Il Patto era stato preparato durante la resistenza, ma prima ancora in clandestinità sotto il regime fascista...

Roma, 9 giugno 1944: viene siglato il Patto di unità sindacale, subito dopo la liberazione di Roma dai nazisti avvenuta il 4 giugno 1944. Il patto fu firmato da Giuseppe Di Vittorio per il PCI, Achille Grandi per la DC e da Emilio Canevari per la componente socialista, al posto di Bruno Buozzi ucciso dai nazisti con altri 13 prigionieri il 4 giugno in località La Storta, a pochi chilometri da Roma. Per onorarne la memoria, sul testo del Patto fu apposta la data del 3 giugno 1944, che si riteneva inizialmente fosse stato l'ultimo giorno di vita di Buozzi. 

La corrente democratico-cristiana volle allegare al Patto un lungo documento che specifica ulteriormente il carattere democratico del sindacato unitario e in particolare il seguente punto 5:

«L’esistenza del sindacato di diritto pubblico con i suoi compiti specificamente sindacali non esclude naturalmente che i lavoratori si organizzino in associazioni libere e private per scopi educativi, politici, assistenziali e ricreativi, ed in altre opere di carattere cooperativo e professionale». 

Questa precisazione è importante perché permetteva la possibilità di fondare le Acli proprio come libera associazione privata con tutti gli scopi elencati.

Il Patto era stato preparato durante la resistenza, ma prima ancora in clandestinità sotto il regime fascista. Anzi l’unità dei lavoratori era stata cercata e perseguita fin dai primi anni del 1900 quando si costituì la CGL nel 1907 e poi la collaborazione con il sindacalismo cattolico. 

Già da giovane, nel 1900, Achille Grandi assistette a un primo e localissimo tentativo di unità dei lavoratori (Renzo Salvi, Almeno lottare insieme, Azione sociale 12-13 del 19-26 aprile 1984) e si mantenne sempre fedele a questo principio: uniti si può vincere, disuniti sicuramente si perde. 

Dal 1900 ad oggi l’unità dei lavoratori ha attraversato alti e bassi. 

Dapprima ci fu la differenza tra riformisti e rivoluzionari di inizio ‘900 che durò fino all’avvento del fascismo. 

Seguì il periodo della clandestinità che fece crescere l’unità fino agli scioperi nel nord Italia del 1943 e il costituirsi dell’unità sindacale con il Patto di Roma. 

A causa degli avvenimenti internazionali, le elezioni del 1948, la scelta atlantica di De Gasperi, la costituzione del fronte unitario tra socialisti e comunisti, ci fu la rottura del sindacato unitario CGIL a seguito dello sciopero di solidarietà indetto per il ferimento del segretario del PCI Palmiro Togliatti il 14 luglio 1948. Si giunse così alla nascita della Libera CGIL e poi della CISL nel 1950, e alla nascita della UIL sempre nel 1950. 

Seguì un periodo di divisione che vide però, dopo il 1960 e con i primi governi di centro-sinistra il riavvicinarsi dei tre principali sindacati: CGIL, CISL e UIL che portò, attraverso intense lotte sindacali unitarie, prima allo Statuto dei lavoratori del 1970 e poi alla costituzione della Confederazione dei tre sindacati nel 1972. 

Tuttavia, con il mutare delle condizioni economiche e del quadro politico, il Pentapartito e il Governo Craxi, questa unità si spezzò dopo il decreto del 14 febbraio 1984 e l’accordo con CISL e UIL, ma non con la CGIL sulla riduzione di tre punti di contingenza e la conseguente sconfitta nel referendum abrogativo di questo decreto, voluto dalla CGIL, nel 1985. La scala mobile, che nelle intenzioni originarie avrebbe dovuto difendere il potere d’acquisto dei lavoratori, fu poi abolita con il primo Governo Amato nel 1992 a seguito di un accordo con le parti sociali. 

La forza dell’unità dei lavoratori è sempre stata quella di una democrazia interna e di una autonomia dai partiti, per chiedere ed ottenere miglioramenti salariali e di condizioni di lavoro per tutti i lavoratori. 

Il Patto di Roma fu possibile per la concordia suscitata dalla lotta al fascismo tra le tre principali forze sociali dell’epoca: cattoliche, socialiste e comuniste. 

Achille Grandi fu grande interprete di questo desiderio di unità dei lavoratori: per lui le Acli rafforzavano il sindacato e sostenevano l’unità dei lavoratori per migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro. 

Negli anni che vanno dal 1960 al 1984 le Acli hanno lavorato intensamente per l’unità dei lavoratori, anche se non sempre riuscirono nel loro intento, offrendo spazi e possibilità di dialogo reali e concrete, con una loro autorevolezza che derivava dall’essere a lato delle lotte contrattuali, ma non estranee ad esse. Partecipavano e condividevano la vita dei lavoratori, essendo di parte ma aperti al dialogo vero e concreto con tutti, fedeli al loro fondatore Achille Grandi.

