Le insidie e i possibili rimedi contro lo strapotere di chi gestisce la tecnologia secondo Alessio Rocchi...

Il professore Alessio Rocchi è aggregato presso l’Istituto Universitario Salesiano di Torino (IUSTO) dove insegna pedagogia, internet e tecnologie digitali. Attualmente ne è anche l’amministratore delegato. Riveste inoltre l’incarico di coordinatore europeo delle istituzioni universitarie salesiane (IUS Europa).

Professore, quale rapporto storico e attuale tra tecnologia e persona?
«La tecnologia è inseparabile dall’essere umano che la concepisce, la produce e la utilizza per gli scopi più diversi. Generalmente le tecnologie migliorano la vita e il benessere degli umani, ma ogni tecnologia, dall’aratro al computer, genera inevitabilmente una retroazione plasmatrice sulle persone, indipendentemente dal fatto che esse ne siano consapevoli o meno. A volte servono anni di studio e ricerca per poter valutare adeguatamente la portata di tali effetti. La maggiore novità del nostro tempo è che abbiamo a che fare con dispositivi estremamente pervasivi, di cui non possiamo fare a meno e che agiscono anche indipendentemente da noi».

Siamo immersi nelle nuove tecnologie e nella intelligenza artificiale. Quale consapevolezza ne abbiamo e come possiamo rendercene conto?
«Da qualche anno siamo entrati nell’era degli agenti artificiali autonomi che, senza adeguata educazione e regolamentazione, rischiano di diventare egemoni o, perlomeno, di consolidare l’egemonia dei capitalisti della sorveglianza. I nostri smartphone e i nostri smartwatch registrano continuamente ogni nostra attività e ogni nostra inazione, trasmettendo miriadi di dati personali anche estremamente riservati a innumerevoli società la cui esistenza ci è del tutto ignota. Ogni nostra attività in rete è tracciata, ormai tutto è connesso e perfino le nostre auto e i nostri elettrodomestici parlano di noi e delle nostre abitudini. Le piattaforme e i social media ci intrattengono gratuitamente e nel mentre ci monetizzano. Gli architetti della scelta disegnano e orientano per noi gran parte delle opzioni disponibili in rete. Non è solo una questione di privacy o di libertà individuale, sono in gioco molte altre questioni e la nostra stessa civiltà. Eppure, molti utenti ignorano questo scenario o non ne conoscono l’effettiva portata. E anche chi ne è consapevole talvolta finisce per considerare tutto questo poco rilevante ai fini pratici, non modificabile o  inevitabile».

Quali sono le principali avvertenze educative nei confronti delle nuove tecnologie e della intelligenza artificiale?
«In un mondo iperconnesso e sempre più polarizzato, forse la sfida più grande che dobbiamo affrontare come esseri umani e come educatori è quella di non barattare la nostra libertà con la comodità, mostrando anche ai giovani che questo cammino, nonostante le difficoltà, è ancora possibile e umanamente arricchente. Perciò occorre anzitutto formare e consolidare il pensiero critico, accettando di pagare il prezzo dello studio, della ricerca e del confronto con la differenza, contro le scorciatoie e le semplificazioni che le tecnologie ci mettono a disposizione. Dobbiamo trasmettere il gusto della verifica e dell’approfondimento. Parlando di intelligenza artificiale (IA), occorre smascherare gli inganni e le illusioni di promesse altisonanti o di minacce apocalittiche che hanno lo scopo di distrarci dalle questioni veramente importanti, quali ad esempio gli interessi economici, il potere e lo sfruttamento delle risorse naturali e dei lavoratori sottopagati che consentono ai sistemi di intelligenza artificiale di funzionare e di ammaliarci con le loro favoleggiate abilità. Oltre al senso critico occorre educare ad una coscienza etica, mostrando la complessità delle questioni in gioco ben oltre la dicotomia buono-cattivo: l’interazione e gli inevitabili conflitti tra valori, obiettivi, intenzioni e conseguenze».

La recente iniziativa legislativa dell’Unione Europea può introdurre cambiamenti nell’educazione alla intelligenza artificiale?
«Il cosiddetto AI Act è una norma che, alla pari del regolamento generale sulla protezione dei dati nel campo della riservatezza, ha lo scopo di tutelare i cittadini dai diversi e ingravescenti rischi cui sono esposti a causa della crescente pervasività dei sistemi di IA. Ha una grande rilevanza dal punto di vista giuridico e può diventare un paradigma anche per la legislazione di altri Paesi. Ma ogni norma è debole senza la coscienza dei propri diritti e dei propri doveri. Pertanto occorre un’educazione critica ai diritti umani nell’era dell’IA già a partire dagli ultimi anni delle scuole elementari».

Nel messaggio per la pace del primo gennaio papa Francesco ha scritto un paragrafo sull’educazione. Quali indicazioni pratiche ci può suggerire in merito?
«Consapevolezza e discernimento sono le parole chiave del messaggio del papa su questo tema. Per creare consapevolezza occorrono pratiche educative concrete. Ad esempio, lo smartphone dovrebbe diventare oggetto di studio in ogni scuola: spiegare come funziona, che cosa ci sta dentro e dietro, far discutere i ragazzi sulle sue meraviglie e sui suoi lati oscuri; è incredibile che uno degli oggetti più diffusi e influenti al mondo non sia attentamente analizzato e compreso; lo stesso vale per le piattaforme social, luoghi non-luoghi dove la generazione Z trascorre diverse ore al giorno: sarebbe utile ridurre la sproporzione tra quello che loro sanno di noi e quello che noi sappiamo di loro. E dopo la consapevolezza, occorre il discernimento. Ci dobbiamo chiedere: è davvero questo il mondo che vogliamo? Entro quali limiti possiamo considerare l’IA affidabile? Come le tecnologie possono ridurre o incrementare le disuguaglianze? Ci sono alternative ai modelli di sviluppo e di IA attualmente dominanti? Le istituzioni educative devono diventare luoghi in cui i giovani, con l’aiuto di guide sagge, si confrontino apertamente e sistematicamente su valori, diritti, bisogni e priorità in base a cui orientare il futuro delle comunità umane nell’interazione con le diverse forme di IA».

 

 N.1 Gennaio 2024

Gente di INS: Alessio Rocchi https://pop.acli.it/images/rocchi.jpg Redazione POP.ACLI