Giacomo Matteotti fu rapito e assassinato il 10 giugno 1924 da una squadra fascista dopo che il 30 maggio nel suo ultimo discorso alla Camera dei deputati chiese di riesaminare la validità delle elezioni...

Giacomo Matteotti fu rapito e assassinato il 10 giugno 1924 da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini. Il corpo di Matteotti fu ritrovato circa due mesi dopo l'omicidio, il 16 agosto 1924. 

Il giorno dopo il suo omicidio avrebbe pronunciato un discorso alla Camera denunciando uno scandalo finanziario che coinvolgeva Arnaldo Mussolini, fratello di Benito, e altre persone che avevano favorito una compagnia del petrolio statunitense.  

Questa fu la causa principale della sua morte, che avrebbe messo in imbarazzo lo stesso Mussolini, piuttosto che le sue denunce delle illegalità commesse fin dal 1921 dai fascisti, soprattutto nel nord Italia, come si è ritenuto per molti anni. 

Matteotti aveva 39 anni, era socialista fin da piccolo, non aveva fatto la Prima guerra mondiale in quanto ormai figlio unico (gli altri due fratelli erano morti di tubercolosi) di madre vedova, era stato al confino sui monti di Messina in quanto neutralista e contro la guerra.  

Dopo la partecipazione come consigliere e anche vicesindaco a Fratta Polesine, dove era nato il 22 maggio del 1885, e al consiglio provinciale di Rovigo, venne eletto deputato al Parlamento nel 1919 nel collegio di Ferrara e poi rieletto nel 1921 e nel 1924 nelle file del Partito Socialista Italiano.  

Già nel 1921 aveva denunciato lo squadrismo fascista e la sua violenza politica durante tutta la campagna elettorale per quelle elezioni.  

Nel 1922 fu espulso con Turati e la corrente riformista dal partito e fondò il Partito Socialista Unitario di cui divenne segretario. Aveva un carattere intransigente dovuto alle sue convinzioni ma sempre aderente ai fatti. Non c’era ideologia nei suoi discorsi, ma sempre una attenta ricostruzione delle vicende che richiedevano una presa di posizione ispirata alla giustizia sociale e alla libertà.  

Il 30 maggio 1924, nel discorso alla Camera dei deputati che decretò la sua condanna a morte, in cui chiese di riesaminare la validità delle elezioni, disse: 

«[...] Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. [...] L'elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. [...] Per vostra stessa conferma (dei parlamentari fascisti) dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà... [...] Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse».  

E concluse sottovoce rivolgendosi ai compagni di partito seduti accanto a lui: 

«Io, il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me».  

La violenza fascista, voluta e promossa da Benito Mussolini, non era infatti mai cessata anche sotto il primo governo presieduto da Mussolini, nonostante ormai il potere fosse stato conquistato e non ce ne fosse più bisogno per ripristinare l’ordine dopo il biennio di violenza “rossa”.  

Il fascismo conquistò il potere con le elezioni democratiche, ma pesantemente condizionate dalla violenza delle squadre fasciste. E Mussolini stesso si prese la responsabilità della violenza fascista: 

«Ebbene, io dichiaro qui al cospetto di questa assemblea ed al cospetto di tutto il popolo italiano che assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il Fascismo non è stato che olio di ricino e manganello e non invece una superba passione della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il Fascismo è stato un’associazione a delinquere, se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico, morale, a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento fino ad oggi» (discorso alla Camera dei deputati, 3 gennaio 1925). 

La Camera dei deputati, il 30 maggio 2024, a cento anni di distanza, ha commemorato quello storico discorso, a memoria di un uomo integro e integerrimo che ha sacrificato la sua vita per la libertà democratica allora calpestata dal regime fascista (la registrazione di questa rigorosa e commovente ricostruzione).

Matteotti ha difeso la libertà https://pop.acli.it/images/GIUGNO/Giacomo_Matteotti_2.jpg Redazione POP.ACLI