Formatore umile e gentile, “hombre oral”, capace di esprimere “profonda leggerezza” e creatività politica e sociale. Sono solo alcune delle qualità attribuite a Bepi, radicale innovatore della formazione e della ricerca sociale…

Di lui – appena il giorno dopo della morte, avvenuta il 14 settembre del 2003 – scrive Giovanni Bianchi sul sito dei Circoli Dossetti. È un articolo bello, appassionato e addolorato, da leggere dall’inizio alla fine, per capire la cifra di un uomo generoso e “di multiforme ingegno”, scomparso troppo presto.
Da quell’articolo, traiamo l’inizio, che sintetizza la sua biografia politica e professionale.
«Componente della Presidenza nazionale della FUCI all’inizio degli anni Sessanta, Tomai lavorò alla nascita e alla diffusione della rivista “Relazioni sociali”, una delle più vivaci tribune dei cattolici negli anni del Concilio, del centrosinistra e della contestazione.
Iniziò a collaborare con l’Ufficio studi delle ACLI milanesi alla fine degli anni Sessanta con altri giovanissimi studiosi, fra cui Emanuele Ranci Ortigosa e Pietro Kemeny. Entrato in Consiglio provinciale nel 1972, si schierò con la corrente di sinistra che faceva capo a Geo Brenna, Giuseppe Reburdo e Michele Giacomantonio, assumendo responsabilità nella formazione aclista e, contemporaneamente, dedicandosi alla ricostruzione dell’ENAIP di Milano provata da una scissione.
Entrò in Presidenza provinciale all’indomani del XVIIII Congresso (1975) quando presidente divenne Ranci, e nel triennio successivo fu vicepresidente con responsabilità di coordinamento della formazione aclista.
Rimase in Presidenza anche nella prima fase della gestione Barbot dopo il XX Congresso (1981), come responsabile dell’Ufficio studi. Nello stesso tempo aveva assunto la responsabilità della Direzione regionale di ENAIP Lombardia, e fu consigliere nazionale delle ACLI dal 1984 al 1996.
Dopo il 1987, gli chiesi di trasferirsi a Roma come responsabile dell’IREF, l’istituto di ricerche e studi facente capo alle ACLI.
Nel periodo 1994-1999 è stato Direttore dell’IREF, l’ente di formazione promosso dalla Regione Lombardia; attualmente era docente a contratto presso la Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA) di Roma e direttore del settore internazionale del FORMEZ dopo esserne stato direttore generale.
A lui si deve la nascita di “Skill”, i quaderni di formazione di ENAIP Lombardia che sono diventati rapidamente un importante punto di riferimento per tutti gli operatori del settore della formazione professionale… L’Enaip di Bepi diventa un centro di iniziativa sociale sul territorio proprio perché costruisce una nuova formazione professionale.».

Come se tutto ciò non bastasse, Bepi Tomai fu tra i fondatori della rivista “Peripezie”, edita da Bertani e redattore di “Bailamme, rivista di spiritualità e politica”, a cura dell'Associazione Milanese “Amici don Giuseppe De Luca” (nata nel 1987, diretta da Giovanni Bianchi, coordinata da Giuseppe Trotta e edita dalla casa editrice Marietti. Tra i suoi redattori: Salvatore Natoli, Mario Tronti, Bepi Tomai, Romana Guarnieri, Luisa Muraro, Rosetta Stella, Emma Fattorini, Paolo Ridella, Eugenio Massa e Vittorio Tranquilli).
È Giovanni Bianchi a definirlo
“hombre oral”: «Hombre oral era Bepi Tomai nel rapporto quotidiano e di coabitazione romana. Per la facondia e più ancora per il gusto della narrazione che lo facevano esprimere in parabole, con una attenzione coltivata per l’aneddotica. Il carisma era da lui stesso messo in ironia quando affermava di ricordare ai figli: “Papà si guadagna da vivere con le parole.”».

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La vignetta è tratta dal sito dei Circoli Dossetti

Anche se di lui, oltre alle parole, tutti ricordano i suoi disegni e le sue vignette, segno dinamico di intelligenza, attenzione, partecipazione, cura e ironia. Stargli vicino durante un convegno o agli Incontri di studi delle ACLI era un piacere: parte delle sue osservazioni si traducevano infatti in tratti e immagini. Questa sua capacità era strettamente legata ad una sua vera vocazione all’ascolto e alle relazioni, nonché ad una irresistibile simpatia.
È invece Massimo Campedelli a sottolinearne umiltà e gentilezza, tanto da intitolare il suo libro “Creare soggetti. Dialoghi con Bepi Tomai, formatore umile e gentile”, Diabasis, 2009.

Giovanni Bianchi, che con Bepi aveva condiviso l’abitazione nel “periodo romano”, scrive di lui anche in “Vita Cooperativa. Materiali per un’autobiografia”:  «Se mai verrà scritta nel nostro Paese una Storia dell’ospitalità, Bepi Tomai potrebbe rivendicare una menzione e una presenza nel ristretto numero dei precursori.
La relazione al centro dell’esistenza, così come al centro di un destino maturamente umano. Mangiare insieme e bere insieme, il simposio, così come discutere insieme rendono umana e saggia la vita, la rendono meritevole d’essere vissuta, pongono le basi della ricerca. In una accoglienza che vede intorno alla medesima tavola il profugo da una dittatura latino-americana come il giovane impegnato a somministrare i questionari per una ricerca sul campo.».

Libro Bepi Tomai

E ricorda ancora un altro costante impegno di Bepi, quello nel campo dell’associazionismo e del volontariato, l’unico che lo costrinse – data la sua caratura di “hombre oral” – a lasciare tracce più strutturate e consistenti, attraverso la pubblicazione di due libri: Associazionismo, volontariato e nuova cittadinanza sociale, CENS, 1991 e Il volontariato. Istruzioni per l'uso, Feltrinelli, 1994.

Ci piace concludere questo breve ritratto di Bepi Tomai prendendo ancora una volta a prestito le parole di Giovanni Bianchi, che così lo ricorda insieme a Pino Trotta: «I nostri due sono stati “tessitori invisibili”. I meno vogliosi di mettersi in mostra, prendendo le distanze dalla generalizzata idolatria dell’immagine. Per questo la loro luce non si cicatrizza. E continuano a camminare con noi, fuori dalla pastura delle cose vane.
Due suggeritori. Due sussurratori. Voci confidenziali a parlare di storia. Così un tempo (e sembrano secoli) ci appariva la figura del militante sociale e politico. Uomo per gli altri. Al punto che ognuno di noi si scopre portatore sano di un loro carattere, di un pensiero, di una tensione che non accenna a placarsi.
E nessuno osa interrogarsi su quanto gli dobbiamo. Messi a fare i conti con ricordi insperati.».

Bepi Tomai https://pop.acli.it/images/Bepi_Tomai.jpg Redazione POP.ACLI