Il corso di formazione delle Acli “Aprirsi al cambiamento” ha fatto tappa a Caserta

Continua il percorso di formazione delle Acli Nazionali “Aprirsi al cambiamento”.  Il 19 e 20 novembre a Caserta e dintorni i luoghi della meraviglia e del potere si sono intrecciati ai luoghi e ai volti del riscatto sociale e della speranza.

Per rendere protagonisti i giovani e le donne nelle nostre realtà sociali e associative crediamo in percorsi di cambiamento co-costruiti. I nostri “formatori per l’innovazione”, dopo aver vissuto due giorni nella Capitale scavando alle radici di una consapevolezza personale e comune, hanno riflettuto, tra la città della Reggia, la frazione di San Leucio ed alcuni luoghi emblematici della provincia, su quanto sia importante sovvertire il paradigma del potere per rendere quest’ultimo il “primo” dei fattori abilitanti soprattutto per chi parte “più svantaggiato”. E’ avendo consapevolezza dei propri desideri che si può agire un potere di azione e reazione che abilita e genera cambiamento.

La realizzazione di un percorso itinerante è il frutto di una precisa scelta metodologica: l’importanza data ai luoghi della formazione è una delle categorie fondamentali di interpretazione dei vari momenti di training.

L’intento è di praticare una sorta di pedagogia dei luoghi, intesi non solo come sfondo delle attività ma come occasioni di incontro immersivo con le persone nei loro contesti di vita e di impegno; incontro che, grazie ad una presenza consapevolmente guidata, consenta ai partecipanti di mettere in gioco tutte le loro facoltà di apprendimento, tutti i loro sensi.

L’intero soggiorno è stata una esperienza di sapori, odori, contatti, suoni, parole e sollecitazioni dello sguardo che attraverso la fotografia si è fatto strumento di testimonianza, schiudendo a sua volta le potenzialità dei cambiamenti di prospettiva.

Nell’intervento in apertura dei lavori Don Rocco D’Ambrosio, ha definito il potere “come un elemento antropologico imprescindibile”, richiamando ciascuno alla responsabilità di saperlo riconoscere come necessario per mettere in moto il reale e il bene.

La giustapposizione (alla lectio iniziale) della testimonianza di Amy Ndiaye ha sortito lo sperato “effetto di contrasto”. In modo semplice e diretto questa mediatrice culturale ha trasmesso, con efficacia ed emozione, come il suo essere una giovane donna nera rappresentasse una sfida continua per affermarsi in ogni ambito della sua vita, e il suo potere nascesse proprio dalla sua identità e dalla sua capacità di farsi voce, organizzandosi insieme ad altri, per far riconoscere dignità e diritti agli “ultimi”.

Le parole in dialogo di Luisa Corazza e di Anna Maria Fellegara hanno dimostrato come sia davvero possibile, grazie alla competenza e alla caparbietà nel superare maggiori ostacoli di quelli posti sul cammino degli uomini, “rompere il tetto di cristallo” ma anche come il Vangelo e la Costituzione siano i testi di riferimento da tentare da incarnare per una reale affermazione dei diritti umani.

Nella cornice di San Leucio, culla di un pensiero politico, sociale ed economico anticipatore di secoli delle più avanzate conquiste sociali in tema di famiglia, proprietà ed uguaglianza, abbiamo conosciuto persone e realtà che, nelle pieghe di un territorio difficile e segnato da profonde contraddizioni ed evidenti difficoltà strutturali, hanno saputo trovare le risorse umane, economiche e politiche per riscattarlo e riscattarsi.

Daniela Santarpia ci ha raccontato in maniera emozionante la “rinascita” delle donne vittime di violenze accolte nel centro di Maddaloni. Con Sebastian Caputo e Salvatore Novaco di 012 Factory abbiamo indagato invece come l’innovazione economica, tecnologica e sociale possono essere perfettamente compatibili tra loro e come le Acli possono essere una chiave importante per favorire questo connubio virtuoso.

Abbiamo poi dato la voce a due testimonianze interne alla nostra associazione, Agata Aiello e Simone Romagnoli a cui abbiamo chiesto una rilettura del loro ruolo all’interno dell’associazione. Interventi molto intensi che hanno suscitato un vivo dibattito ispirato anche da un forte senso di vicinanza alla vita associativa dei partecipanti.

Rabbia e speranza legate al potere, sono stati due sentimenti che hanno accompagnato le due giornate di formazione e a Luigi Ferraiuolo è stato affidato il compito di introdurre, in una cena “con incursioni teatralizzate” gli incontri del mattino successivo. Il giornalista e scrittore, dopo aver denunciato la violenza dei prepotenti (criminali e non), ci ha raccontato come talvolta la speranza nasca da un martirio, quello di don Giuseppe Diana o quello di Jerry Masslo.

Nella seconda giornata abbiamo così camminato per le strade deserte di Casal di Principe sotto la pioggia e con la “scorta” offerta gentilmente dalle ragazze della piccola cioccolateria sociale di cui siamo stati ospiti. Il laboratorio, sito in un bene confiscato alle mafie, è un luogo dove la dolcezza, la cura e l’inclusività sono il fondamento di un progetto che riesce a dare opportunità di lavoro e dignità a persone fragili e speranza ad una comunità in lotta contro i poteri criminali.

L’ultima tappa del nostro “viaggio” è stata il centro Fernandes della Caritas della Diocesi di Capua, a Castel Volturno: un’esperienza di accoglienza e promozione umana dei migranti in un territorio devastato da abusi urbanistici, da forti tensioni sociali, da una convivenza multietnica molto problematica. Il direttore, le suore francescane e gli ospiti ci hanno mostrato come il motto di La Pira “spes contra spem” trovi in questo luogo la sua plastica rappresentazione reale.

“La cultura della cura come percorso di pace” è la scritta che campeggia su un muro del grande edificio che fu dei padri guanelliani e questo sarà proprio il tema che verrà approfondito nella terza e conclusiva sessione residenziale a Milano il 20 e 21 gennaio 2023.

Il potere di generare cambiamento https://pop.acli.it/images/Acli_formazione_Caserta_2022.jpg Redazione POP.ACLI