Per chi conosce e vive le ACLI, è una costante. Chi ci incontra spesso ci chiede un servizio o semplicemente un appuntamento presso il nostro Patronato. Nelle ACLI sentiamo spesso dire: le persone vengono da noi per i servizi e non per l’associazione. Ma questo è davvero un problema?

Non doveva essere così per i nostri padri e le nostre madri fondatrici, visto che pochi mesi dopo la fondazione delle ACLI, a guerra ancora in corso, il 23 febbraio 1945, decisero di fondare il Patronato Acli, al servizio dei lavoratori e dei cittadini per fornire un’efficace attività di consulenza e orientamento, preparazione ed inoltro di tutte le pratiche di pensione e di previdenza, svolgendo tutti gli adempimenti richiesti e tutelando il cittadino nei confronti di pubbliche amministrazioni ed enti locali, per il conseguimento dei diritti.

Ma oggi, che cos’è e cosa fa il Patronato ACLI, in poche parole e in pochi numeri?

Il Patronato Acli è una realtà presente in tutte le province, con operatrici e operatori in 563 uffici zonali e provinciali e in 70 uffici all’estero, distribuiti in 21 Paesi: Albania, Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Filippine, Francia, Germania, Marocco, Moldavia, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti D’America, Sudafrica, Svizzera, Ucraina, Uruguay, Venezuela.

Ma il Patronato ACLI non è tanto uffici, quanto piuttosto persone competenti e dedicate a rendere esigibili i diritti: parliamo di 1.236 operatori, 2.603 promotori sociali volontari e 346 tra consulenti, medici e avvocati, per garantire ai cittadini un servizio puntuale ed efficiente. Persone che nel corso del 2021 hanno garantito, in Italia e nel mondo 1.800.887 prestazioni.

Noi non rinunciamo a essere quello per cui siamo nati. Siamo una realtà a supporto delle persone, dei cittadini e delle cittadine che vivono in questo Paese o che hanno lavorato o vissuto in questo Paese. Siamo una realtà in grado di dare risposte concrete e di trasformare i diritti in pane.

Essere il Patronato delle ACLI è quello che ci qualifica. Non ci limita, ma ci dà un indirizzo e una visione.

Al Patronato ACLI non siamo erogatori di pratiche, siamo una realtà che si fa carico delle persone. Siamo attori di un welfare sartoriale, costruito intorno alla persona e alla famiglia che incontriamo.

Ce lo chiedono i Presidenti delle ACLI da quelli di Circolo a quelli provinciali. Ma soprattutto ce lo chiede chi si rivolge a noi.

Ma cosa chiede il Patronato alle ACLI? La competenza che c’è nel Patronato è in grado di dare la prima risposta concreta ai bisogni delle persone: ma accanto a noi abbiamo bisogno delle ACLI. Abbiamo bisogno di volontari che accolgano e accompagnino, abbiamo bisogno dell’associazione che aggreghi le persone e le valorizzi a partire dai propri bisogni e dai propri sogni, abbiamo bisogno di dirigenti che sappiano prendere parola nel dibattito pubblico e politico e portare lì la quotidianità che incontriamo. La democrazia che non fa i conti con la concretezza delle diseguaglianze, vive in una bolla e il Patronato, insieme alle ACLI deve lavorare per rompere questa bolla!

Questi sono anni di crisi che hanno attraversato e attraversano il Paese e all’orizzonte se ne prospettano tante altre, senza che quelle che stiamo vivendo accennino ad essere superate.

Chi fa Patronato ACLI sa bene, per esperienza, che le persone sono oggi più ansiose, più impaurite e più aggressive che mai. Oggi abbiamo di fronte un Paese disorientato, spaventato, che perde ogni anno decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici e non solo cervelli. Braccia. Per lo più giovani, che decidono di abbandonare l’Italia perché qui non vedono risposte alle domande di futuro che esprimono.

Questo Paese deve investire sulla coesione sociale, economica, territoriale, perché la guerra, la pandemia, la crisi ambientale che prepotentemente sta emergendo, genereranno ulteriori diseguaglianze. In questo scenario, anche la crescente digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, che dovrebbe essere una spinta alla modernizzazione del Paese, può diventare fonte di ulteriori fratture e diseguaglianze, ponendo i cittadini soli di fronte a scelte fondamentali che riguardano i loro diritti: noi non siamo contrari alla digitalizzazione, vorremmo però che essa sia costruita in modo da lasciare maggior spazio alla nostra capacità di offrire consulenza ed accompagnamento.

Il Patronato ACLI dovrà sempre più orientare nella crisi e nelle crisi: prese di posizione come quelle sui ritardi nelle invalidità civili, sugli scenari del dopo Quota 100, ma anche l’istituzione del Premio Satta per tesi di laurea in materia previdenziale segnano un percorso che ha proprio come obiettivo quello di orientare e di accompagnare un welfare che ancora penalizza ampie fasce di popolazione (giovani e famiglie in primis) e che fa molta fatica ad essere reso effettivo, per la complessità degli strumenti predisposti. Accogliere la complessità e sciogliere le complicazioni, questa la strada che abbiamo imboccato verso il nostro futuro.

Accogliere la complessità e sciogliere le complicazioni: la strada del Patronato Acli https://pop.acli.it/images/Patronato.jpg Redazione POP.ACLI