Il 26 maggio 2024, a Barbiana, in occasione del centenario della nascita di Don Lorenzo Milani una delegazione delle Acli ha partecipato alla chiusura dell’anno celebrativo per la sua nascita. Un evento carico di emozione, memoria e impegno, che ha visto la partecipazione di tante persone accomunate dalla volontà di onorare l'eredità di un grande educatore e rivoluzionario...

Don Milani è ancora attuale? Quale domanda da porsi, se non questa? Una domanda che come movimento, come associazione, come giovani sempre alla ricerca di una via “giusta” da percorrere, sollecita la curiosità, la ricerca storica, le testimonianze di una rivoluzione che è partita dove realmente non c’era nulla.

La scoperta del priore e dei suoi insegnamenti non può essere esule dal conoscere anche i luoghi da cui è partito il suo messaggio rivoluzionario, non lo si può conoscere fino in fondo se non ci si mette in cammino per le strade che costeggiano le poche case del paesino di Barbiana e che si aprono alla vista della piccola canonica.  
In questo anno di festeggiamenti che hanno celebrato la nascita di Don Lorenzo la nostra associazione, in ogni parte d’Italia, ha vissuto l’impegno nel portare la sua testimonianza a tutti. 

Ciò che più colpisce è il modo in cui generazioni differenti si sono riunite e hanno discusso, ripreso e affermato quei valori che affondano le radici nella democrazia e nell’impegno di un uomo che ha saputo incarnare i valori democratici e cristiani in maniera credibile.

Tutto questo è passato idealmente per le gambe e i cuori degli aclisti che lo scorso 26 maggio si sono messi in cammino assieme a tante altre associazioni, condividendo i valori del lavoro e dell’educazione, che la nostra Costituzione sancisce e che oggi più che mai necessitano di attenzione, cura e sostegno.  

In questi ultimi anni, impegnandoci nel valorizzare la memoria del nostro movimento, abbiamo riscoperto un’importante progettualità avviata tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘70 dai giovani delle Acli, il percorso si chiamava “Le mille Parole” che era il titolo delle scuole popolari promosse proprio da questi ultimi. Non a caso “le mille parole”: i giovani di allora avevano chiari quali erano gli orizzonti da tener ben presenti nell’azione sociale concreta. Quanto ancora oggi pesano le 100 parole del povero e le 1000 del ricco? Quanto oggi in una democrazia, dove adulti ma anche giovani si trovano a vivere sempre di più un analfabetismo di ritorno dilagante, è possibile concretamente applicare la Costituzione?  
Barbiana, è il luogo che ci insegna i principi cardine della democrazia, che è il modo più concreto di applicare la Costituzione oggi. A partire da quell’esperimento collettivo di scrittura, si discuteva, si condividevano istanze di giustizia, si valorizzavano quelle voci dimenticate dando loro dignità e rispetto.  

Occorre essere ancora in grado di trasmettere il valore di essere cittadini attivi, partecipi e costruttivi e come farlo se non attraverso la scuola? In un altro passaggio Don Lorenzo scrive: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri”. Le sue parole non sono interpretabili, così radicali quanto il messaggio evangelico. Ci insegna che non possono esserci mediazioni quando parliamo di principi, di giustizia sociale, di povertà e Papa Francesco con lui.  

Don Milani vedeva il lavoro non solo come un mezzo di sussistenza, ma come un elemento essenziale per la dignità umana e l'emancipazione sociale. Ha saputo vedere nel lavoro un elemento fondamentale per la dignità dell'uomo, e ha lottato instancabilmente affinché i suoi studenti potessero avere un futuro migliore attraverso l'istruzione e l'emancipazione. La sua scuola non era solo un luogo di apprendimento, ma un laboratorio di idee, dove il lavoro e lo studio si fondevano per formare cittadini consapevoli e responsabili. 

Allora, cosa dobbiamo fare noi, oggi, per onorare l’eredità di Don Lorenzo e rispondere alle sfide contemporanee? Alcuni spunti su cui riflettere e agire: 

-Investire nell’educazione inclusiva, promuovendo un sistema educativo che sia veramente accessibile a tutti, indipendentemente dalle condizioni socio-economiche. Questo significa finanziare scuole in aree svantaggiate, supportare gli studenti con difficoltà di apprendimento e garantire che ogni bambino abbia le risorse necessarie per sviluppare i suoi sogni.  

-Promuovere la formazione continua in un mondo del lavoro in costante evoluzione, permettendo alle lavoratrici e ai lavoratori di aggiornare le proprie competenze e adattarsi ai cambiamenti. Le iniziative di formazione professionale e i corsi di aggiornamento devono essere accessibili e incentivati.  

-Favorire l’occupazione giovanile, poiché è essenziale creare opportunità di lavoro per i giovani, attraverso politiche attive del lavoro, incentivi alle imprese che assumono neolaureati e programmi di apprendistato. Un giovane che trova lavoro è un giovane che contribuisce attivamente alla società e vede riconosciuta la propria dignità. Pensiamo al grande fenomeno dei Neet, che da recenti ricerche di IREF permette di evidenziare anche il lavoro nero e alla questione dei working poor.  

-Sostenere l’imprenditorialità sociale incoraggiando progetti e imprese che abbiano un impatto sociale positivo con iniziative che combinano innovazione e responsabilità sociale.  

-Promuovere la cultura e la riscoperta della solidarietà. Lavorare insieme per il bene comune, significa costruire reti di supporto e collaborazione, soprattutto a livello locale. Questo spirito di comunità è fondamentale per affrontare le sfide del futuro e ricreare vere e proprie comunità educanti. 

In conclusione, c’è un bene superiore che è la condizione per tutti gli altri, non c’è lavoro, non c’è istruzione, non c’è partecipazione democratica se non ci sono le condizioni per la Pace, oggi come non mai dobbiamo essere consapevoli di questo.  

Perché non possiamo accettare le condizioni di privazione della libertà, date dai conflitti armati, date dall’odio che pervade nelle nostre vite, lottare oggi per affermare i principi di una pace, di una giustizia della democrazia è una cosa che dobbiamo fare, che richiede il nostro impegno e che ci deve vedere impegnati per le nuove generazioni che da ogni parte ci mandano grida di aiuto.  

E se tante volte crediamo che il motto delle nuove generazioni sia “me ne frego” impariamo ad ascoltarle, pratichiamo noi l’“I Care”, perché dietro quel “me ne frego” c’è un grido di aiuto, una richiesta di essere riconosciuti caso per caso, nome per nome, storia per storia. 

Il futuro è la Costituzione https://pop.acli.it/images/GIUGNO/barbiana.jpg Redazione POP.ACLI