Il cammino di un uomo comunitario...

Vincenzo Bonandrini ha sviluppato un lavoro, una presenza che sono passati dentro e accanto ai “processi” che si sviluppano dalle vite e tra le vite delle persone, tesi a prestare ascolto, speranza, sostegno, connessione, possibilità espressive. 

Questo lavoro lo ha portato ad elaborare molto, a livelli elevati di profondità, intensità e sofisticazione, e a diffondere queste elaborazioni “in situazione”: nello sviluppo di interventi formativi per operatori sociali, nelle relazioni ai congressi delle Acli e nelle comunicazioni ai loro dirigenti, fossero essi dei circoli di base e della Direzione nazionali, negli incontri pubblici con attori economici, politici e amministrativi, nei seminari con gruppi del volontariato, in colloqui con persone e con nuclei familiari. 

Ogni suo documento di lavoro, ogni sua scheda di appunti, ogni sua relazione sono intrisi di questa ricerca e di questa continua connessione tra l’elaborazione e l’incontro con “la situazione”, con l’”alterità” da ri-conoscere, condividere, esperire. 

È per questo, forse, che raramente è riuscito a scrivere nella classica forma dei testi divulgativi rivolti a pubblici ampi: articoli per riviste o pubblicazioni di testi monografici. Lo ha fatto poco e, quando lo ha fatto, spesso lo ha fatto in forma condivisa con le persone con cui ha interagito, anche oltre i loro meriti. 

Anche qui tutta l’attenzione era rivolta al processo, alla generatività della situazione oggetto di riflessione e intervento, non alla presentazione dell’autore sul palcoscenico della notorietà. 

I suoi testi sono anche, non di rado, i “testi insaturi” stesi nella forma di appunti, di schemi di lavoro, di annotazioni attorno a problematiche e fenomeni, di riflessioni e suggestioni evocate dalla lettura di saggi e studi, di cui sono ricche le cartellette del suo studio nella sua accogliente casa di Casnigo. 

Forse, con una battuta non irrispettosa, potremmo dire che i suoi “testi” si trovano nei “contesti”; e contesti sono libri e riviste, ma anche e soprattutto i processi sociali, gli aggregati collettivi, i cuori e le menti delle persone. 

La storia personale che Vincenzo Bonandrini ha narrato nel tempo della sua vita è tessuta con i fili di tante narrazioni: di comunità, di gruppi, di organizzazioni e servizi, di gruppi professionali e di aggregazioni giovanili, di esperienze sociali e di luoghi civili, di famiglie e di persone. A questa tessitura si è dedicato con il gusto di convocare molti a una narrazione personale e collettiva dentro il tempo del proprio vivere, della propria formazione, e dentro i tempi sociali, economici, istituzionali. Dentro i giorni, in profondità, svelando l’evento della riconciliazione. E i giorni, illuminati dall’evento, assumono una dimensione sapienziale: è il Dio della tenerezza che è vicino e ricercato. 

Vincenzo Bonandrini nasce a Casnigo, in provincia di Bergamo, il 16 aprile 1944 da Alessandro e da Bernardina Mignani. 

Alla laurea in Sociologia, conseguita nel 1973 con tesi su “Problematica della recuperabilità in un’analisi sui giovani ricoverati in Ospedale Psichiatrico”, fanno seguito la specializzazione in “Psicosociologia delle organizzazioni” (1975-1977) presso la Scuola di psicosociologi di Milano e il “Ciclo biennale di formazione all’intervento psicosociologico nelle organizzazioni” (1980-1981) presso lo studio APS di Milano, studio con cui instaurerà negli anni una profonda e fertile cooperazione scientifica e professionale. 

Dal 1976 viene assunto dal CSZ di Gazzaniga, poi USSL 26 di Albino, in qualità di responsabile del Settore aggiornamento e formazione del personale. Cura anche numerosi corsi, progetti, interventi sociali e istituzionali sui problemi dell’handicap, del disagio sociale e giovanile, della condizione adolescenziale, delle dinamiche formative nella famiglia e nella scuola. 

In questi anni svolge anche intensa attività formativa per la Pastorale della Famiglia della Diocesi di Bergamo. 

Dal 1974 è la sua adesione attiva alle Acli, con una collaborazione diretta con l’Ufficio Studi delle Acli e poi con l’Enaip provinciale di Bergamo, che presiederà fino al 1982. 

Nel 1981 diventa Presidente provinciale delle Acli di Bergamo, Inizia con lui, per l’associazione, una stagione di nuove adesioni, di rilancio e rinnovamento della presenza sul territorio, centrata sulla priorità assegnata alla formazione, alla ricerca culturale, alla cura di progetti di solidarietà e vicinanza nei paesi, nelle valli, nelle città. L’associazione diventa riferimento per gruppi e associazioni del volontariato e per le prime esperienze di comunità d’accoglienza e di cooperazione sociale che si vanno formando. 

Vincenzo Bonandrini lascia la Presidenza provinciale nel 1988 per entrare nella Presidenza nazionale delle Acli con la responsabilità della Funzione formazione. Sono gli anni della presidenza di Giovanni Bianchi, di alto profilo politico e culturale delle Acli. 

Nel 1991 lascia la Presidenza nazionale e viene eletto nella Presidenza delle Acli lombarde. Qui assume il ruolo di Presidente regionale dell’Enaip Lombardia. Si aprono due anni di lavoro esigentissimo e quasi estenuante per mantenere e rilanciare funzione e creatività dell’Ente di Formazione professionale in Lombardia. Si aprono itinerari di innovazione organizzativa, di formazione per quadri gestionali e per progettisti di formazione, di sostegno dell’evoluzione di specifici centri di formazione. 

Aderisce nel 1994 al Partito Popolare Italiano di cui diviene uno dei coordinatori provinciali. Il 27 marzo 1994 viene eletto Senatore della Repubblica. 

Vincenzo Bonandrini muore a Casnigo, in famiglia, il 19 maggio 1994. 

Ci sono alcune storie personali che non possono essere raccontate senza narrare insieme tante altre storie di donne e uomini, senza riferire di gruppi ed esperienze sociali, di cammini di organizzazioni e di servizi, senza tracciare gli sviluppi delle trame di comunità e di luoghi di vita e relazione. E non può che essere ricostruito così anche lo sviluppo delle riflessioni che hanno accompagnato quelle storie, come pure i nodi delle assunzioni di ruoli e dell'esercizio di responsabilità che in esse si sono date. 

Ci sono storie di "persone comunitarie" in cui si intrecciano, trovano spazi ed evidenza ricerche di significati e valori di tanti, insieme a speranze, a "prove pratiche" d'umanità e relazione giusta. Sono storie di persone in cui un poco si "totalizzano", direbbero filosofi contemporanei, sforzi collettivi e processi di riconoscimento comunitari. Sono storie tracciate nel cuore degli incontri, delle relazioni, dell'apertura all'altro. Storie della Vita tra le vite. 

Vincenzo Bonandrini. Compiere è seminare https://pop.acli.it/images/GIUGNO/938_-_1987_bonandrini.jpg Redazione POP.ACLI