Claudia Goldin, docente di Economia all’Università di Harvard, classe 1946, ha vinto il Premio Nobel per l'Economia 2023 per i suoi studi sul gender gap...

Goldin è una docente di economia, ma anche una storica, una demografa e una sociologa, e ha elaborato il primo ampio studio sull’evoluzione della partecipazione delle donne al mercato del lavoro nel corso dei secoli, esaminando sia i livelli occupazionali che la loro retribuzione.

Sono queste le prime informazioni che di lei possiamo trovate sul web. Anche se non sembra, contengono già abbastanza elementi su cui riflettere.

Ma andiamo con ordine.

Il premio Nobel per l'economia è il più giovane dei riconoscimenti dell'Accademia di Svezia e l'unico non presente nelle disposizioni testamentarie di Alfred Nobel del 1895. Mentre gli altri cinque premi (Pace, Letteratura, Medicina, Fisica e Chimica) iniziarono ad essere assegnati del 1901, quello per l'Economia fu istituito dalla Banca di Svezia in occasione dei 300 anni dalla fondazione (avvenuta nel 1668) e la sua prima assegnazione avvenne nel 1969.

A scorrere l'elenco dei vincitori, oltre alla facile constatazione che sono quasi tutti uomini, si rileva anche il fatto che si tratta di economisti. Cioè, tranne rari casi, "economisti e basta"…

Bisogna attendere il 1998, con l'attribuzione del premio ad Amartya Sen, per trovare due elementi di discontinuità. Il primo è che Sen è un filosofo oltre che un economista; il secondo è che il suo oggetto di studio è di natura "sociale". Nella motivazione, si legge infatti che il suo contributo all'economia del benessere e alla teoria delle scelte sociali ha radicalmente innovato i paradigmi dell'eguaglianza e delle libertà con riferimento allo sviluppo e alla povertà. In altre parole, potremmo anche dire che Sen è stato il primo ad aver inserito elementi di natura extra-economica nella valutazione dei processi e dei modelli economici, ad essere stato capace cioè di superare i limiti delle analisi economiche tradizionali.

Un anno dopo, a quarant'anni dalla sua istituzione, nel 1999, il Premio viene assegnato per la prima volta ad una donna: Elinor Ostrom.

Il riconoscimento viene riconosciuto ex-equo con l'economista Oliver Williamson. Sì perché Elinor Ostrom non era un'economista, ma una politologa, una delle studiose più importanti dei “beni comuni” e viene premiata “per l’analisi della governance economica, in particolare i beni comuni”. I suoi studi si concentrano sul governo delle risorse senza proprietari (i common) - i pascoli, le foreste, le acque, l’atmosfera o il web - e alla fine, tra la tirannia del mercato e l'ingerenza dello Stato, individuano una terza via e le condizioni perché la "tragedia dei beni comuni" (cioè l'essere necessariamente destinati all'estinzione) non abbia a consumarsi: la comunità. È la gestione comunitaria a rendere possibile l’uso responsabile, rispettoso e solidale dei beni comuni.

Ah, un dettaglio: se cercate i premi Nobel per l'Economia nel glossario della Banca d'Italia, troverete Oliver Williamson ma non Elinor Ostrom...

Quindici anni dopo, nel 2015, il premio viene attribuito ad Angus Deaton "per le sue analisi sui consumi, la povertà e il welfare", molto vicino come pensiero e come formazione ad Amartya Sen: «A mio avviso, un problema centrale dell'economia tradizionale moderna è la sua portata limitata. Il campo si è disancorato dalla sua vera base, che è lo studio del benessere umano. L'economia dovrebbe riguardare la comprensione e l'eliminazione dei fattori alla base dello squallore e della tristezza che derivano dalla povertà e dalla privazione. Ancora una volta, la Teoria Generale di Keynes ha una buona sintesi: "Il problema politico dell'umanità è come combinare tre cose: efficienza economica, giustizia sociale e libertà individuale". Sembra che abbiamo abbandonato gli ultimi due elementi della triade di Keynes. Dobbiamo superare la nostra idea fissa sul solo denaro come misura del benessere umano. Abbiamo bisogno di una migliore conoscenza del modo in cui pensano i sociologi. E soprattutto, dobbiamo passare più tempo con i filosofi, riconquistando il territorio intellettuale che era centrale per l'economia...».

Il premio a Deaton anticipa di soli 4 anni il Nobel "per l'approccio sperimentale nella lotta alla povertà globale", assegnato a tre economisti nel 2019, tra i quali la "seconda donna": Esther Duflo, laureata in storia oltre che in economia.

Insieme a suo marito Abhijit Banerjee, destinatario anch'egli del Nobel, Esther Duflo ha studiato a lungo i sistemi di sicurezza sociale e la loro sottovalutazione in termini di sviluppo, in particolare evidenziando il collegamento tra disparità economica, disuguaglianze e sfiducia. La dimensione della fiducia come elemento necessario alla governance di processi sociali è comune - pur tra le tante differenze - con la Ostrom: «la crisi dei sistemi di sicurezza sociale è ormai diventata un problema strutturale. Al fondo vi è un giudizio negativo nei confronti della parte povera della popolazione ritenuta non in grado di utilizzare con profitto quanto viene destinato loro. Una forma di sfiducia che genera fragilità sistemica. E rallenta le pratiche di sviluppo...».

Ancora 4 anni e arriviamo a Claudia Goldin, economista del lavoro e storica, terza donna a ricevere il Premio ma prima a riceverlo "in esclusiva", "per aver fatto progredire la nostra comprensione dei comportamenti femminili nel mercato del lavoro".

«Storicamente - si legge nel comunicato stampa che ha annunciato l'assegnazione del Premio - gran parte del divario retributivo di genere potrebbe essere spiegato dalle differenze nelle scelte educative e professionali. Tuttavia, Goldin ha dimostrato che questa differenza di reddito si mantiene ancora oggi tra gli uomini e le donne nella stessa occupazione, e questo si verifica per lo più alla nascita del primo figlio. Comprendere il ruolo delle donne nel mercato del lavoro è importante per la società. Grazie alle ricerche pionieristiche di Claudia Goldin ora sappiamo molto di più sui fattori sottostanti e sugli eventuali ostacoli devono essere affrontati in futuro».

In quasi 55 anni, tre donne hanno ricevuto il prestigioso Nobel. Qualcosa le accomuna: l'interdisciplinarietà e la non "compartimentazione" dei saperi, ma anche la cifra sociale e comunitaria del loro lavoro, pur in campi assai diversi.

Che la questione del gender gap non sia stato neanche per Claudia Goldin (solo) un “oggetto di studio”, ma una esperienza diretta, ce lo conferma un articolo apparso il 12 ottobre scorso su Micromega: «Claudia Goldin, anche come presidente dell’American Economic Association, ha sostenuto attività atte ad incrementare il numero di donne che si occupano di economia in campo accademico (sia tra studenti che tra docenti). Ancora oggi è infatti più difficile per le donne che per gli uomini, accedere e progredire nel mondo accademico. In Italia, guardando ai dati rilevati proprio il giorno della proclamazione del Nobel a Goldin, le donne rappresentano appena il 32% del personale docente in economia nelle università italiane (dati MIUR) e solo il 21% delle economiste è ai livelli apicali della carriera accademica (professori ordinari). Tuttavia, tra i precari della ricerca le donne sono ben il 42% (ricercatori RTD-A in economia)…».

Insomma, le cose cambiano. Ma molto, molto lentamente...


(Foto https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=138640342)

Un altro genere di economia... https://pop.acli.it/images/Claudia_Goldin.jpg Redazione POP.ACLI