Trattare il tema della dignità del lavoro – come accadrà nel prossimo Incontro Nazionale di Studi Acli – richiama subito alla mente alcuni fotogrammi di film, che per la capacità di tradurre in intensità visiva ed espressiva temi importanti, restano impressi nella memoria.

È il caso di “7 minuti”, un film del 2016 diretto da Michele Placido, che ne ha scritto anche, insieme ad altri, la sceneggiatura. Il film è ispirato a una storia realmente accaduta in una piccola località della Francia ed è tratto dall’omonimo testo teatrale di Stefano Massini. La pellicola ha avuto numerosi riconoscimenti, vincendo nel 2017 due David di Donatello e un Nastro d’Argento, come Premio speciale per l’attenzione al cinema civile sul tema del lavoro.

La trama è semplice ma coinvolgente: un’azienda tessile viene acquisita da una multinazionale estera, la quale sembra non voler effettuare licenziamenti ma chiede alle operaie di firmare una particolare clausola che prevede la riduzione, apparentemente innocua, di 7 minuti dell’orario della pausa pranzo. Ciò susciterà un ampio dibattito fra le operaie, mettendole una contro l’altra nel confronto per approvare o meno il nuovo contratto di lavoro e che porterà ognuna di esse ad una profonda riflessione. Tutto si svolge nell’arco di una sola giornata, nella quale le undici delegate del Consiglio di fabbrica devono decidere del destino delle trecento colleghe che rappresentano. Le protagoniste sono accompagnate dalle loro routine mattutine fino alla sera, quando arriveranno alla sofferta decisione finale.

Il film propone diversi piani di lettura (il crescente divario ricchi-poveri, il venir meno del confronto sindacale o ideologico, le differenze etniche, ecc.) ma è soprattutto un saggio sull’importanza dei diritti fondamentali dei/lle lavoratori/trici. Le protagoniste rappresentano, ciascuna con la propria biografia personale, le difficoltà che molte lavoratrici riscontrano oggi nel mondo del lavoro: il film, infatti, evoca questioni quali le molestie sessuali sul posto di lavoro, la disabilità, la maternità, la difficoltà di mantenere una famiglia con uno stipendio da operaia, di solidarizzare tra lavoratrici con differente condizione, di opporsi alle restrizioni a libertà che spettano di diritto per paura del licenziamento.

È facile identificarsi con le operaie del film, prese tra l’incertezza del futuro e le istanze di giustizia, in un mondo del lavoro sempre più dimentico della loro vita reale di donne. Si intuisce che cedere sui 7 minuti, come richiesto, significherà cedere sempre, compiendo all’indietro la strada dei diritti e della dignità, ma resistere appare difficile per un gruppo di lavoratrici (metafora dell’intera classe) frammentato, diviso da estrazioni, esperienze e linguaggi diversi, alle prese con una decisione che mette di fronte le ragioni della dignità e quelle della paura. Nel silenzio assordante di una politica degna di questo nome, capace di governare i fenomeni sociali nell’interesse dei deboli.

7 minuti… di dignità https://pop.acli.it/images/FILM_7minuti.jpg Redazione POP.ACLI