Come “rinascere” dalla disabilità grazie allo sport...
Conoscere Marco Veglia per noi e per le Acli è stato bello ed emozionante.
La sua storia non solo ci ha commosso ma ci ha fatto riflettere sull’importanza dello sport, che all’inizio, per le persone che si trovano in una situazione di fragilità, rappresenta uno strumento di riabilitazione, per diventare ben presto un mezzo di inclusione sociale e un modo per ricostruire la propria identità e trovare una nuova autonomia e forza, facendo crescere l’autostima perché si compone di tante piccole, grandi sfide e di obiettivi, il cui raggiungimento potenzia le capacità della persona.
La storia di Marco inizia la sera del 25 gennaio 2018 quando, tornando a casa con il motorino, viene investito in una semicurva da un’auto che proviene dal senso opposto. Dell’incidente non ricorda più niente, ricorda invece molto bene di quando si è risvegliato, dopo quindici giorni di coma farmacologico rendendosi conto che il braccio e la gamba sinistra non c’erano più.
Dopo l’iniziale shock, anche grazie alla vicinanza della famiglia e degli amici, ha avuto la forza di reagire, di riprendere il cammino della sua vita e sfruttare ciò che gli era successo come esperienza di crescita. Con la lunga fisioterapia inizia una seconda vita, e, uscito dall’ospedale, per la prima volta comincia a praticare uno sport approfittando della nascita - proprio in quel periodo - di una squadra di pallanuoto nella sua Cuneo.
I vantaggi sono enormi sia dal punto di vista emotivo che fisico. La pallanuoto gli insegna che non bisogna porsi dei limiti, perché in acqua si è tutti uguali. Qui trova non solo una squadra ma una famiglia di persone che hanno deciso, dopo un evento traumatico che ha segnato la loro vita, di mettersi in gioco e cimentarsi in uno degli sport più duri. La pallanuoto per Marco rappresenta anche uno stimolo a scoprire nuovi sport; così nel corso degli anni pratica il tennis, il basket in carrozzina, lo snowbard, l’arrampicata, la canoa, il sitting volley, l’hand bike… e non vede l’ora di scoprirne di nuovi.
Con la sua perseveranza Marco ci ha dimostrato come gli atleti disabili oggi, grazie all’innovazione tecnologica, hanno la possibilità di praticare quasi tutte le discipline sportive e ci ha fatto cambiare l’idea che avevamo sulla disabilità: pensavamo di trovarci di fronte ad una persona fragile, in realtà Marco ha una forza interiore e una forza fisica che hanno fatto invidia a tutti noi che lo abbiamo conosciuto e ascoltato.
Quando Marco ci ha mostrato il funzionamento delle sue protesi “bioniche”, con cui riesce a muoversi agilmente siamo rimasti ammirati nell’ osservare il loro funzionamento, ma allo stesso modo anche impressionati quando ci ha detto che il costo medio è di oltre 50.000 euro e che non vengono fornite dal Servizio Sanitario Nazionale. Chi non se le può permettere è costretto ad usare delle protesi di vecchia generazione, molto meno valide e molto più faticose da portare.
Marco con il suo racconto ci ha fornito molti spunti sui quali riflettere e problemi di cui prendersi carico. Tra questi quello del diritto all’accesso, cioè la possibilità di poter avere e utilizzare protesi che consentono una vita migliore e dignitosa.