Non è la prima volta che le Acli diventano precursori di un tema, quello della I.A., che subito nei mesi successivi ha alimentato l’attenzione generale...

Dal 21 al 23 settembre scorso è stato organizzato il 55esimo incontro nazionale di studi delle Acli dal titolo “Nuove tecnologie e intelligenza artificiale. Esperienza del limite e desiderio di infinito”.
Si è svolto a Cuneo, nella “provincia granda” dove la Resistenza resta un ricordo doloroso mai sopito nel cuore. L’incontro di studi si è infatti poi concluso con la “carovana della pace Cuneo-Boves” perché la pace cammina da sempre con le Acli. Oggi più che mai.

Non è la prima volta che le Acli diventano precursori di un tema, quello della I.A., che subito nei mesi successivi ha alimentato l’attenzione generale.
In primis Papa Francesco che ha affrontato la tematica nel messaggio del 1° gennaio in occasione della 57° Giornata mondiale della Pace, soffermandosi sulle ricadute etiche e cercando di capire quali saranno le conseguenze, a medio e a lungo termine, delle nuove tecnologie digitali.
In seguito con la nomina di Padre Paolo Benanti esperto di algoritmi e intelligenza artificiale (che abbiamo avuto la fortuna di avere a Cuneo tra i relatori), a Presidente della Commissione AI per l'informazione e tra i 39 membri del New Artificial Intelligence Advisory Board delle Nazioni Unite. Notizia che abbiamo appreso con estremo piacere.

Quattro giornate, quelle di Cuneo, per riflettere su chip, algoritmi, data, big data, robot, intelligenza artificiale, ma anche su quanto questi termini intreccino e condizionino le nostre vite, su quanto le conosciamo e su quanto le possiamo governare.

Abbiamo capito che l’IA si riferisce a un insieme di differenti tecnologie che, sfruttando le attuali potenze di calcolo e le nuove capacità di memoria, sono in grado di gestire enormi quantità di dati e informazioni, quindi di sviluppare output sempre più sorprendenti in diversi campi, dalla sanità, ai trasporti, dai servizi delle PA all’automotive e così via.
Un potere enorme. E ovviamente da grandi poteri derivano grandi responsabilità, perché tanti sono  i rischi e i pericoli che si corrono  nell’utilizzo di queste tecnologie.

In realtà, i pericoli su ciò che gli output di tali tecnologie possono generare dipendono prima di tutto da validità, congruenza, integrità e affidabilità dei dati che sono all’origine di quelle azioni successive di risposta. Al centro di ogni processo di IA ci sono dati da ricevere e allenare: se quei dati sono inesatti e inaffidabili, lo saranno anche le conseguenze più creative della loro elaborazione. Il nostro futuro digitale dipenderà allora dalla gestione affidabile delle fonti e, quindi, da risorse (umane e/o artificiali) che saranno in grado di selezionarle e verificarle.
E in questo contesto ci sono stati offerti stimoli per riflettere su come impatteranno anche sul futuro delle Acli, a partire da una premessa essenziale: che non possiamo esimerci dal confronto con il grande tema della I.A., né restare indifferenti al problema della crescente influenza economica, politica e sociale di questi strumenti, che già ora aggiungono tanto potere a chi li governa.

L’impegno delle Acli dovrà essere quello di sviluppare azione educativa, che non solo ne rinnoverà il ruolo di pedagogia sociale come tratto distintivo della sua storia, ma puntare a restituire ai cittadini le metodologie per essere artefici del proprio destino, ed orientare questi mutamenti in senso realmente democratico.

Viviamo un tempo nuovo, di profondo cambiamento; vivere il cambiamento non è indolore e non è semplice. Significa lasciare andare faticosamente certezze sulle quali abbiamo basato il nostro impegno, con la consapevolezza che questo è un processo necessario che non possiamo lasciare ai margini. Le nuove tecnologie hanno prodotto dei cambiamenti oltremodo accelerati con cui dobbiamo imparare a convivere.
Un cambiamento che lambisce la natura stessa dell’essere umano contrapponendo l’umano alla tecnica. L’obiettivo come sempre è trovare opportunità positive da ogni situazione e governare il cambiamento, non subirlo.
Una nuova sfida per le Acli quindi, che dovrà essere affrontata partendo dal valore della persona umana e ottenendo il miglior uso dalla tecnologia.

Ecco che l’etica deve sempre restare un faro indicatore poiché la dignità di ogni persona è legata alle altre nell’unica famiglia umana ed è antecedente a qualsiasi tecnologia, anzi, deve servire a valutare il progresso digitale in modo che lo stesso sia orientato verso la giustizia sociale.

La responsabilità quindi resta tutta dell’uomo e ruota intorno alla sua visione della società e del futuro, dove la scelta politica diventa determinante per la costruzione di una governance che non sarà sicuramente neutra, ma con criteri tutti da definire, a partire da quello di avere un fine eticamente condivisibile di progresso.

L’incontro di studi promosso dalle Acli nazionali a Cuneo https://pop.acli.it/images/INS_shutterstock_2261069627.jpg Redazione POP.ACLI