A Pentecoste lo Spirito viene come ospite che ci consola dalle nostre fatiche e fragilità per ridarci forza e vita e condurci alla gioia della vita in comunione con Dio e con i fratelli...

A Pentecoste lo Spirito viene come ospite che ci consola dalle nostre fatiche e fragilità per ridarci forza e vita e condurci alla gioia della vita in comunione con Dio e con i fratelli (cfr. “Vieni Santo Spirito” Sequenza allo Spirito Santo proclamata nella solennità di Pentecoste).
«Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore». Così il versetto dell’alleluia che introduce i vangeli delle messe di Pentecoste: è il popolo di Dio che chiede a gran voce e con gioia il dono vivificante del Santo Spirito di Dio.
Nella liturgia delle Pentecoste si intrecciano almeno tre temi: la profezia, il fuoco, l’acqua.
La profezia è illustrata dalla lettura del profeta Gioele (3,1-5) che annuncia il tempo in cui lo Spirito – effuso su tutto il popolo – lo renderà profeta. Il profeta è colui che ha fatto una tale esperienza personale di Dio, ha trovato una tale consonanza spirituale con il volere e l’agire misericordioso di Dio, che annuncia la parola stessa di Dio: così dice il Signore. Parola di denuncia del peccato, del fallimento dell’agire dell’umanità e – allo stesso tempo – annuncio di salvezza, di un cuore nuovo (cfr. Ger 31,31-34; Ez 36,24-27), di una rinnovata capacità di amore per i fratelli.
Questo perché il profeta ha fatto la medesima esperienza personale di fallimento e di rinascita a vita nuova. Egli annuncia al popolo ciò che ha sperimentato vero per sé: la partecipazione di Dio alla fallimentare storia sua e del suo popolo, sempre fedele alla promessa fatta ai padri di una pienezza di vita.
Il profeta si identifica con il sentire di Dio, lo fa suo e lo vive come vocazione personale. Tutti siamo chiamati a diventare profeti, a sentire come Dio grazie al suo Spirito che ci abilita a realizzare la misericordia e la giustizia di Dio nella storia.
Il fuoco è raccontato nella teofania del Sinai (Es 19,16-20) e ripreso dalle lingue come di fuoco nel racconto della Pentecoste (At 2,1-11). Il fuoco è simbolo della vicinanza di Dio a Mosè sul Sinai e agli apostoli a Gerusalemme.
Al Sinai il Signore dona la legge al popolo con cui ha stretto alleanza dopo averlo condotto fuori dalla schiavitù d’Egitto per farlo giungere fino a lui. La legge donata da Dio non è per ricevere un contraccambio, ma per promuovere il popolo, che la ascolta, a vivere secondo la legge della vita, simbolo del Signore della vita che crea e libera.
La legge è il dono che permette di crescere, facendo prima e ascoltando poi («Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto», Es 24,7), perché è mettendo in pratica la parola di Dio che si giunge a comprenderla, è l’esperienza vissuta che conduce alla vera conoscenza del sentire di Dio.
L’acqua, simbolo di vita e dello Spirito, è richiamato da Gesù nel vangelo della messa della vigilia (Gv 7,37-39). Geremia aveva affermato che l’acqua viva, l’acqua di sorgente, era il Signore (Ger 2,13; 17,13) che il popolo aveva abbandonato per scavarsi cisterne che perdevano acqua, gli idoli. Gesù afferma che acqua viva, lo Spirito, sgorgherà da colui che crede in lui.
Il cristiano, abitato dallo Spirito di Pentecoste, è così abilitato ad effondere lo Spirito di Dio sui fratelli, consolando e dando forza a coloro che incontra nella sua vita.
Vivendo questa abitazione dello Spirito possiamo cominciare a realizzare quello stile di chiesa sinodale che papa Francesco, uomo di Dio, ci addita con insistente audacia. Non una chiesa ripiegata su se stessa e sui suoi problemi, ma una chiesa missionaria, capace in ciascun cristiano di consolare e dare forza a ogni donna e a ogni uomo, secondo lo stile del Consilio Vaticano II: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (Gaudium et spes n. 1).
Abitati dallo Spirito possiamo diventare testimoni credibili della misericordia di Dio nella storia, resi coraggiosi dalla sua forza, come lo sono stati gli Undici a Pentecoste, che sono usciti dalla casa in cui si erano rinchiusi per paura dei Giudei per annunciare Gesù Cristo, morto e risorto, fonte di vita per tutta l’umanità.

 

Lo Spirito ci abilita all’amare https://pop.acli.it/images/articoli/PENTECOSTE_800x800.jpg Redazione POP.ACLI