Anche noi siamo Chiesa. E da sempre il nostro impegno sociale e politico si realizza nel solco tracciato dalla Parola e dalla Dottrina sociale della Chiesa...

Il mistero cristiano

I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati.

Lettera a Diogneto

Questi eravamo noi (al tempo di Diogneto!). Questi siamo noi oggi: una comunità di credenti in e con Cristo. Persone che sono la Chiesa: il corpo di Cristo presente nel mondo. È interessante notare che, sin dalle origini, i cristiani non erano altro dal mondo ma erano nel mondo, per il mondo, ma non del mondo. Sembra un gioco di parole ma le quattro preposizioni – dal, nel per e del – definiscono con nettezza il quadro. Una Chiesa che è nel mondo ma non è del mondo. Così era ieri, è oggi e sarà così anche domani. Essere nel mondo ma non del mondo ci dice con chiarezza che nessun cristiano può dirsi estraneo o, ancora peggio, disinteressato al mondo in cui si vive!

Quindi le critiche su una Chiesa che fa politica o che dovrebbe solo pregare e non interessarsi della polis non regge alla prova dei fatti: e questo sin dalla nascita della comunità cristiana. Aggiungiamo che la Chiesa, sin dalle origini, si è invece molto interessata del bene delle proprie comunità ma anche dei luoghi in cui viveva. Amare gli altri, amare il creato così come ci ha indicato Gesù è un compito, un impegno e una responsabilità che tutti i cristiani, ognuno con i propri mezzi e possibilità, dovrebbero assumersi. La Chiesa diviene così, proprio nella pratica quotidiana del mondo, esperta di umanità: che non è poca cosa!

Così vale anche per le Acli. Perché anche noi siamo Chiesa. E da sempre il nostro impegno sociale e politico si realizza nel solco tracciato dalla Parola e dalla Dottrina sociale della Chiesa (DSC) che, non dimentichiamo, non è patrimonio esclusivo ed escludente dei cristiani cattolici ma è pensata ed è realizzabile per tutti gli uomini e le donne di buona volontà.

Questa premessa per dar conto del perché dal 3 al 7 luglio a Trieste si è realizzata la 50° Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, il cui tema è stata la partecipazione come manifestazione viva della democrazia; con una specificazione del titolo (in Italia: anche qui una semplice preposizione che però fa la differenza!) ed una formula decisamente nuove.

Vediamo cosa dice la DSC: La partecipazione alla vita comunitaria non è soltanto una delle maggiori aspirazioni del cittadino, chiamato ad esercitare liberamente e responsabilmente il proprio ruolo civico con e per gli altri, ma anche uno dei pilastri di tutti gli orientamenti democratici, oltre che una delle maggiori garanzie di permanenza della democrazia. (Pacem in terris, AAS 55 (1963) 278

La Chiesa è una comunità, dicevamo, di uomini e donne attorno e in Cristo animati dalla Sua fede (dono) in spirito di fratellanza con tutti. Dentro la Chiesa abitano quindi idee diverse, pensieri diversi, opinioni diverse che dovrebbero trovano una sintesi nell’essere tutti Chiesa, ognuno con i propri carismi e peculiarità. Meglio ripetere dovrebbero, perché è evidente che per farlo è necessario conoscersi, dialogare, confrontarsi nella libertà e nel rispetto reciproco.

È quello che in questi anni come Acli abbiamo promosso e concorso a realizzare, anche in preparazione alla Settimana sociale: momenti di incontro veri e concreti su temi di interesse comune, in particolare la pace. Ma va ricordata e sottolineata l’importanza degli incontri tra gli amministratori locali che hanno dato avvio alla cosiddetta “rete di Trieste”: una realtà che spontaneamente ha preso vita per dare parola e occasione di dialogo tra cattolici che operano per il Bene Comune pur se su posizioni politiche diverse.

Tutto questo non è una casualità, un “incidente” di percorso ma l’espressione di una volontà politica che ci caratterizza che fa dell’incontro con gli Altri una carta costitutiva della nostra azione associativa da sempre.

Cattolici in rete https://pop.acli.it/images/SETTEMBRE2024/Trieste_settimana_sociale_ridotta.jpg Redazione POP.ACLI