Il testo del Patto di Roma:

Gli esponenti delle principali correnti sindacali dei lavoratori italiani - comunista, democratico cristiano e socialista - dopo un largo scambio di vedute sul problema sindacale nell'Italia liberata dall'invasore tedesco e dai suoi complici fascisti; 

convinti che l'unità sindacale di tutti i lavoratori senza distinzione di opinioni politiche e di fede religiosa, fosse lo strumento più efficace per il potenziamento dell'organizzazione del lavoro, onde assicurare la più efficace difesa degli interessi economici e morali dei lavoratori stessi e garantire il loro apporto più efficiente all'opera immane di ricostruzione del Paese (opera che sarà necessariamente imperniata sulle forze del lavoro) di pieno ed unanime accordo dichiarano: 

1) di realizzare l'unità sindacale, mediante la costituzione, per iniziativa comune, di un solo organismo confederale per tutto il territorio nazionale, denominato CONFEDERAZIONE GENERALE ITALIANA DEL LAVORO; d'una sola Federazione Nazionale per ogni ramo di attività produttiva; d'una sola Camera Confederale del Lavoro, in ogni Provincia; d'un solo Sindacato locale e provinciale per ogni ramo o categoria d'attività produttiva; 

2) lasciando impregiudicate tutte le altre questioni relative all'orientamento generale dell'organizzazione, alla sua struttura definitiva, alla compilazione del progetto di statuto (questioni che saranno esaminate con una larga partecipazione dei militanti sindacali d'ogni corrente e con i dirigenti del movimento sindacale libero già operante nel Mezzogiorno), la unità sindacale viene immediatamente realizzata sui seguenti punti generali: 

a) la C.G.I.D.L. fondata sul principio della più ampia democrazia interna. Tutte le cariche sociali, pertanto, in ogni grado dell'organizzazione, debbono essere elette dal basso, rispettivamente dalla assemblea generale del sindacato locale e dalle assemblee di delegati regolarmente eletti. In ognuno degli organismi dirigenti, dal vertice alla base, deve essere assicurata la partecipazione proporzionale delle minoranze. 

b) In tutte le organizzazioni della C.G.I.D.L deve essere assicurata la massima libertà d'espressione a tutti gli aderenti e praticato il rispetto reciproco di ogni opinione politica e fede religiosa. 

c) La C.G.I.D.L. è indipendente da tutti i partiti politici. Essa si assocerà, ogni volta che lo ritenga opportuno, all'azione dei partiti democratici che sono espressione di masse lavoratrici, sia per la salvaguardia e lo sviluppo delle libertà popolari, sia per la difesa di determinati interessi dei lavoratori e del Paese. 

3) Le correnti sindacali nominate costituiscono la Direzione provvisoria dell'organizzazione che viene così composta: un Comitato Direttivo Provvisorio di 15 membri, 5 per ciascuno delle tre correnti; una Segreteria Generale Provvisoria con poteri esecutivi, di tre membri, uno per ciascuna delle tre correnti. 

Questa Direzione Provvisoria sarà allargata con l'inclusione di esponenti del movimento sindacale libero operante nel Mezzogiorno e successivamente coi rappresentanti delle regioni che saranno liberate - mantenendo l'uguale proporzione fra le tre correnti - e durerà in carica sino al primo congresso confederale che dovrà tenersi al più presto possibile. Con lo stesso criterio verranno formate le direzioni provvisorie delle federazioni nazionali e delle C.C.D.L. provinciali. Nelle province e nelle categorie in cui esistono altre correnti sindacali aventi seguito effettivo fra le masse; una rappresentanza di esse sarà chiamata a far parte della Direzione Provvisoria Camerale e Federale. Queste Direzioni resteranno in carica sino al primo congresso della rispettiva organizzazione. 

A Segretari Generali vengono nominati: On. Emilio Canevari, On. Giuseppe Di Vittorio, On. Achille Grandi, che entrano subito in funzione. 

La Direzione Provvisoria della C.G.I.D.L. si pone i seguenti obiettivi immediati: 

  • 1. promuovere l'organizzazione e l'inquadramento del movimento sindacale in tutte le regioni liberate, in uno con la vigorosa difesa degli interessi urgenti dei lavoratori;
  • 2. sostenere con tutte le proprie forze la guerra di liberazione nazionale onde affrettare la liberazione totale del Paese, condizione pregiudiziale per la realizzazione dei postulati dei lavoratori;
  • 3. assicurare il massimo collegamento con le masse lavoratrici delle regioni occupate per aiutarle con mezzi adeguati nella loro lotta;
  • 4. studiare tutte le iniziative atte a preparare ed effettuare la ricostruzione del Paese nel pieno riconoscimento dei diritti del lavoro;
  • 5. elaborare un piano di ricostruzione del movimento cooperativo, ispirato alle nuove esigenze poste dalla situazione;
  • 6. preparare un piano di trasformazione del sistema e degli istituti di previdenza sociale, rivendicandone alla C.G.I.D.L. la Direzione;
  • 7. rivendicare ed assumere la proprietà di tutti i beni già appartenenti alle disciolte Organizzazioni fasciste;
  • 8. rivendicare dallo Stato il risarcimento dei fondi sottratti dai fascisti alle vecchie organizzazioni libere, da prelevarsi dal ricavo della confisca degli illeciti patrimoni degli ex capi fascisti.

Il Patto di Roma https://pop.acli.it/images/APRILE/1944_pattodiroma.jpg Redazione POP.ACLI