Cosa è la dignità e cosa rende degna una persona? Etimologia e significato della dignità, dalle sacre scritture, alla Dichiarazione universale dei diritti Umani e alla Costituzione italiana, la quale tutela la dignità pure in ambito economico, in considerazioone del conflitto, più o meno accentuato, che ha visto nella storia contrapporsi imprenditori e lavoratori. 

Cosa è la dignità della persona? Che cosa rende degna una persona? Chi è una persona che ha dignità?

Una prima luce ci viene dal significato latino - dignitas/dignus - della parola dignità, che rimanda, attraverso il greco dokeo - reputare, avere una opinione personale, credere, sembrare ,– a una radice indoeuropea: das e riguarda l’azione di offrire, venerare, onorare, offrire in sacrificio, meritare, insegnare.

La definizione della Enciclopedia Treccani, ci offre una seconda luce: «La condizione di nobiltà ontologica e morale in cui l’uomo è posto dalla sua natura umana, e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e che egli deve a sé stesso. La dignità piena e non graduabile di ogni essere umano (il suum di ciascuno), ossia il valore che ogni uomo possiede per il semplice fatto di essere uomo e di esistere è ciò che qualifica la persona, individuo unico e irripetibile. Il valore dell’esistenza individuale è dunque l’autentico fondamento della dignità umana».

Secondo la rivelazione biblica la dignità della persona viene dal suo essere creatura fatta ad immagine e somiglianza di Dio: «Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza”» (Gen 1,26).

«Che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell'uomo, perché te ne curi? Davvero l'hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi» (Sal 8,5-7).

La dignità dell’uomo, il suo onore, è dunque intrinseco al suo semplice esistere. Per il solo fatto di esistere la persona ha una sua dignità, è degno di rispetto.

La dignità è sia un tratto individuale della persona, ma anche un tratto relazionale: la dignità nessuno se la dà, ma gli viene riconosciuta o meno, la riconosce o meno nell’altro.  Per il solo fatto di esistere, ciascuno di noi è uguale a tutte le altre persone e ha i medesimi diritti alla dignità, ma anche i medesimi doveri verso la dignità dell’altro.

La convergenza sulla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 dicembre 1948) è una pietra miliare nella storia dell’umanità. Pur essendo stata sottoscritta non senza difficoltà dagli stati membri dell’ONU, essa è riconosciuta come punto di riferimento per le politiche all’interno degli stati e tra gli stati sovrani, anche se non sempre vengono riconosciuti i diritti in essa dichiarati. I primi due articoli sono quelli più significativi: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza» (art. 1)

«Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità» (art. 2)

Anche la Costituzione della Repubblica italiana (27 dicembre 1947) riconosce la pari dignità dei cittadini: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (art. 3) e la seconda citazione della dignità riguarda l’attività economica privata: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana» (art. 41).

Questo perché l’iniziativa economica dello Stato è chiaramente soggetta alla Costituzione, mentre la storia ha insegnato come l’iniziativa economica privata, così significativa nella vita dell’umanità, ha però sempre visto un conflitto, più o meno accentuato, tra imprenditori e lavoratori dipendenti nelle molteplici forme che si sono succedute nei secoli: dalla schiavitù, alla contrattazione collettiva, al precariato moderno.

Anche la chiesa ha riconosciuto l’importanza della dignità umana nel decreto del Concilio Vaticano II, Dignitatis Humanae, sulla libertà religiosa: «Nell'età contemporanea gli esseri umani divengono sempre più consapevoli della propria dignità di persone e cresce il numero di coloro che esigono di agire di loro iniziativa, esercitando la propria responsabile libertà, mossi dalla coscienza del dovere e non pressati da misure coercitive» (n. 1).

«Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata. Inoltre dichiara che il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana quale l'hanno fatta conoscere la parola di Dio rivelata e la stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell'ordinamento giuridico della società» (n. 2).

E’ significativo che la Chiesa riconosca la convergenza tra rivelazione e ragione – nel progresso del cammino dell’umanità – a riguardo della dignità umana, in particolare in questo decreto che ha visto un dibattito, quello sulla libertà religiosa, tra i più accesi, controversi ed innovativi della dottrina della chiesa al Concilio Vaticano II.

In sintesi. La dignità è/dovrebbe essere riconosciuta a ciascuna persona affinché possa realizzare la propria esistenza: essere amata e amare per far crescere e proteggere la vita di ciascuno e di tutti.  L’amore ricevuto e dato è infatti ciò che rende degna una persona, secondo l’indicazione biblica della benedizione ricevuta da Dio e trasmessa alle generazioni future e alla terra intera: «Dio li benedisse e Dio disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra"» (Gen 1,28), dove il dominio mite, a immagine e somiglianza di quello del Signore, è quello specificato appena dopo: «Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen 2,15).

Avremo dignità e saremo degni agli occhi gli uni degli altri, se sapremo essere all’altezza della chiamata di Dio di vivere nell’amore e nella giustizia che ci rende fratelli e sorelle solo per il fatto – e non è poco –  di esistere come uomini e donne.

Tutti hanno diritto a veder riconosciuta la dignità https://pop.acli.it/images/Dignita_ACLI_ioaccolgo.jpg Redazione POP.ACLI