Che differenza c’è tra vivere insieme e fare insieme?  Che differenza c’è tra un noi generico ed un noi collettivo?

Possiamo vivere insieme nell’indifferenza, in una convivenza imposta: individui che tollerano, rassegnati, la presenza dell’altro. Possiamo vivere insieme perché sottoposti ad una autorità dispotica. Possiamo vivere insieme in un gruppo che si fonde e scioglie dentro una ideologia che blocca ogni volontà di emancipazione. Possiamo vivere insieme sentendoci unici, bastanti a noi stessi, evitando di sprecare tempo per incontrare realmente gli altri ed impegnarci insieme.

C’è, quindi, una profonda differenza tra vivere insieme e fare insieme. Si può infatti vivere insieme anche senza un progetto comune, senza la costruzione di un noi collettivo. Ma, per realizzare veramente un futuro comune è necessario che ognuno aderisca liberamente ad un progetto collettivo, ad un fare insieme, nel pieno rispetto della propria singolarità e, nello stesso tempo, dentro un processo in grado di costruire e definire progressivamente le proprie identità.

La costruzione di un noi collettivo si fonda su due diritti: il diritto alla somiglianza ed il diritto alla differenza. Siamo tutti simili ma, nello stesso tempo, siamo anche ognuno diverso dall’altro. Insieme possiamo realizzare un progetto comune dentro il quale ognuno ha un ruolo ed una responsabilità, dando in tal modo il proprio contributo fattivo per la realizzazione del noi collettivo. È nell’interazione permanente e dialettica tra ciò che si può fare insieme e ciò che ognuno può fare, che si costruisce un futuro comune. Un collettivo che sostiene l’individualità e nello stesso tempo costruisce la collettività. Un noi che non fabbrica esclusione ma inclusione: dove si fa esperienza di solidarietà e di autorità. Una solidarietà necessaria affinché ciò che si è costruito insieme si realizzi al meglio. Ed una autorità rispettosa dei ruoli dentro un compito preciso e comune in grado di contribuire alla buona riuscita del progetto.

La manifestazione del 5 novembre è un esempio virtuoso di questo fare insieme: un contributo alla costruzione di un noi collettivo, di cui oggi abbiamo molto bisogno. Un progetto comune che ha permesso a diverse organizzazioni e migliaia di persone di costruire concretamente una azione per un bene collettivo: la pace. Che non è una parola né una utopia, ma una azione concreta che ha bisogno di gambe e braccia e volontà e passione per diventare reale e di cui tutti dovremmo sentirci responsabili. Lavorare per la pace è lavorare per la valorizzazione del vivere insieme, facendo assieme. La pace è il prerequisito per il vivere insieme perché il noi implica la pace come condizione fondativa per evitare che gli uomini si gettino gli uni sugli altri in un’alternanza di odio ed amore, di facili riconciliazioni e di regolamenti di conti per assicurarsi più potere sugli altri.  Il 5 novembre è stato l’inizio, adesso dobbiamo continuare a camminare assieme, facendo assieme, per realizzare il Noi collettivo che, dal basso, avvii un processo virtuoso per la costruzione di una speranza e di un futuro, privi di paura.

Il Noi collettivo https://pop.acli.it/ Redazione POP.ACLI