Ascolto profondo e conversione nello Spirito. E' iniziato il cammino dei padri sinodali e della Chiesa...

Il Sinodo ha avviato i suoi lavori lo scorso 4 ottobre (464 i partecipanti di cui 365 con diritto di voto, tra i quali anche 54 donne, ed è la prima volta) e si concluderà il 29 ottobre. Molte parole ci saranno dopo il Sinodo, ma in questo periodo sarà caratterizzato da un ascolto profondo e da una conversazione nello Spirito.

Un cammino con lo Spirito che non avrà grande risonanza sui media per precisa volontà di papa Francesco: «E a me piace dire che il Sinodo non è un parlamento, è un’altra cosa; che il Sinodo non è una riunione di amici per risolvere alcune cose del momento o dare le opinioni, è un’altra cosa. Non dimentichiamo, fratelli e sorelle, che il protagonista del Sinodo non siamo noi: è lo Spirito Santo. E se in mezzo a noi c’è lo Spirito che ci guida, sarà un bel Sinodo. […] Poi, voglio dire che in questo Sinodo – anche per fare posto allo Spirito Santo – c’è la priorità dell’ascolto, c’è questa priorità. E dobbiamo dare un messaggio agli operatori della stampa, ai giornalisti, che fanno un lavoro molto bello, molto buono. Dobbiamo dare proprio una comunicazione che sia il riflesso di questa vita nello Spirito Santo. Ci vuole un’ascesi – scusatemi se parlo così ai giornalisti – un certo digiuno della parola pubblica per custodire questo. E quello che si pubblica, che sia in questo clima. Qualcuno dirà – lo stanno dicendo – che i vescovi hanno paura e per questo non vogliono che i giornalisti dicano. No, il lavoro dei giornalisti è molto importante. Ma dobbiamo aiutarli affinché dicano questo, questo andare nello Spirito. E più che la priorità di parlare, c’è la priorità dell’ascolto» (Saluto del santo Padre – 4 ottobre 2023).

Questo perché non c’è bisogno di “chiacchiericcio” ma di vivere la conversazione nello Spirito:  «Uno dei punti di forza del metodo della conversazione nello Spirito è che permette a ciascuno di esprimere il proprio punto di vista, valorizzando le consonanze senza trascurare le differenze, ma soprattutto scoraggiando polarizzazioni e polemiche. Come ha scritto recentemente il Santo Padre, «nella conversazione nello Spirito troviamo un cammino di partecipazione orientato alla comunione e al rinnovamento della missione, che incoraggia la partecipazione di tutti e accoglie nella comunione e nell’unità la grande diversità che siamo». Mira a costruire il consenso senza dividere in fazioni o schiacciare nell’uniformità. In questo modo favorisce il passaggio dall’ascolto reciproco all’ascolto dello Spirito» (Relazione introduttiva, Jean-Claude Card. Hollerich, Relatore generale – 4 ottobre 2023).

Questo metodo lo abbiamo sperimentato nelle Acli sia nella formazione svolta in sede nazionale, sia nel percorso formativo realizzato a Subiaco questa estate, apprezzandone i frutti indicati sopra. E’ un metodo che possiamo fare nostro e farlo diventare, nel tempo, utile strumento di lavoro quotidiano.

Ritengo più utile, quindi, riportare alcuni punti significativi proposti nel ritiro di tre giorni (1-3 ottobre 2023 – Sacrofano, Roma) che ha visto la partecipazione dei padri e delle madri sinodali, un modo per entrare in sintonia con lo Spirito del Signore a partire dalla preghiera liturgica e dalle meditazioni di donne e uomini che hanno dedicato la loro vita al Signore.

Una prima proposta è stata quella di mostrare la pedagogia di Dio: «Avete mai visto un bambino imparare a camminare da solo davanti a un tavolo o a una sedia? Per imparare a camminare, un bambino ha bisogno di qualcuno, una persona che egli ama e che ama lui. Questa persona si mette al suo livello, a braccia aperte, ripetendo: Vieni, vieni, non aver paura; andrà tutto bene! E, per la prima volta nella sua vita, in piedi sui suoi due piedini, il bambino si precipita verso questa persona. Cadrà, di sicuro; ma senza conseguenze, perché sa che cadrà tra le braccia di questa persona che ama e che lo ama. Divertito, incoraggiato e senza alcuna paura, il bambino ricomincerà, fino a quando non ci riuscirà. A quel punto non sarete più in grado di fermarlo.

Questa pedagogia è anche quella di Dio, Colui che ci ha creato e che ci ha resi suoi figli adottivi. Con le braccia tese, ben visibili in quelle di Gesù sulla croce, Dio ci dice: venite, venite, non abbiate paura! Venite avanti!»  (Omelia di Mons. Raymond Poisson, Vescovo di St-Jérôme-Mont-Laurier (Canada) – 1 ottobre).

Un secondo passo è stato quello di riconoscere la benedizione come fondamento della nostra vita di credenti:  «Questo inizio di assemblea sinodale è chiamato, mi pare, a questo esercizio elementare della fede: assumere come tono di fondo la benedizione, per ogni giorno di confronto sinodale. Per ogni sua discreta uscita dalla mutezza» (madre Ignazia Angelini, monaca benedettina di Viboldone – 2 ottobre).

