L’incontro presso la fabbrica LEONARDO S.p.A. a ricordo dei lavoratori genovesi deportati per aver promosso e partecipato agli scioperi...

 Il 18 aprile 2024 presso fabbrica LEONARDO S.p.A. abbiamo posato una corona alla lapide del 16 giugno ’44 e dal loro sito si legge: Siamo il “GRUPPO 16 GIUGNO 1944”, Associazione il cui nucleo prese vita alla fine del 1945 dai lavoratori genovesi ex deportati nei territori del terzo Reich. La nostra colpa, aver promosso e partecipato agli scioperi che, dal marzo del ’43 si ripeterono “su vasta scala” nelle nostre come nelle altre fabbriche d’Italia e si intensificarono dopo l’8 settembre, contro gli invasori tedeschi e i repubblichini del ricostituito partito fascista, la Repubblica Sociale Italiana (RSI). - Scrivono ancora - nostro compito è tener vivo il ricordo della tragica deportazione… concorrere all’affermazione dei sentimenti di fraterna convivenza tra i popoli... affinché la PACE nella libertà, sia sempre la vera incontestata Sovrana”.

È per questo che abbiamo partecipato. Loro erano tutti uomini, ma come donna vorrei evidenziare due aspetti a cui tengo molto: “Donne e Resistenza” e “Resistenza e Pace.

Durante gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale, le strade di molte città italiane, tra cui Genova, furono teatro di storie di coraggio e determinazione. Tuttavia, spesso queste storie hanno trascurato un gruppo di eroine silenziose: le donne della Resistenza. Le donne partigiane, spesso dimenticate o trascurate dalla storiografia ufficiale, hanno svolto ruoli vitali nella lotta contro il fascismo e il nazismo. Presento allora alcuni aspetti del loro contributo

Le staffette Partigiane: Molte donne hanno agito come staffette, portando cibo, armi, riviste e materiali di propaganda ai partigiani. Rischiavano la vita, subivano torture e violenze sessuali. Non erano armate, ma la loro dedizione era fondamentale per la resistenza.

Ruoli di Protezione: Altre donne hanno protetto i partigiani, nascondendoli, curandoli e fornendo loro viveri nei nascondigli. Queste figure spesso operavano nell’ombra, ma senza di loro, la resistenza non sarebbe stata possibile.

Lotta Armata: Alcune donne hanno partecipato direttamente alla lotta armata, imbracciando un’arma e combattendo contro l’occupazione nazifascista.

Silenzio e Riconoscimento: Dopo la guerra, c’è stato un silenzio generale sulla resistenza femminile. Tuttavia, a partire dagli anni '60, con le lotte per l’autodeterminazione femminile, si è cominciato a rivendicare un ruolo per le donne nella storia della repubblica e della resistenza.

Medaglie d’Oro al Valore: Solo diciannove donne hanno ricevuto medaglie d’oro al valore per le loro azioni durante la resistenza. Tra queste, Irma Bandiera, Carla Capponi e Norma Pratelli Parenti.

Voglio anche ricordare Teresa Mattei, partigiana, politica, pedagogista genovese, che fu anche la più giovane eletta all’Assemblea Costituente (1946-1948), dove assunse l'incarico di segretaria dell'ufficio di presidenza. A soli venticinque anni d'età, fu la più giovane tra tutti i costituenti. L'articolo 3 della Costituzione, sul tema fondamentale dell'uguaglianza, porta anche la sua firma: Mattei riesce infatti a far introdurre nell'articolo, al secondo comma, l'espressione "di fatto": "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Ciò impone alla Repubblica di garantire che le donne possano sviluppare appieno le proprie potenzialità e talenti. Nel 2017 Genova le ha intitolato Piazzetta Teresa Mattei nel centro storico.

Vediamo quindi che la resistenza fu per le donne non solo liberazione dal fascismo, ma anche liberazione di genere. Le donne dimostrarono che il loro protagonismo poteva manifestarsi in modi nuovi e diversi e che la lotta per la libertà coinvolgeva tutti, indipendentemente dal genere.

Ricordiamo queste donne con gratitudine e ammirazione. La loro resilienza e il loro impegno sono un faro di speranza per le generazioni future, un monito a non dimenticare mai il loro contributo alla storia d’Italia.

