Spogliamoci da ogni retorica e affrontiamo serenamente la celebrazione: l’8 Marzo...

La Giornata internazionale della donna, non è una festa, ma una ricorrenza internazionale che vuole sottolineare l’importanza della lotta per i diritti delle donne; non è quindi una festività, bensì un momento di riflessione e di rivendicazione.

La ricerca Acli “LAVORARE DIS/PARI” ha ben evidenziato la disparità di genere salariale: metà delle donne non è autonoma economicamente, il lavoro femminile è più precario, condizionato dalla presenza o meno di figli, la retribuzione è più bassa. Non parliamo poi dello sviluppo della carriera e delle pensioni che ne conseguiranno.

Gli stereotipi di genere, specialmente nelle fasce più povere e deboli, rischiano di segnare per sempre il futuro delle nuove generazioni, che potrebbero restare intrappolate in ruoli da cui sarà a dir poco complicato poter uscire.

La politica non aiuta, i nostri legislatori sono in maggioranza uomini e le poche donne che raggiungono ruoli apicali spesso tentano di imitare una postura maschile che, oltre a non poter essere naturale, non favorisce certamente l’auspicato cambio di passo.

Il diritto di vivere felici è un diritto di tutte e di tutti! Vivere la vita in libertà, con potere di scelta senza costrizioni, gioire per la maternità, ma anche per lo sviluppo della propria carriera, vivere l’amore senza ricatti e conseguenze nefaste dovrebbe costituire un naturale percorso umano e spirituale e non un privilegio concesso a fronte di non si sa bene quale merito. Non esiste un unico modo di vivere, ognuna (come ognuno) ha il diritto di realizzarsi e di essere sé stessa. Siamo sì diverse, con sensibilità e stili differenti, ma tutte rivendichiamo pari opportunità. È una battaglia che ci investe, ma anche ci responsabilizza. I tempi sono cambiati e i nostri diritti sono in pericolo. La battaglia deve trovarci coese, solidali e possibilmente unite (con gli uomini) perché la società la costruiamo insieme ed il rispetto della dignità dell’altro/a è il perno su cui forgiare l’incerto futuro.

Vogliamo coinvolgere gli uomini nella costruzione di una società più equa e libera da pressioni e convenzioni affinché la tutela dei diritti delle donne non sia solo una questione femminile, ma un tema universale. Oltre al genere e al potere, ad essere evidenti sono le diverse forme di discriminazione, le differenze, gli stereotipi e le ingiustizie presenti nel mondo.

«Le donne delle generazioni precedenti, fra le prime a entrare in massa nel mondo del lavoro, a (provare a) scalare le gerarchie, a conciliare famiglia e carriera, sono sopravvissute grazie alla capacità di combattere i pregiudizi. La loro strategia è stata quella di mostrare, al costo di enormi sacrifici, di essere pari agli uomini mentre si addossavano tutto il carico in casa. [...] Ma a che costo ce l’hanno fatta? A cosa hanno dovuto rinunciare? Una società in cui emerge la prospettiva femminile non è una società in cui le donne diventano uguali agli uomini, vivono e lavorano come gli uomini hanno sempre vissuto e lavorato. È piuttosto un luogo che cambia per le donne e per gli uomini» (Gianrico e Giorgia Carofiglio, L’ora del caffè, Einaudi, 2022).

Guardando alla storia, se è vero che l’eguaglianza formale è ormai un diritto acquisito quasi ovunque, è sul piano sostanziale che ancora oggi si gioca la partita: il divario occupazionale, quello retributivo, la presenza delle donne in ruoli di leadership e nei settori tradizionalmente caratterizzati dalla componente maschile, la giustizia riproduttiva, sociale e ambientale, la gestione dei carichi di cura, la conciliazione vita-lavoro.

Le leggi da sole non sono sufficienti a rendere effettiva la parità, urgono interventi trasformativi anche sul piano culturale: occorre fornire alle nuove generazioni, a partire dall’infanzia, strumenti utili a rimuovere quei pregiudizi radicati nella società e trasversali a entrambi i generi, a liberare le aspirazioni delle bambine e a sostenere le donne nei loro percorsi di carriera. Serve inventare, a partire dal linguaggio, un nuovo spazio di consapevolezza e di azione. E’ tempo di un’alleanza intergenerazionale: «Una donna da sola può fare poco. Anche un uomo da solo può fare poco. Solo lo sforzo coordinato e continuo di una squadra può portare al cambiamento, perché permette a chi è stanco di riposare, ai più giovani e freschi di mettere l’energia del neofita, e ai veterani di contribuire con la strategia» (Giulia Blasi, Manuale per ragazze rivoluzionarie, Rizzoli, 2018).

 

 N.2 Febbraio 2024

8 Marzo, è tempo di Diritti! https://pop.acli.it/images/donne.jpg Redazione POP.ACLI