Coscienza, cura e comunità, coraggio e corresponsabilità sono centrali per questo tempo straordinario

Nei due anni di mandato trascorsi abbiamo messo sul piatto tante attività su tutti i fronti: servizi, associazione, politica. La Presidenza nazionale ha individuato alcune scelte per coordinare in modo strategico le molteplici attività sulle quali l’associazione è impegnata attorno a un compito specifico delle ACLI in questo passaggio d’epoca così drammatico.

Scegliamo di interpretare delle Acli che possano essere compagne di strada della gente, partendo dalle tante più profonde fragilità, nel tentativo di essere leva di una società inedita, di far emergere da lì quella società della dignità, al centro anche del nostro messaggio in occasione delle elezioni politiche (il Paese della dignità).

Riconosciamo nelle tante realtà differenti di ACLI, certo in mezzo a molte fatiche, una molteplicità di esperienze che possono indicare uno stile, un fare aclista:

Coscienza

Rintracciamo innanzitutto l’obiettivo della Laudato si’, il “...prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare”. Questo vuole essere il primo nostro agire, sul solco di un cammino sinodale della Chiesa che parla al modo col quale facciamo le Acli ogni giorno: essere leva di una coscienza personale e collettiva che prima di essere intellettuale colpisca il ventre (come per il Samaritano): che i poveri, gli afflitti, gli assetati di giustizia non siano a tutti mai indifferenti o d’imbarazzo, ma ci appaiano come il volto di  Cristo.

Per metterlo in pratica riteniamo importanti nella programmazione nazionale l’appuntamento dell’Incontro Nazionale di Studi e un maggiore investimento per la formazione dei dirigenti, oltre all’incontro nazionale di spiritualità perno di un nostro cammino sinodale. Inoltre, puntiamo sempre di più sulla capacità di fare ricerca popolare, di interrogarci sulla fatica, materiale ed esistenziale della gente, sulla vulnerabilità dei ceti più popolari e delle famiglie, che vivono spesso l’esperienza sia dell’impoverimento del lavoro che del ridursi del nostro welfare.

Studi, formazione, ricerca per sempre più metterci in gioco, che non si limitino a valorizzare i dati dei nostri servizi, che ci obblighino a tornare a parlare con le persone, ad incontrarle non virtualmente, a riscoprire il fare chiesa e la politica come incontro e dialogo nei contesti e nelle comunità. Il tutto per radicare e dare fondamento alle nostre istanze politiche con una conoscenza e un discernimento pertinente e con un’azione politica di convocazione delle persone e delle comunità ad una nuova azione sociale insieme.

Cura e comunità

Non solo l’economia, ma la società che cerchiamo potrà creare lavoro e il progresso visto nella nostra Costituzione solo facendo crescere e prevalere la dimensione della cura (del prendersi cura) su quella del consumismo, quella della creazione e distribuzione di valore su un’economia e una politica che estrae valore a favore di pochi.

Il nostro attivismo di servizi e associazioni territoriali e specifiche è un bagaglio di relazioni e di concretezza fondamentale in questo senso. La nuova frontiera del servire è il convocare la società a riessere parte della costruzione di valore autentico, sia esso il welfare o l’economia a tutto tondo.

Questo chiede che la prima cura sia quella dei legami e del mettere in gioco le persone, le loro singolarità, i loro diritti, i soggetti delle comunità e il loro esserci.

In particolare, lo stile della cura delle Acli si concentra non solo sulla e con la persona, ma sul fare comunità inteso sia come creare socialità, relazioni autentiche sia come convocare le comunità al lavoro inteso nel senso più ampio non solo del riconoscersi come comunità di destino, ma nel costruirlo insieme.

Per questo abbiamo messo al centro, insieme a una maggiore assistenza al nostro fare associazionismo, in particolare con i servizi e la rete di operatori di Proximo, un forte rilancio dello sviluppo associativo, della nostra azione sociale intesa appunto come capacità di animare le comunità a partire dai circoli e da nuove esperienze aggregative, essere in modi differenti presenza viva nel tessuto sociale, anche valorizzando di più i legami e il coinvolgimento delle persone che può venire dall’azione dei nostri servizi e di tante progettualità sociali cresciute in questi anni.

Coraggio e corresponsabilità

Vanno rianimati nelle persone e nella società. Diversamente la cura e la coscienza diventano “pacche sulla spalla”. Ancora una volta vogliamo consegnare potere, non toglierlo. Non si tratta di rappresentare per sola delega, ma di animare la capacità delle persone e dei contesti sociali di prendere parola, in questo senso di rappresentare istanze e diritti oggi messi in secondo piano. E questa coscienza popolare va rianimata nella collettività, dal paese o dal quartiere fino alla comunità internazionale. Se oggi le diseguaglianze e le tante insostenibilità non solo ambientali sono così profonde è anche perché è mancato talvolta il coraggio dei corpi intermedi, che sono e restano il perno centrale di una democrazia non formale.

In particolare, ma non solo, oltre a lavorare e camminare insieme con altre realtà sociali, vogliamo dare vita in differenti periodi dell’anno a delle nostre giornate di mobilitazione.

Si tratta di: Indovina chi viene a cena - contro l’economia dei muri (a marzo) - attorno al quale incontrare in momenti conviviali semplici le nostre comunità ospitando la testimonianza di esperienze di inclusione, a cominciare da Ipsia, la nostra organizzazione di cooperazione internazionale; Pace, lavoro e dignità (metà aprile-metà giugno) che ruotando attorno al Primo Maggio raccoglie eventi e iniziative tra la Festa della Liberazione e quella delle Repubblica; e della Settimana dei “diritti sociali” (a ottobre), nella quale rilanciare diversi temi promuovendo anche il Pilastro europeo dei diritti sociali.

Vogliamo unire animazione locale, il sollecitare circoli e non solo a promuovere iniziative le più varie per incontrare le persone e le comunità con uno più politico, teso al rilanciare insieme le nostre istanze politiche ai vari livelli in particolare su lavoro, welfare, famiglia, pace, ambiente, ecc..

A fianco del nostro impegno per la dignità del lavoro e del welfare e per uno sviluppo autenticamente sostenibile, deve diventare sempre più centrale il nostro impegno per la pace, perché la guerra diventa escalation delle crisi, tragedia delle tragedie.

Coscienza, cura e comunità, coraggio e corresponsabilità sono centrali per interpretare questo tempo straordinario. Straordinario nel male e nel bene potenziale: mai nella sua storia l’umanità è stata così vicina all’eventualità di autoestinguersi, mai è stata così ricca non solo materialmente (la popolazione mondiale è poco più che raddoppiata negli ultimi 50anni, mentre il PIL è 25 volte quello di allora), ma di soluzioni tecniche e scientifiche, di culture che si incontrano, di conquiste civili, di nuove sensibilità e consapevolezze, come quelle ambientale. Anche se oggi pare spesso prevalere quella che Papa Francesco chiama l’ingiustizia sistemica dettata dal dominio del denaro e dal diffondersi della guerra.

Ci impegniamo insieme perché la dignità prevalga sull’avidità.

Come interpretare un tempo straordinario https://pop.acli.it/images/Acli_bandiera.jpg Redazione POP.ACLI