Il lavoro delle Acli per favorire l'unità sindacale...

Il sindacato unitario CGL che univa i lavoratori cristiani, socialisti e comunisti, fu fondato con il patto di Roma del giugno 1944 nella città appena liberata dall’occupazione nazifascista. 

Questa unità sindacale terminò a seguito dello sciopero indetto dalla componente comunista a seguito dell’attentato del 14 luglio 1948 a Togliatti, segretario del partito comunista, ma non condivisa in particolare dalla componente cristiana del sindacato. 

Le Acli furono sempre attente alla unità del movimento dei lavoratori e alla autonomia del sindacato dai partiti politici. 

Con la scelta dell’incompatibilità nel congresso di Milano del 1959, le Acli aprirono la strada dell’autonomia sia propria che dei sindacati, che la scelsero alla fine degli anni ’60.

Fu Labor a riprendere e a promuovere l’unità del sindacato che: «ha rappresentato e rappresenta tutt’ora l’obiettivo principale delle speranze dei lavoratori cristiani e l’impegno delle Acli» (Acli Oggi, anno V, n. 37 del 3 novembre 1967). Infatti, con il congresso del 1966 di Roma le Acli avevano deciso la fine del collateralismo con la Democrazia Cristiana e la libertà di voto.

Intanto il movimento operaio promuoveva molte lotte per spostare gli equilibri del potere nelle fabbriche e nelle aziende negli anni ’60. 

Il maggio 1968 vede, per la prima volta dopo la rottura del 1948, cortei unitari di CGIL, CISL e UIL a celebrare insieme la Festa del Lavoro. A seguito della “Primavera di Praga”, nel 1968, la CGIL non solo esprime la propria netta condanna contro l'invasione sovietica, ma rompe con la Federazione Sindacale Mondiale, organizzazione di ispirazione marxista, favorendo ancor più un avvicinamento verso le altre due sigle.

All'inizio del 1969 si conclude positivamente un'altra grande vertenza sindacale, che assume un valore emblematico della spinta egualitaria che sale dalle fabbriche: l'abolizione delle “gabbie salariali” e cioè dei salari differenziati a seconda dell'area geografica di appartenenza.

Queste lotte, in particolare quelle dei metalmeccanici, ottennero risultati importanti, tra cui quello fondamentale dello Statuto dei lavoratori del 1970 in cui si sanciva il diritto all'opinione politica e sindacale, il diritto all'assemblea nei luoghi di lavoro, il diritto di partecipazione e di organizzazione sindacale in fabbrica, il diritto al ripristino del rapporto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa (art.18). 

Nell'ottobre del 1970 i consigli generali delle tre confederazioni si riuniscono unitariamente a Firenze (“Firenze 1”) per esaminare la possibilità di avviare un percorso di unificazione sindacale. In particolare, i sindacati metalmeccanici FIOM, FIM e UILM spingono sull'acceleratore, ma nella UIL e in larghi settori della CISL nascono forti resistenze. 

«Una delegazione ufficiale delle Acli, composta dal Presidente Nazionale Emilio Gabaglio, da Luigi Borroni e da Antonio Picchi, partecipa – su invito delle tre confederazioni sindacali – alla riunione congiunta dei consigli generali in corso di svolgimento a Firenze» (Acli Oggi, anno VIII, n. 237 del 27 ottobre 1970 - vedi foto dell'articolo). Un fatto significativo del lavoro svolto dalle Acli negli anni ’60 per favorire l’unità sindacale.  

A seguito di queste lotte unitarie e dopo faticosi ripensamenti e freni alla volontà dei lavoratori di una azione unitaria del movimento sindacale, le tre maggiori confederazioni: CISL, UIL e CGIL, decisero il 3 luglio 1972, dopo più di un anno di trattative, di unirsi in una federazione unitaria che avrebbe comportato una rappresentanza unitaria sindacale nei luoghi di lavoro. 

Di fatto, questo avvenne solo per il settore metalmeccanico con la fondazione della FLM (Federazione Lavoratori Metalmeccanici), poiché l’esperienza delle lotte condotte in modo unitario aveva fatto maturare la consapevolezza che “uniti si vince”. 

Purtroppo, questa esperienza ebbe fine a seguito del taglio della scala mobile da parte del Governo Craxi, meccanismo contrattuale che aveva difeso il potere di acquisto dei lavoratori in un’epoca di alta inflazione. 

La CGIL, forse pressata dal PCI, indisse un referendum abrogativo di tale legge, che la divise da CISL e UIL. Il referendum vide vincere i no e pertanto la vittoria della coalizione di governo e la sconfitta del PCI e della CGIL. Qui ritorna il tema dell’autonomia dei sindacati dai partiti e di come l’unità del movimento dei lavoratori sia importante per riuscire ad ottenere maggiore potere contrattuale per difendere i diritti dei lavoratori sia sul piano del potere di acquisto che delle condizioni sui luoghi di lavoro, che complessivamente quale tipo società si volesse costruire.

Le Acli sempre per l’unità sindacale https://pop.acli.it/images/MAGGIO/1417_-_Gabaglio.jpg Redazione POP.ACLI