Per quanto riguarda la resistenza e la pace, questi sono concetti profondamente intrecciati nella storia umana. Riflettendo sul loro significato e impatto possiamo innanzitutto dire che La Resistenza è un atto di Coraggio: La resistenza è l’atto di opporsi a un potere oppressivo o a un regime ingiusto. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la resistenza ha assunto molte forme: dai partigiani che combattevano contro l’occupazione nazista alle persone che nascondevano gli ebrei per proteggerli dalla persecuzione. La resistenza richiedeva coraggio, determinazione e una fede incrollabile nella giustizia.

Inoltre, la Pace va oltre l’Assenza di Guerra: non è solo la fine dei conflitti armati, ma anche la creazione di una società giusta, equa e armoniosa. La pace non è solo un risultato, ma un processo continuo. Esistono diverse definizioni di pace: dalla semplice assenza di violenza alla pienezza di vita. La pace è anche legata alle libertà individuali e collettive, alla dignità umana e alla capacità di vivere una vita significativa.

È necessario tenere conto della congruenza tra mezzi e fini: la resistenza e la costruzione della pace richiedono scelte difficili. Non si tratta solo di “vincere” contro un nemico, ma di andare oltre la violenza. La congruenza tra mezzi e fini è cruciale: come possiamo perseguire la pace utilizzando mezzi violenti? Gandhi ci ha insegnato che la nonviolenza è un cammino verso la pace, non solo un obiettivo finale.

Qual è quindi l’eredità della Resistenza? L’Italia ha vissuto la resistenza contro il fascismo e l’occupazione nazista. Le scelte compiute dai partigiani sono state spesso dettate dalla necessità, dal caso e dall’utopia. Oggi, riflettere sulla nostra resistenza ci aiuta a comprendere meglio il significato di ogni resistenza e il suo legame con la pace. È un processo di emancipazione individuale e collettiva, un modo per trasformare la realtà intorno a noi e costruire un mondo più giusto e armonioso.

Nel frattempo, però, ahimè, ci si riarma come da tempo non accadeva. Senza inibizioni di sorta si torna a far parlare le guerre come unica strategia di risoluzione dei conflitti internazionali e locali. La radice di tutti i mali, la dimenticanza, sembra aver preso il potere nell’immaginario culturale e politico dei popoli. Senza la memoria delle macerie e del deturpamento irreversibile dei volti umani tutto ridiventa possibile.

Ed è per questo che vorrei brevemente rendere più concrete le parole riflettendo cu come applicare i principi di resistenza e pace alla situazione attuale nel mondo.

Purtroppo, la situazione è complessa e sfaccettata. Tuttavia, possiamo trarre ispirazione dai principi di resistenza e pace per affrontare le sfide che ci circondano:

La disuguaglianza economica, sociale e di accesso alle risorse è diffusa in tutto il mondo. Possiamo resistere a questa disuguaglianza sostenendo politiche e azioni che promuovono l’equità, l’accesso alle cure mediche, l’istruzione e l’opportunità per tutti.

L’odio, la xenofobia e l’intolleranza sono ancora presenti. Possiamo resistere a queste forze promuovendo la comprensione, il dialogo e l’accettazione delle differenze culturali, religiose e di genere.

La crisi climatica minaccia il nostro pianeta. Possiamo resistere all’inquinamento, alla deforestazione e al cambiamento climatico sostenendo politiche ambientali e adottando comportamenti sostenibili.

La pace richiede dialogo, negoziazione e comprensione reciproca. Possiamo lavorare per risolvere i conflitti tramite la diplomazia, evitando la violenza e cercando soluzioni pacifiche.

La pace inizia con l’empatia verso gli altri. Possiamo cercare di comprendere le esperienze degli altri, ascoltare le loro storie e agire con compassione.

Investire nell’istruzione e nell’educazione dei giovani è fondamentale per costruire un mondo di pace. Dobbiamo insegnare loro i valori della tolleranza, del rispetto e della giustizia.

Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere. Possiamo essere agenti di cambiamento nelle nostre comunità, nei nostri luoghi di lavoro e nelle istituzioni. Piccoli gesti possono fare la differenza.

In conclusione, la resistenza e la pace sono due facce della stessa medaglia. La resistenza ci insegna a lottare per la giustizia, mentre la pace ci spinge a costruire un futuro migliore. Entrambe richiedono coraggio, impegno e una visione di speranza. Siamo chiamati a essere parte attiva di questo processo. Sono le scelte che facciamo oggi che plasmeranno il nostro domani. 

Donne, resistenza e pace https://pop.acli.it/images/APRILE/shutterstock_2137500423.jpg Redazione POP.ACLI