Per il Papa è necessario mettersi in ascolto di un mondo la cui integrità è compromessa

Nella recente esortazione apostolica Laudate Deum, papa Francesco riprende e sviluppa temi già affrontati nelle sue due encicliche più note, Laudato si’ e Fratelli tutti, quali l’urgenza di affrontare la crisi sociale e ambientale, l’ascolto della scienza, la critica al paradigma tecnocratico, la volontà di costruire un “noi” in grado di prendersi cura della casa comune, mediante il lavoro delle istituzioni internazionali e il protagonismo della società civile.

Il documento, rivolto non esclusivamente ai fedeli cattolici, ma a «tutti voi, sorelle e fratelli del nostro pianeta sofferente» (n. 2), prende le mosse dalla necessità di mettersi in ascolto di un mondo la cui integrità è compromessa dai comportamenti umani irresponsabili: «il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura» (ibid.), con conseguenze che ricadono soprattutto sulle fasce più vulnerabili della popolazione mondiale, sottolineando la stretta connessione tra il problema ambientale e quello sociale. È la chiave di volta dell’insegnamento di papa Francesco sull’ecologia integrale, secondo il quale siamo inestricabilmente legati a tutti gli altri viventi e non viventi sul pianeta: i «lamenti della terra sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti» (n. 5).

L’esortazione mostra le evidenze del cambiamento climatico, alla luce dei nuovi risultati scientifici, che vedono una situazione climatica che evolve rapidamente e che corroborano e rafforzano quanto già si sapeva 8 anni fa (anzi da molto di più), ovvero l’origine antropica del cambiamento. L’iniquità internazionale relativamente ai cambiamenti climatici nasce dal fatto che i responsabili del riscaldamento globale non sono i poveri che hanno troppi figli, bensì le più benestanti società sviluppate. In questo nota anche che «la crisi climatica non è propriamente una questione che interessi alle grandi potenze economiche, che si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili» (n. 13).

Papa Francesco analizza criticamente il cosiddetto “paradigma tecnocratico”, che consiste nel pensare «come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia» (n. 20), con l’ossessione di «accrescere oltre ogni immaginazione il potere dell’uomo, per il quale la realtà non umana è una mera risorsa al suo servizio» (n. 22). Questo paradigma stride ovviamente con il concetto di ecologia integrale, per cui non possiamo dire «che la natura sia una mera “cornice” in cui sviluppare la nostra vita e i nostri progetti, perché siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati, così che il mondo non si contempla dal di fuori ma dal di dentro» (n. 25).

Nell’esortazione il Pontefice invita a cambiare stili di vita, a fare comunità e a spingere dal basso sulla politica per una vera conversione ecologica. Insomma, questa esortazione completa la precedente enciclica Laudato si’, nel solco di una continuità legata al concetto di ecologia integrale nel rapporto tra uomo e uomo, e uomo e natura. Tutto ciò si basa su quanto deriva dalla contemporanea scienza del clima, è assolutamente consono con una visione moderna e sistemica delle interconnessioni che esistono sul nostro pianeta e deve spingere tutti noi verso la «strada della cura reciproca» (n. 72).

Papa Francesco ci invita a ritrovare le «motivazioni spirituali» per saldare la dimensione della fede con la vita, nella logica dell’ecologia integrale. Ci invita a cercare nell’esperienza religiosa cristiana – ma il medesimo invito è rivolto anche ai fedeli di altre religioni – una fonte motivazionale per affrontare i problemi di oggi. È evidente l’opposizione tra la fede che ci fa sentire uniti alle altre creature e il paradigma tecnocratico che ci isola dalle realtà circostanti. L’invito è quindi a riscoprire il mondo come “zona di contatto” tra l’essere umano e le altre specie. Questa postura porta a riconoscere che «il valore peculiare e centrale dell’essere uman«» (n. 67), affermato dalla tradizione giudaico-cristiana, deve essere oggi interpretato nella forma di un “antropocentrismo situato” fondato sulla consapevolezza che «la vita umana è incomprensibile e insostenibile senza le altre creature» (ibid.). Questa visione relazionale pone fine «all’idea di un essere umano autonomo, onnipotente e illimitato» (n. 68) e permette di comprendere la nostra umanità «in maniera più umile e più ricca» (ibid.).

L’esortazione è un ulteriore ricchissimo stimolo a riprendere con decisione il nostro cammino di conversione ecologica, come fondamentale processo di sviluppo del nostro modo di vivere cristianamente dentro il cambiamento d’epoca che stiamo attraversando. Si tratta di cambiare paradigma per trasformare la cultura del consumo e lo «stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale» (n. 72), attraverso scelte personali e comunitarie, spirituali e sociali in grado di plasmare un diverso approccio alla vita.

 

 N. 11-12 novembre-dicembre 2023

Il cambio di paradigma della Laudate Deum https://pop.acli.it/images/ambiente_ecologia.jpg Redazione POP.ACLI