Una parola che ha assunto negli ultimi anni una rilevante posizione nel dibattito pubblico...

Perché? Perché questa parola ha assunto negli ultimi anni una così rilevante posizione nel dibattito pubblico?
Possiamo trovare una possibile risposta in La società individualizzata scritto da Baumann nel 2001 entro cui delinea alcuni caratteri peculiari della società contemporanea: declino dell’uomo e della sua capacità di costruire legami sociali, apatia politica e, a contraltare, una ricerca affannosa di comunità. Una voglia di comunità che esce e perde la sua dimensione politica, collettiva e sociale per ridursi alla ricerca di affetti ristretti, entro piccole cerchie dove trovare rifugio e sicurezza. La comunità, quindi, intesa come un nido rassicurante entro cui proteggersi da un mondo globalizzato incomprensibile ed incontrollabile. Scrive Baumann: "Oggi la comunità è considerata e ricercata come un riparo dalle maree montanti della turbolenza globale, maree originate di norma in luoghi remoti che nessuna località può controllare in prima persona".

Fatta questa piccola premessa cerchiamo di comprendere qual è la radice di questa parola. L'espressione comunità è riconducibile alla parola latina communitas che significa comunanza ad indicare più persone che vivono in comune. È parola composta da cum e munus, Munus è, in latino, il dono necessario, moralmente dovuto e riconosciuto come tale dalla comunità. Legato a cum sta ad indicare una appartenenza caratterizzata dalla reciprocità dell'obbligo donativo; la relazione comunitaria, dunque, è un 'dare-darsi'.

Questo vivere in comune, nel Nuovo Testamento ed in particolare nel Vangelo secondo Giovanni e nelle lettere di San Paolo, viene definito con il termine di origine greca koinonia derivante da koinè che significa unione, ad indicare la comunione che i primi cristiani avevano tra di loro e con Dio nella chiesa primitiva. Qui l’appartenenza sembra maggiormente segnata dall’essere parte di una comunità fortemente identitaria.

Due quindi sono i caratteri peculiari della comunità facendo sintesi tra i due significati: l’unione e il dono. Per concludere, senza sforzarci di trovare parole innovative, riportiamo uno stralcio del discorso di fine anno del Capo dello Stato il 31/12/2018 che bene esprime il senso ed il valore di essere comunità:

Sentirsi “comunità” significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa “pensarsi” dentro un futuro comune, da costruire insieme. Significa responsabilità, perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese. Vuol dire anche essere rispettosi gli uni degli altri. Vuol dire essere consapevoli degli elementi che ci uniscono e nel battersi, come è giusto, per le proprie idee rifiutare l’astio, l’insulto, l’intolleranza, che creano ostilità e timore. So bene che alcuni diranno: questa è retorica dei buoni sentimenti, che la realtà è purtroppo un’altra; che vi sono tanti problemi e che bisogna pensare soprattutto alla sicurezza. Certo, la sicurezza è condizione di un’esistenza serena. Ma la sicurezza parte da qui: da un ambiente in cui tutti si sentano rispettati e rispettino le regole del vivere comune.

Parole quanto mai attuali!

La parola: Comunità https://pop.acli.it/images/comunita.jpg Redazione POP.ACLI