Venerdì 7 e sabato 8 giugno si è svolto a Roma il quarto laboratorio di sviluppo e condivisione dei Punto ACLI Famiglia, organizzato dall’Area Famiglia e Stili di vita della sede nazionale, in collaborazione con il Coordinamento Donne e l’Area Lavoro delle ACLI nazionali...

Venerdì 7 e sabato 8 giugno si è svolto a Roma, presso il Centro Seraphicum, il quarto laboratorio di sviluppo e condivisione dei Punto ACLI Famiglia, organizzato dall’Area Famiglia e Stili di vita della sede nazionale, in collaborazione con il Coordinamento Donne e l’Area Lavoro delle ACLI nazionali. Il quarto workshop, dal titolo “Famiglia e lavoro, un intreccio per generare speranza”, ha puntato l’attenzione sul legame stretto e imprescindibile tra il lavoro e la dimensione familiare, due termini che si influenzano fortemente a vicenda.  

L’appuntamento è l’ultimo del ciclo di laboratori delle Acli per le realtà territoriali che si occupano di famiglia e conclude, quindi, il percorso di aggiornamento e di condivisione progettato dall’Area Famiglia e Stili di vita, che si è snodato nell’arco di circa due anni. Un percorso laboratoriale che ha consentito di guardare alla famiglia da molteplici prospettive e di avvalersi del contributo di diversi approcci disciplinari e operativi, al fine di restituire un’immagine viva ed aggiornata delle famiglie odierne e delle loro principali problematiche. Un percorso che ha inteso mettere al centro i territori, dove sorgono domande ma anche risposte ai bisogni che diventano spesso buone pratiche da replicare. 

Nel corso dell’evento, il tema del lavoro è stato approcciato dalla prospettiva dei suoi molteplici cambiamenti, che riguardano sia le forme organizzative, sia i contenuti, e come questi cambiamenti impattino sulle famiglie. Intenso, come sempre, il programma delle due giornate. In apertura dei lavori, Lidia Borzì, delegata di presidenza per Famiglia e Stili di vita, ha ricordato che «il lavoro è un elemento fondamentale per la creazione e il mantenimento delle famiglie. Esso e le condizioni in cui è svolto possono condizionare e/o compromettere la possibilità stessa di fare famiglia». Inoltre, ha rilevato come la flessibilizzazione cui è stato sottoposto il lavoro negli ultimi decenni abbia una doppia valenza: positiva per chi ha un profilo lavorativo che consente di coglierne le opportunità, e negativo per chi presenta fragilità e ne subisce i contraccolpi. A seguire, Liliana Ocmin, membro del Board dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), in collegamento da Ginevra, dove era in svolgimento la conferenza dell’ILO, ha tracciato un quadro della situazione del lavoro a livello mondiale, con specifico riguardo alla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, a partire da quelli più fragili, e delle loro famiglie. 

Nel blocco successivo di interventi sono state presentate da chi scrive le anticipazioni dell’indagine quantitativa sullo smart working, promossa dal Coordinamento Donne e dall’Area Lavoro delle ACLI nazionali, che approfondisce un aspetto del lavoro che cambia, quello relativo alle modalità della prestazione lavorativa. L’indagine è stata poi commentata dalla Dott.ssa Silvia Sansonetti della Fondazione Brodolini, mettendola a confronto con dati europei e sottolineando l’importanza che nel contesto in cui innovazioni come quella dello smart work sono calate presenti delle precondizioni che ne favoriscano una positiva riuscita. A seguire, Chiara Volpato, responsabile del Coordinamento Donne, ha evidenziato la necessità di valutare in ottica di genere le innovazioni nel mondo del lavoro: «ogni dispositivo introdotto nel nostro sistema e nel nostro ordinamento non si può ritenere neutro rispetto al genere e all’impatto sulla famiglia, perché esistono differenze vistose e gap a svantaggio delle donne che vanno considerati», ha dichiarato Volpato, altrimenti, ha aggiunto «anche la più interessante innovazione può presentare insidie per il genere femminile». Stefano Tassinari, vicepresidente vicario ACLI con delega al lavoro, ha rilevato come sia essenziale non approcciare novità come quella dello smart work nella logica di tenere lontane le persone dal lavoro, perché quest’ultimo fa parte del tempo di vita di tutte/i. Certo, ha aggiunto «certe trasformazioni vanno governate, affinché non abbiano esiti contrari a quelli attesi, come fu per l’introduzione del part time, che doveva sostenere il lavoro femminile ma che oggi è in larga parte involontario». 

