Un percorso per i vicoli del Ghetto di Roma  per valorizzare la conoscenza e la coscienza della Shoah e favorire una cultura della pace...

Visitare il ghetto di Roma e fare memoria della deportazione del 16 ottobre 1943 significa entrare a far parte di quella catena di testimoni che accolgono con rispetto quella vicenda e che del rigore della ricostruzione storica e umana ne fanno una scelta di metodo.

Giovedì 18 gennaio un gruppo di aclisti ha partecipato a “Una giornata particolare”: un percorso a piedi per i vicoli del ghetto di Roma che si inserisce nel progetto “Cammino per la Memoria”, un percorso, promosso dall’Area Cultura, studi, ricerche e formazione delle Acli nazionali e dal CTA APS - Sede Nazionale che sostiene incontri di studio per valorizzare la conoscenza e la coscienza della Shoah e favorire una cultura della pace.

I partecipanti sono partiti da Piazza Mattei, conosciuta anche come Piazza della fontana delle tartarughe, accompagnati dalle parole e il racconto dello storico Fabio Todero, con i canti e le letture di Evelina Meghnagi, sui passi di Fatina Sed attraverso il ricordo della nipote Fabiana Di Segni.

L’evento del rastrellamento degli ebrei di Roma si inquadra nel periodo seguito alla caduta di Mussolini del 25 luglio del 1943 e con l’insediamento del Governo Badoglio. Trascorsero 45 giorni prima dell’8 settembre con la scelta del re di andare a Pescara dopo l’annuncio dell’armistizio da parte di Badoglio. Nel frattempo, truppe naziste stavano scendendo dal nord per occupare la penisola.

Il 10 settembre, dopo due giorni di scontri nella capitale, Roma viene dichiarata città aperta per evitarne la distruzione.

Himmler chiede a Kappler una «immediata soluzione del problema ebraico nei territori recentemente occupati dalle forze armate del Reich. Il 24 settembre un telegramma a Kappler diceva esplicitamente: «Tutti gli ebrei senza distinzione di nazionalità, sesso e condizioni dovranno essere trasferiti in Germania e ivi “liquidati”».

L’ordine avrebbe dovuto essere eseguito il 1 ottobre 1943, ma per mancanza di personale verrà rinviato al 16 ottobre. Il 26 settembre viene chiesto alla comunità di Roma un pagamento di 50 chili di oro per avere salva la vita. Ci fu una gara di solidarietà anche da parte di non ebrei, ma il destino era già segnato in quanto la promessa non verrà mantenuta.

Danneker, a capo della squadra speciale per organizzare il rastrellamento, divise la città in 26 “recinti operativi” in base a vari elenchi di ebrei in possesso dei nazisti.  

Il rastrellamento ebbe inizio verso le cinque e mezza del mattino del 16 ottobre e terminò verso le ore tredici.

Il rapporto di Kappler a Berlino parla dell’arresto di 1259 persone: 363 uomini, 689 donne e 207 bambini. Furono rilasciati i coniugi e i figli di matrimoni misti, 237 persone tra cui 7 ebrei che elusero i controlli.

Il 18 ottobre partirono 1022 persone su un treno di 18 carri bestiame che raggiunse Auschwitz-Birkeau alle 23 del 22 ottobre. Subito furono eliminati nelle camere a gas 839 persone (l’82%). Dopo il 16 ottobre furono arrestati e deportati altri 1069 ebrei, cui vanno aggiunti i 75 ebrei assassinati alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Dei 2091 deportati tornarono 73 uomini e 28 donne. Dei primi del 16 ottobre tornarono 14 uomini e una donna.

Tra coloro che ritornarono ci fu Fatina Sed, che non parlò mai in famiglia di quanto avvenuto ad Auschwitz, come ha testimoniato Fabiana Di Segni, ma scrisse un diario della sua esperienza “Biografia di una vita in più” (Elliot, Roma 2017, pp. 91, euro 13,50) ritrovato dopo la sua morte a seguito di un sogno di Fabiana in cui Fatina indicava il luogo dove ritrovarlo e che Fabiana ha conservato per alcuni anni prima di decidere di pubblicarlo, perché la memoria deve poter fare il suo percorso e il suo lavoro per poter diventare pubblica, anche per riguardo a chi ha lasciato un ricordo così personale.  

Fabiana Di Segni ha condiviso brani del diario di Fatina e ricordi personali mostrandoci dove viveva la famiglia e come era riuscita a non farsi catturare nella retata del 16 ottobre.

Evelina Meghnagi ha accompagnato il cammino con suggestivi canti ebraici di varie epoche e luoghi che testimoniano della ricchezza e varietà della cultura ebraica e che hanno suscitato vivide emozioni.

Al congedo sia Fabiana che Evelina hanno ringraziato calorosamente i partecipanti per la loro presenza e per il desiderio di assumersi il compito di testimoni per continuare a tenere viva la memoria di questi tragici eventi, monito per tutti noi, affinché l’indifferenza che ha accompagnato gli ebrei dalla promulgazione delle leggi razziali nel 1938 fino alla fine della guerra non si ripeta più.

Abbiamo imparato ancora una volta l’importanza di vigilare e discernere sui piccoli e grandi fatti della storia nostra e futura, perché ciò che è avvenuto una volta non accada di nuovo.

 

 N.1 Gennaio 2024

Una giornata particolare: memoria e impegno https://pop.acli.it/images/giornata_particolare_2024.jpg Redazione POP.ACLI