanni Paolo II, nata 27 anni orsono con l’obiettivo di aiutare le persone nelle aree di crisi e promuovere opportunità di sviluppo sostenibile e dopo il sisma ha trasferito il centro delle proprie attività ad Aleppo e ha cominciato a distribuire cibo, articoli per l'igiene e vestiario.

Oltre l’immediata risposta emergenziale obiettivo di ICare è quello di allestire un bus per raggiungere anche i luoghi meno accessibili di Aleppo, Latakia e Homs in cui realizzare corsi di alfabetizzazione, doposcuola, offrire pasti caldi e garantire sostegno psicologico ai bambini e alle donne che nella guerra prima e nel terremoto poi hanno perso tutto.

Il “Bus della Speranza” garantirà:

Il costo totale dell’allestimento del bus è di 70.000 € cui si aggiungono le spese per le attività educative, mediche e di sostegno psicologico oltre i beni di prima necessità per un totale di 210.000 €.

E’ possibile sostenere il progetto accedendo alla pagina https://sostieni.ipsia-acli.it/

Il bus della Speranza e il terremoto in Siria https://pop.acli.it/images/acli-5xmille_aleppo_ipsia_SITO.png Redazione POP.ACLI