Nella sessione pomeridiana è stato approfondito il tema del lavoro povero, non solo in termini di remunerazione. Natale Di Cola, Segretario CGIL di Roma e Lazio, ha fatto una panoramica sulla precarietà nella regione e nella capitale, che ha preso ormai il sopravvento nel mondo del lavoro: i contratti a termine rappresentano la nuova normalità ed è sempre più difficile che si trasformino in maggiore stabilità, tenendo sulla corda lavoratori e lavoratrici. Titti Di Salvo, Presidente Municipio IX Roma Eur, ha illustrato l’esperienza dell’Osservatorio messo in campo nel municipio per partire dalle trasformazioni del rapporto con il lavoro delle persone e tracciato il profilo di un municipio romano grande quanto una media città italiana, che deve ripensarsi sulla base della prossimità. Nel secondo slot, Paola Vacchina, Presidente di Forma, ha ricordato che proprio in famiglia maturano le scelte formative e lavorative degli individui, specie dei giovani, sottolineando la necessità di andare oltre le visioni stereotipate anche in questo campo pe ridurre il mismatch. Ha poi evidenziato l’importanza della formazione continua, per accompagnare i lavoratori e le lavoratrici lungo tutta la vita lavorativa, specie in una fase come quella attuale in cui la rivoluzione tecnologica non solo crea nuovi lavori, ma modifica la maggior parte di quelli esistenti e dotare le persone delle necessarie competenze, anche trasversali. Maria Antonietta Mura, Vicepresidente Manageritalia Lazio, Abruzzo, Molise, Sardegna e Umbria, ha sottolineato l’importanza della logica di sistema per diffondere le buone pratiche anche alle realtà imprenditoriali più piccole, che non possono fare grandi investimenti. Ha, inoltre, suggerito di rivolgere un’attenzione particolare all’ascolto e alla cura delle persone, perché oggi il mondo del lavoro è popolato da generazioni diverse, che assegnano significati diversi al lavoro, non necessariamente confliggenti, ma da integrare per il miglior risultato d’impresa. Nel corso della sessione, Martino Troncatti, presidente di ACLI Lombardia, ha illustrato l’iniziativa Rete Lavoro Lombardia, che oggi consta di 89 sportelli, nata per mettere in rete la rete ACLI con gli attori del territorio allo scopo di contribuire a dare una risposta ai soggetti che si trovano in vulnerabilità lavorativa. 

A conclusione della giornata, è stata realizzata la visita culturale guidata alla Centrale Montemartini, bell’esempio di archeologia industriale, cui è seguita la cena conviviale presso un locale tipico in zona. 

La sessione del sabato mattina, dedicata alle iniziative delle ACLI a sostegno di lavoro e famiglia, si è aperta con il dialogo fra Simone Bellezza (AIF) e Marta Ginettelli (ACLI Colf): all’apparenza, le due strutture sembrerebbero volte a rappresentare interessi contrapposti, ma in realtà entrambe tutelano soggetti fragili, tra i quali promuovere un’alleanza: da un lato le famiglie, che devono assistere un familiare fragile spesso avendo scarse risorse, e gli/le assistenti familiari. A seguire, Ilaria Frittelli, responsabile del Punto ACLI Famiglia di Ancona, ha esposto l’attività dello sportello locale per chi è in cerca di lavoro, che si basa sull’ascolto delle persone per poi supportarle nella stesura del Cv e cercare risposta nell’offerta, allo scopo di restituire loro autonomia e responsabilità nelle scelte. Erica Mastrociani, Presidente di Enaip, ha, invece, illustrato l’azione e i numeri di Enaip nella formazione professionale, che si ispira alla riduzione delle disuguaglianze e a sostenere individui e famiglie, partendo dal presupposto che sia ormai tempo di superare la dicotomia tra lavoro manuale e lavoro intellettuale. Mariangela Perito ha esposto l’esperienza del Progetto Policoro, nato per dare risposta concreta al problema della disoccupazione giovanile al Sud, sviluppando e diffondendo la cultura del lavoro. Alla base c’è la necessità di interrogarsi su che idea di lavoro stiamo tramandando e se oggi consideriamo i giovani come soggetti a pieno titolo. Da ultimo, ma non per ultimo, Livio Bertola del Consorzio AIPEC, ha esposto i principi basilari su cui si fonda l’Economia di comunione, che intende mostrare come si può fare business mettendo al centro le persone e sviluppare la logica della generatività anziché quella dell’accaparramento. 

Non è mancato il dibattito, in cui i partecipanti hanno illustrato esperienze locali di sostegno al lavoro e alla famiglia e aggiunto spunti di riflessione interessanti in merito ai temi trattati. I tre membri di presidenza hanno concluso i lavori con delle brevi battute: Chiara Volpato ha sottolineato la necessità di una rivoluzione culturale che punti su un’autentica condivisione tra i generi e non più sulla semplice conciliazione; Stefano Tassinari ha richiamato le proposte delle ACLI in tema di lavoro, che fanno sintesi di aspetti diversi, e che sono presenti nel documento della Direzione nazionale diffuso per il 1° maggio 2024. In chiusura dei lavori Lidia Borzì ha ricordato il percorso compiuto e gli obiettivi che lo hanno mosso, ringraziando tutti coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione e tutti coloro che hanno partecipato agli incontri. 

Famiglia e lavoro: un intreccio vitale https://pop.acli.it/images/GIUGNO/famiglia_e_stili_di_vita.jpg Redazione POP.ACLI