Un terzo aspetto su cui hanno meditato i membri del Sinodo è stata la libertà di Gesù nell’accogliere tutti: «Gesù fa pensare, in principio e ancor più oggi. Quel tale esorcista non appartiene alla cerchia degli intimi, eppure compie le stesse opere buone dei discepoli, aveva a cuore il bene altrui. E Gesù lo riconosce, lo protegge, fa intuire che per la libertà di Dio c’è un’altra elezione non strutturata – è il legame che unisce Gesù a quelli di “fuori”. Pensiamo al samaritano (Lc 10,33). L’estraneo ha compiuto ciò che i discepoli, poco prima, non erano stati in grado di compiere, l’esorcismo. C’è un seme del Verbo in ogni essere umano toccato dalla libertà della grazia che si riconosce dal suo essere–- anonimamente, gratuitamente – “per voi”.

Questa libertà di Gesù, ormai fermamente deciso nella sua direzione verso la Croce, evangelizza la missione della chiesa: la libertà e scioltezza dei suoi passi in mezzo a un’umanità segnata da mille contraddizioni, deve in verità evangelizzare il processo sinodale» (madre Ignazia Angelini, monaca benedettina di Viboldone – 2 ottobre).

Il vangelo di Luca – proposto dalla liturgia nel terzo giorno – racconta della svolta decisiva nella missione di Gesù, quando decide di andare a Gerusalemme:

«Gesù decide di salire verso la città santa e il suo volto si fa duro come pietra. E Luca conferisce rilievo focale a questa decisione. Il riferimento alla direzione del cammino rimane costantemente sullo sfondo e struttura la ricca sequenza di incontri e insegnamenti di Gesù, per via. Inizia il tempo di un’attenzione privilegiata, itinerante, ai discepoli. Lui decide il cammino, e manda avanti i suoi (finora lo seguivano, ora devono andare da soli). E questo tratto ci riguarda da vicino. […]

Volto di pietra. Non un irrigidimento muscolare, tantomeno rigidezza autocratica, ma segno dell’intensità della passione che lo lega al Padre fin da fanciullo (Lc 2,49). Come il balzo di partenza di un atleta. Da grande agonista, Gesù si concentra sul percorso che l’avvicina ormai al traguardo (Eb 12,1-3). Non senza i suoi (madre Ignazia Angelini, monaca benedettina di Viboldone – 3 ottobre).

Infine, la radicalità di Gesù che ci chiede di avere il suo stesso coraggio, la sua capacità di discernimento della storia del mondo per comprendere ciò che è importante e urgente: l’annuncio del Regno di Dio che viene in mezzo a noi.

«La qualità della conversione di mentalità che la sequela di Gesù chiede – annunciata dal suo volto rivolto a Gerusalemme - è radicale, mai scontata, neppure tra i suoi più intimi collaboratori. È un processo inarrestabile, tra gli eventi, sospinto dallo Spirito. Per via ci sono perdite su cui non si può rimanere impigliati. Un processo non privo d'intoppi e di equivoci, che anche il cammino sinodale conosce bene. È il senso anche della preghiera sinodale “Adsumus”, no? Lì la chiesa si riconosce in stato di conversione permanente. […]

Inizia dunque qui, in Lc 9,51 un’avventura di fede il cui stile – celebrato nell’Eucaristia e interiorizzato – tocca fino al profondo questo nostro cammino sinodale. La qualità umana e cristiana dell’appartenenza ecclesiale chiede oggi – come già in principio (1Gv 1,1; 2,24; 3,11) – un deciso ridimensionamento, un radicale ripensamento della nostra postura nella missione. Liberare lo sguardo da ogni impazienza e attivismo imprenditoriale, da tante pretese, da ogni risentimento e spirito di rappresaglia. Il volto fermo non va confuso con la determinazione di procedere a qualunque costo nel proprio progetto, ma è ispirato dalla passione di desiderio che attira verso il compimento della volontà del Padre. Che è incondizionata misericordia. “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto mi ha dato” (Gv 6,39).

Con umiltà e mitezza di cuore è scolpita la durezza di quel volto, che il prosieguo del cammino rivelerà compiutamente. Senza pietra su cui posare il capo, senza uscite di sicurezza. Ciò che qui e oggi ci accomuna sinodalmente è – possiamo dirlo? - lo sguardo fisso su Gesù, volto umano del Dio fedele, Pietra di fondamento e Sorgente zampillante nel deserto. Sguardo che riconfigura la visione degli altri, della storia, del mondo. Fondata speranza» (madre Ignazia Angelini, monaca benedettina di Viboldone – 3 ottobre)

Dunque, anche noi – istruiti dallo Spirito – possiamo metterci in sintonia con i padri e le madri sinodali e con maggiore consapevolezza camminare insieme con Gesù nel Regno di Dio che viene: «Il canto vespertino della chiesa è anche il soffio che sospinge il cammino sinodale. “«Non sta a te compiere l'opera, ma non puoi sottrartene”, diceva rabbi Tarfon, uno gli antichi saggi della Mishnà (Avot II,19)» (madre Ignazia Angelini, monaca benedettina di Viboldone – 3 ottobre).

Sinodo: camminare insieme con lo Spirito Santo https://pop.acli.it/images/chiesa_sinoso_2023.jpg Redazione POP.ACLI