Gli strumenti di democrazia diretta nella nostra Costituzione e nella nostra storia: alcuni cenni…

I principali strumenti di democrazia diretta previsti nella nostra Costituzione sono la possibilità di dare avvio al procedimento legislativo, attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare (art. 71: «Il popolo esercita l'iniziativa delle leggi, mediante la proposta da parte di almeno cinquantamila elettori di un progetto redatto in articoli») e quella di promuovere referendum, che nel nostro Paese ha natura abrogativa per le leggi ordinarie (art. 75: «È indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge... quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali…»), confermativa per le leggi di revisione costituzionale (art. 138: «Le leggi di revisione della Costituzione... sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali…»), e consultiva per alcune fattispecie riguardanti gli enti locali (artt. 132 e 133 ), ma mai propositiva.

Entrambi gli strumenti sono stati regolati molto tempo dopo l’entrata in vigore della Costituzione, con la legge 25 maggio 1970, n. 352. In realtà, è ancora in attesa di perfezionamento la facoltà di dare avvio al procedimento legislativo da parte dei cittadini: il Parlamento, infatti, non ha obbligo di esaminare e di pronunciarsi sulle proposte di iniziativa popolare, motivo per cui le proposte – pure assegnate alle Commissioni referenti – spesso non procedono nel percorso di approvazione (una proposta di legge costituzionale per integrare l’art. 71 è stata presentata alla Camera nel 2018 ma il suo iter è bloccato da oltre 5 anni).

Le ACLI, costitutivamente impegnate nel promuovere la partecipazione e l’esercizio democratico, hanno partecipato attivamente alle tornate referendarie che si sono succedute nel Paese, anche cogliendo in esse “una grande occasione per avviare un percorso di pedagogia popolare sulla Costituzione, che aiuti l'Associazione a conoscere i temi in gioco nella riforma e che offra ai cittadini-elettori momenti di informazione e di approfondimento per favorire la partecipazione e per una scelta più consapevole…” (Referendum: oltre 350 le iniziative Acli, comunicato stampa del 2 dicembre 2016).

La mobilitazione delle ACLI si realizza su vari fronti, sia sul versante delle proposte che riguardano le forme stesse della partecipazione democratica e dunque sul sistema elettorale, sia su quello che riguarda i beni comuni, la coesione sociale, i diritti di cittadinanza, il controllo degli armamenti, per citarne alcuni.

Il senso dell’impegno delle ACLI sul primo fronte è ben chiarito dal presidente Giovanni Bianchi all’indomani della vittoria del referendum per l’abrogazione della preferenza plurima nella scheda per l’elezione dei deputati, che si era svolto il 9 giugno 1991: «Che senso ha parlare di riforma dello stato sociale, di riforma fiscale, sanitaria, del sistema dell’istruzione, all’interno di una ingovernabilità strutturale? Se non si rifonda il sistema politico, qualsiasi politica sociale non può che essere un episodio, un frammento di un procedere sussultorio e incoerente dell’iniziativa di governo…».

A partire dal 2001 fino ad oggi, con la possibilità a breve di aggiungerne un altro sul premierato, si sono svolti quattro referendum costituzionali: nel 2001 venne riformato il Titolo V della seconda parte della Costituzione, riguardante le prerogative delle autonomie locali, intervenendo sui livelli e gli ambiti della loro autonomia (prima tappa di quel federalismo grandemente invocato); nel 2006 il referendum bocciò il progetto di revisione costituzionale che prevedeva, fra le altre cose, la riduzione del numero dei parlamentari, il premierato e la fine del bicameralismo; nel 2016, per la seconda volta, il referendum bloccò la riforma Renzi – Boschi, un progetto complesso che tra l’altro prevedeva il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione; da ultimo, nel 2020, il referendum - indetto per approvare o respingere la legge di revisione costituzionale dal titolo "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari" - ebbe esito positivo e la riduzione del numero dei parlamentari è divenuta effettiva nel 2022, a seguito dell'elezione e insediamento della XIX legislatura. 

Nel frattempo, nel 2017 la questione del federalismo e dell’autonomia differenziata diventava materia di referendum regionali in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, e anche in questo caso le ACLI svolgono la loro “azione pedagogica”, cercando di bloccare le strumentalizzazioni con una informazione capillare e corretta.

Ma ancora prima, le ACLI si impegnano su questioni concretamente e simbolicamente importanti, come la cosiddetta Legge Mammì, promuovendo un referendum per limitare la concentrazione di potere nel settore delle telecomunicazioni; o come accadde all’interno del Comitato referendario “2 Sì per l'Acqua Bene Comune”; e come non ha mai finito di accadere sul versante della cittadinanza, attraverso la proposta di legge di iniziativa popolare "Nuove norme per la promozione del regolare soggiorno e dell'inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari", e prima ancora con la campagna “L’Italia sono anch’io”, che depositò presso la Corte di Cassazione due leggi d’iniziativa popolare sulle modifiche alle norme per la cittadinanza e il diritto di voto amministrativo agli stranieri. E prima ancora, nel 2004, le proposte avanzate insieme a Caritas al ministro Pisanu. 

Fino all’impegno di oggi, a vigilare – anche attraverso una petizione ai parlamentari - perché non si riduca la portata di leggi importantissime e faticosamente approvate, come la legge 185: nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito di materiali di armamento; e alla promozione della campagna “Riprendiamoci il Comune” per l’approvazione di due leggi d’iniziativa popolare per la riforma della finanza locale e per la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti. L’iniziativa nasce con l’obiettivo di invertire la rotta rispetto alle politiche liberiste che in questi ultimi decenni hanno costretto i Comuni a privatizzare i servizi pubblici locali, alienare il patrimonio pubblico e cementificare il territorio.

Nel fare questo, le ACLI hanno lavorato creando, ampliando e partecipando reti sempre più solidali e coese. Perché anche questo è un esercizio di “democrazia diretta”…

La sovranità appartiene al popolo https://pop.acli.it/images/MAGGIO/1249-Legge_Mamm_1994.jpg Redazione POP.ACLI