L'esperienza delle ACLI negli USA raccontata da Alice Monia Messaoud, volontaria del Servizio Civile Universale presso la sede di New York...

Se la mia storia con le ACLI inizia nel settembre 2023, quella delle ACLI con gli Stati Uniti è decisamente più lunga.
Le ACLI sono infatti approdate negli Stati Uniti nel 1952 quando l’ACIM (American Committee of Italian Immigration), associazione statunitense già attiva sul territorio, chiese alle ACLI di aprire degli sportelli di Patronato e condividere con loro la sede di New York come ACIM-ACLI, per fornire consulenza e assistenza agli immigrati di origine italiana in materia di prestazioni di sicurezza sociale, tassazione dei redditi, diritto del lavoro e diritti in materia di immigrazione. L’organizzazione contribuiva, inoltre, a diffondere la cultura italiana negli Stati Uniti.

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Antica targa dell'ufficio ACIM-ACLI

Le ACLI si sono poi separate dall’ACIM nel 1996 con l’arrivo di Giuseppina Azzolini come prima direttrice del patronato di New York. “Se prima del 1996 le ACLI erano ancora soltanto una associazione, dopo questa data sono diventate un Patronato. Giuseppina era stata mandata da Roma come direttrice proprio per gestire il nuovo Patronato.” Ha raccontato Porzia Modena, in un’intervista condotta nel maggio 2023 da due civiliste del Patronato ACLI USA, che lavora per le ACLI dal 1982.
Solo un anno prima, l’11 agosto 1995, l’Associazione Cristiana Lavoratori Italiani era stata inoltre finalmente registrata come ente no profit nello Stato di New York, con sede principale nella Contea di New York, I suoi obiettivi includevano la promozione dei valori cristiani, la lotta contro la discriminazione, la protezione dei diritti dei lavoratori, e la promozione di una società più giusta e solidale.

Ancora oggi il Patronato ACLI vede questi obiettivi come fondamentali e li porta avanti.
Attualmente presente nello stato di New York con sede a Manhattan, Brooklyn e Yonkers; nello stato del New Jersey con sede nella città di Jersey City e nello stato dell’Illinois con sede nella città di Chicago, il Patronato ACLI indirizza la sua attività tanto agli italiani di vecchia data, che devono presentare domanda di pensione, quanto ai giovani di nuova immigrazione, che necessitano di consulenza, e ai discendenti di origine italiana, che vogliono valorizzare le proprie radici o che hanno bisogno di supporto nella gestione dei loro beni in Italia.
Nei vari uffici gli operatori si dedicano meticolosamente a venire incontro alle richieste e sciogliere i dubbi dei cittadini italiani presenti nel territorio statunitense, siano essi riguardanti pensioni, pratiche d’immigrazione o procure e successioni.
Io, in quanto volontaria, svolgo un ruolo di supporto nei confronti degli operatori riguardo a qualsiasi aiuto possa dimostrarsi necessario (dalla gestione dei Social Media al rispondere a porta e telefono).

In questo periodo passato principalmente nell’ufficio di Manhattan la cosa che forse ho trovato più interessante è sicuramente la grande varietà umana con cui il nostro ufficio ha giornalmente a che fare. Questo aspetto, in questi anni in cui il servizio civile e’ stato attivo, non è stato apprezzato solo da me; infatti, è stato ampiamente sottolineato da una ex civilista della sede di New York alla quale ho recentemente fatto un’intervista:

Il patronato è un contenitore di storie e biografie spontanee che passano dal telefono che squilla incessantemente, alla posta contenente lettere e testimonianze scritte rigorosamente a mano e, più recentemente, alle email. Qualsiasi sia la forma di comunicazione, l'impiegato ACLI ascolta e ascolta e ascolta. La lingua è spesso distorta, un mix d'inglese e dialetto arcaico prebellico. Nelle parole del tipico pensionato, emerge quell'eterno conflitto tra l'essere vittoriosi nell'aver trovato l’America e la frustrazione di dover reclamare un diritto a lui/lei negato dall'inadeguatezza del sistema italiano. E allora partono monologhi sull'origine dell'uomo: "l'uomo deriva dalla bestia, disse un famoso naturalista" è una delle migliori citazioni che mi ricordi. Una delle più comuni Benedizioni invece era "Statte buona, a maronna t'accumpagna" e poi c’erano anche i Ringraziamenti edibili: Cassette di mele da Webster NY, formaggi, torte e ciambelle o "Checca" (Cake) e i famosi "Danozzi" ovvero i Donuts. In sintesi mi ha sempre divertita ascoltare le sfumature dialettali e l'inglese misto all'italiano parlato dagli italiani.

Gli italiani immigrati qui negli Stati Uniti hanno infatti ormai creato a tutti gli effetti una loro subcultura, fatta di parole storpiate o inventate (una delle mie preferite è “la cecca”, parola usata per intendere l’assegno che inglese si dice Check), tradizioni è e piatti totalmente estranei alla madre patria, e trovo estremamente affascinante scoprire come un popolo riesca a reinventarsi e modificarsi pur rimanendo se stesso anche a un oceano di distanza. E’ inoltre bello vedere quanto la presenza di questi uffici significhi per le persone che ci chiamano, talvolta frustrate, talvolta disperate e talvolta felici di poter parlare con noi (non mancano le volte in cui gli assistiti si dimostrano entusiasti e pieni di fiducia nei nostri confronti “voi mi aiutate sempre, non saprei che fare se voi non ci foste”), e, a poco meno di tre mesi dalla fine di questa avventura, non posso fare a meno di considerare un privilegio aver potuto buttare un occhio su questa realtà per me tanto lontana  quanto affascinante.

Un popolo che si reinventa https://pop.acli.it/ Redazione POP.ACLI