IPSIA ACLI ha seguito il summit ufficiale del G7 in Puglia, con la delegazione di Civil 7, in un momento drammatico delle relazioni internazionali...

IPSIA ACLI ha seguito il summit ufficiale del G7 in Puglia, con la delegazione di Civil 7, gruppo riconosciuto della società civile internazionale che si impegna ogni anno in occasione dei summit a promuovere un'azione di pressione politica per sollecitare i governi sui i temi della giustizia economica e sociale, ambiente, migrazioni, il diritto internazionale umanitario. 

Il 14 maggio alla FAO a Roma il Civil7 aveva illustrato le sue proposte, esito di un lavoro condiviso: Comunicato (civil7.org) 

IL G7 italiano è caduto in un momento drammatico delle relazioni internazionali, di guerre diffuse, il combinato disposto della globalizzazione e della fine dei vecchi equilibri geopolitici ha provocato il completo dissesto della politica internazionale. 

Un intero sistema di relazioni di rapporti tra stati, di egemonie, si è progressivamente dissolto in un quadro in cui nessun nuovo ordine ha sostituito l’equilibrio della guerra fredda. Alla crescita esponenziale di Cina e India ha fatto da contro altare, in occidente, una crisi del sistema finanziario dei debiti sovrani e un indebolimento delle democrazie liberali. 

L’invito del G7 ad alcuni paesi del sud globale è il segno del riconoscimento del loro crescente ruolo geo economico e politico, anche se quasi 2/3 dei paesi meno sviluppati si trovano oggi ad affrontare gravi difficoltà debitorie, alcuni nell’Africa subsahariana con una instabilità politica e di sicurezza, dove si verificano ripetuti golpe militari destinati ad aggravare i loro problemi. 

Aiutare i paesi vulnerabili a superare povertà, carestie, crisi sanitarie e climatiche dovrebbe essere anche il senso del Piano Mattei discusso al summit, purché non si traduca in una forma di mercantilismo post-coloniale ad uso e consumo del solo nord bisognoso di risorse. 

La politica in questi vertici è fatta di comunicazione e simboli e hanno colpito le immagini degli incontri del G7 e i suoi riti e quelle che arrivavano dal’ ucraina bombardata dai missili russi o del pellegrinaggio di un centinaio di persone guidate dal cardinale Zuppi a Gerusalemme e Betlemme in una Terra senza pace. 

Pesa un'impotenza diplomatica diffusa e allo stesso tempo i processi di progressiva verticalizzazione dei poteri. Oggi nella società digitale e dell'intelligenza artificiale, chi, dove, come vengono prese le decisioni in grado di incidere realmente a livello globale? 

il restringimento degli spazi democratici riporta al pensiero eretico di Elias Canetti e alle sue riflessioni tra la massa e il potere; popoli, istituzioni, economie, mondi paralleli che svolgono la loro vita senza incrociarsi mai: una élite che si sta replicando anche per vie claniche e familiari dirigendo assetti di potere ed enormi risorse finanziarie, mentre anonime folle globali come tutti noi, si agitano su un proscenio diretto da altri. 

Dal Duemila abbiamo assistito a vari shock: l’11 settembre, la guerra in Iraq, le crisi finanziarie, il Covid-19, l’ucraina e poi il Medio Oriente, ma l’ampliarsi delle diseguaglianze provocate da queste crisi pare accontentarsi di politiche sociali che assomigliano all'apertura della mensa ai servi dopo che i signori sazi si sono alzati dal tavolo. 

La necessità di razionalizzare i processi di entità nazionali e sovranazionali, l'urgenza di trasformare proposte in atti concreti, relegano in un angolo una riflessione sull’umano, sulla sofferenza e le speranza che uomini e donne nel mondo stanno vivendo in questi anni, lasciate ad una dimensione individuale nascosta, eppure a questi volti bisognerebbe dare spazio e voce. “Date parole al dolore, il dolore che non parla sussurra al cuore tormentato e gli ordina di spezzarsi” scriveva Shakespeare nel Macbeth. 

oggi gli effetti uniformanti della globalizzazione formano un'unica rete di paure pulsioni, visioni, problemi politici, economici, culturali che sembrano emergere identici ovunque. 

I vecchi mondi sono tramontati ma i nuovi non sono ancora arrivati, trasformazioni ominescenti ,elementi di continuità e discontinuità che si alternano. I cambiamenti di questi anni sono tali che forse solo alla fine, quando si saranno pienamente dispiegati, ne scorgeremo il profilo, gli elementi di valore, di continuità e di senso; ma se spostiamo lo sguardo verso strati di storia più profondi e remoti ci rendiamo conto che l’idea che una volta declinavamo come emancipazione radicale ora ritorna come possibile conquista della propria pienezza individuale, fuori da ogni condizione di minorità precostituita per tutti gli uomini e le donne del nuovo millennio. 

Non vi è motivo di abbandonare questi pensieri, queste lotte solo perché le vie che lo hanno reso familiare hanno esaurito il loro compito: La difesa dei deboli, l’emancipazione delle persone, la crescita nella giustizia rimangono un dovere morale, una volta limitato a chi viveva negli spazi dei nostri paesi, ma consapevoli ormai che l’umanità violata non conosce confini né geografie. 

IL G7 e NOI https://pop.acli.it/images/GIUGNO/C7.jpg Redazione POP.ACLI