Una parola antica, semplice e complicata che spesso si accompagna alla paura...

Povertà è una parola antica che accompagna la storia dell’umanità. Nella lingua italiana deriva dal latino paupere che significa povero, la cui radice è composta da pau, poco e parere, partorire, ad indicare qualcosa che produce poco: inizialmente riferito ad un terreno o a un animale.

Povertà è una parola semplice e complicata. Semplice nella sua etimologia e traduzione. Complicata nella sua declinazione reale e nella vita vera. Una semplicità che sconcerta se riferita a ciò che la povertà suscita, da sempre: paura, repulsione, fastidio, angoscia, ansia.

Oggi comunemente definiamo la povertà quella condizione umana caratterizzata da privazione continua e cronica delle risorse, capacità, scelte, sicurezza e potere necessari per poter godere di uno standard di vita adeguato ed altri diritti civili, culturali, politici e sociali. La suddividiamo in assoluta e relativa, provvisoria o permanente ma, per quanto la definiamo questa parola multiforme ha assunto ed assume, in ogni tempo, fisionomie molteplici e difficilmente contenibili. Ogni epoca ne ha definito i caratteri e delimitato il significato. Ogni cultura l’ha trattata e analizzata. Ma continua ad aggirarsi come uno spettro spaventoso dentro il sentire comune.

Povertà e paura si accompagnano: camminano assieme e agiscono dentro le vite delle persone modificando il linguaggio ed i comportamenti. Scavano profondamente dentro le nostre menti generando azioni a tinte fosche fatte di insicurezza, assenza di entusiasmo, scarsità di pensiero, mancanza di fiducia e molto altro, suscitando una delle più distruttive paure che il genere umano ha imparato a conoscere. Niente porta l’uomo a sofferenze ed umiliazioni come la povertà: una paura atavica, fatta di fame, che accompagna la storia umana. Una condizione che, a sua volta, produce indifferenza, indecisione, dubbio, preoccupazione, prudenza eccessiva, un procrastinare continuo.

Le disuguaglianze sono i volti veri della povertà: intendendo per disuguaglianze le condizioni di limitazione per cui non è possibile sviluppare pienamente la propria vita in assenza di possibilità ed opportunità, così da non riuscire a dar forma ai propri sogni e realizzare le proprie legittime aspirazioni. Un eccesso di disuguaglianze, quindi, mina alle fondamenta ogni possibilità di una vita comunitaria e di una esperienza democratica vera. “La povertà è uno scandalo”, grida papa Francesco, ma è anche un rischio per tutti. Nessuno può ritenersi escluso da questo flagello, perché le condizioni di povertà non sono un problema dei poveri o per i poveri: ciò che è veramente a rischio, se non si attuano politiche ed azioni volte a risolvere le disuguaglianze, è il bene comune, la democrazia e la stessa libertà di tutti e per tutti.

 

 N.1 Gennaio 2024 

La parola: Povertà https://pop.acli.it/images/povert.jpg Redazione POP.ACLI