Molte riflessioni, a partire già dalla fine degli anni 90, girano attorno all’idea che la democrazia rappresentativa non sia, da sola, più sufficiente e che la direzione non sia una forma di democrazia diretta, quanto un investimento in termini di democrazia deliberativa e partecipativa...

Un’ipotesi su cui, come Acli, vogliamo lavorare è che questo ragionamento, rivolto in primo luogo all’interno delle istituzioni pubbliche, in realtà valga anche all’interno delle associazioni. E’ quindi necessario prestare attenzione a questi aspetti per non lasciare l’Associazione nel 900, lamentandosi poi perché le nuove generazioni non la partecipano. Si potrebbe definire l’obiettivo come un restare fedeli alle fedeltà (in questo caso alla fedeltà alla democrazia) ma con sensibilità e modalità coerenti ed efficaci nel mondo in cui viviamo.

 

Come si scriveva già in un articolo su Bene Comune nel 2017 «l’essenza della democrazia non consiste nella conta dei voti tra posizioni precostituite, secondo il principio di maggioranza, o nella negoziazione tra interessi dati, ma nella discussione fondata su argomenti (deliberation, in inglese) tra tutti i soggetti coinvolti dal tema sul tappeto. Le numerose esperienze pratiche che si richiamano alla democrazia deliberativa si fondano perciò su due pilastri: da un lato l’uso del confronto argomentato, dall’altro l’inclusione di tutti gli interessi e i punti di vista che sono toccati dall’oggetto della discussione. La democrazia deliberativa è, quindi, una forma di democrazia partecipativa che organizza spazi e modi affinchè tra i diversi punti di vista si instauri un confronto dialogico».

partecipaziopne schema

Partecipazione è un processo di appropriazione ed utilizzo consapevole e mirato del potere. Non una benevola concessione di chi detiene (temporaneamente e per delega) il potere. Non una semplice informazione o una richiesta di schierarsi con un voto o di ratificare decisioni già prese. Una risignificazione della delega che è temporale, non è in bianco, non è assoluta e che vede il bisogno di allargare e riempire di contenuti i rapporti ed i coinvolgimenti tra delegati e deleganti, tra cittadini/associati ed eletti, tra i diversi livelli di delega.

 

E’ su questo tipo di riflessioni che si basa un primo, piccolissimo e apparentemente banale, esercizio di lavoro di gruppo che abbiamo realizzato nell’ultimo Consiglio Nazionale. Non per pensare che quella sia la soluzione, ma per iniziare, anche da lì, ad esplorare ed approfondire e sperimentare nuove forme di partecipazione associativa.

 

Nello specifico, una prima modalità che abbiamo sperimentato, con tutti i limiti di tempo e logistici e di contesto, ha preso spunto dal metodo sinodale. Ossia dalle modalità con cui la Chiesa sta provando a riformare se stessa in termini di maggiore collegialità e lo fa mettendo al centro l’ascolto reciproco e la necessità della partecipazione di tutti.

 

Nell’ultimo Consiglio Nazionale la riflessione, a partire dalla relazione del Presidente e dalla domanda: Per chi sono io? Per chi sono le Acli?  ha portato, nei diversi gruppi in presenza e online, a far emergere alcune centralità. Singole frasi, frutto dell’ascolto reciproco e della scelta dei partecipanti che serviranno come base anche per le riflessioni successive che accompagneranno il prossimo periodo in molti aspetti: la sperimentazione di modalità partecipative nel prossimo Incontro Nazionale di Studi, un lavoro di messa a disposizione ed emersione dei dati che è in corso con Azione Sociale con gli Incontri “Guardarsi allo specchio” con le province che ne fanno richiesta e che proseguirà con ulteriori strumenti (Acli Monitor) come illustrato anche nel Bilancio Sociale,  l’Assemblea straordinaria che si terrà a fine 2023 e da cui emergeranno indicazioni di modifiche statutarie da affidare al congresso, il percorso congressuale che prenderà avvio prima dell’estate 2024.

Dal primo breve momento di verifica partecipata al termine dei lavori, tra i partecipanti, sono emerse inoltre una serie di indicazioni metodologiche per i lavori successivi: prestare attenzione al prima e al dopo (informazione sugli oggetti di discussione partecipata, prima, informazione su esiti e materiali, dopo), prestare attenzione a spazi e tempi e materiali per la discussione (che per una reale partecipazione non sono particolari secondari). E’ anche emersa, in qualcuno, la preoccupazione che queste modalità non siano un modo per evitare il dibattito assembleare tradizionale ma anche, da molti, la considerazione che il confronto in piccolo gruppo ha permesso di conoscersi meglio tra partecipanti ( dimensione considerata piacevole e non solo: per fare associazione insieme conoscersi e costruire relazioni è questione essenziale)  e sentirsi, anche nel giorno successivo, parte più integrante del consiglio nazionale stesso.

Ma quello di Pesaro è stato solo un minuscolo assaggio. Molto altro potrebbe nascere da qui. A tutti l’invito a condividere riflessioni, a partire da propri approfondimenti e da modalità in atto sui propri territori.

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

La partecipazione: elemento chiave del rilancio e della quotidianità associativa https://pop.acli.it/images/Partecipazione.jpg Redazione POP.ACLI