Il Sinodo 2021-2024 su cui è incamminata la Chiesa universale è entrato nella tappa continentale, che si concluderà il 31 marzo 2023...

Si tratta di qualcosa di inedito, che arricchisce l’articolazione tra le dimensioni locale e globale all’interno della Chiesa cattolica, evidenziando potenzialità finora inesplorate della sua struttura.

Una consultazione degli episcopati di tutto il mondo, dunque delle Chiese locali, aveva identificato nella sinodalità il tema da affrontare. Su questa base, uno stimolo della Segreteria del Sinodo (una istanza “globale”), cioè il Documento preparatorio, pubblicato a settembre 2021, ha messo in moto processi di dialogo che hanno raggiunto la “base” della Chiesa, al livello più locale possibile: le singole parrocchie. I frutti di questi processi sono stati sintetizzati e inviati alle diocesi di appartenenza, le cui équipe sinodali hanno operato una sintesi, trasmessa poi alla Conferenza episcopale. Ciascuna équipe sinodale nazionale ha prodotto una ulteriore sintesi, approvata dalla Conferenza episcopale e poi inviata alla Segreteria del Sinodo, chiudendo così un primo circuito di dialogo.

Queste sintesi sono state la base per la stesura del Documento di lavoro per la Tappa Continentale (DTC, scaricabile dal sito www.synod.va), con cui si riavvia il circolo: il DTC è stato inviato a tutti i vescovi del mondo, con l’invito a diffonderlo, raccogliere le risonanze che questa voce globale suscita nel contesto locale, e trasmetterle ancora alle Conferenze episcopali. Queste saranno chiamate a condividerle nelle Assemblee continentali previste nel primo trimestre del 2023, dando vita a un dialogo diretto tra Chiese locali, che fornirà gli stimoli per l’Instrumentum laboris su cui l’Assemblea sinodale di ottobre 2023 opererà il proprio discernimento. Il suo Documento finale ne restituirà nuovamente i frutti a livello locale, riaprendo un ulteriore circolo che si chiuderà con l’Assemblea sinodale dell’anno successivo. A sua volta questa rilancerà le proprie conclusioni a tutte le comunità cristiane del pianeta.

Mai nella storia era stato organizzato un processo simile: assistiamo, anzi stiamo partecipando all’impatto più profondo sulla vita della Chiesa dei fenomeni di globalizzazione e delle moderne tecnologie di comunicazione, senza le quali tutto questo non sarebbe stato possibile, dovendo anche fare i conti con le limitazioni degli spostamenti imposte dalla pandemia. In modo imprevisto e sorprendente, ne emerge una nuova voce nel dialogo intraecclesiale.

Finora ne erano stati protagonisti i pastori (cioè coloro che parlano in virtù di un ministero sacramentale e di una conseguente responsabilità istituzionale) e i dottori (coloro che lo fanno in ragione di una competenza teologica), a cui si aggiungevano, in modo imprevedibile, i profeti, cioè le voci provenienti da esperienze carismatiche radicali, spesso radicate nella vita consacrata (anche se non esclusivamente). Invece ora, almeno in prospettiva e grazie a una serie di mediazioni progettate e governate, appare possibile una presa di parola da parte del Popolo di Dio, come insieme di tutti i battezzati di cui fanno parte anche vescovi e sacerdoti, che si esprime in forza della propria esperienza della vita cristiana e di quell’istinto per la verità del Vangelo che la teologia chiama sensus fidei.

Aumentano dunque la varietà e la diversità di voci all’interno della Chiesa. A riguardo, il DTC afferma: «Le sintesi non invocano l’uniformità, ma chiedono di imparare a crescere in una sincera armonia, che aiuti i credenti a compiere la loro missione nel mondo creando i legami necessari per camminare insieme con gioia».

In fondo, la molteplicità non è una novità, specie in quei Paesi dove genera contrasti e polarizzazioni nella comunità cristiana. Nuovo è il tentativo di cominciare ad articolare il pluralismo delle voci, senza uniformarle, ma favorendo l’incontro e il dialogo, grazie al metodo della conversazione spirituale su cui è impostato il processo sinodale. In particolare, attraverso il dinamismo di presa di parola, ascolto e restituzione di quanto ascoltato, questo metodo prova a costruire delle mediazioni che non privilegino sistematicamente alcuni punti di vista. A tutti coloro che accettano di farsi coinvolgere è offerta una reale opportunità di partecipazione, nel rispetto delle differenze di ruolo interne alla Chiesa: il processo non è acefalo o anarchico, senza però diventare verticistico o piramidale.

Di questo tentativo sono evidenti i frutti, ma anche i limiti e soprattutto i margini di miglioramento, su cui investire fin da subito, e non solo in vista delle prossime tappe del processo sinodale. Al di là e più in profondità di queste, infatti, continua la ricerca di come essere una Chiesa sempre più sinodale, in modo appropriato alle circostanze di ogni contesto locale. Per questo a tutto il Popolo di Dio auguriamo buon “cammino insieme”, cioè buon Sinodo.

Sinodo 2021-2024: la tappa continentale https://pop.acli.it/images/sinodo_2023_logo.jpg Redazione POP.ACLI