365 giorni. 6.702 vittime civili. 2.626 uomini. 1.794 donne. 174 bambine. 212 bambini. 17.181 feriti. Sono le stime dell'ufficio dell'alto commissario Onu per i diritti umani. Sono alcuni numeri della guerra che si sta combattendo in Ucraina...
I numeri, quelli pubblicati ma anche quelli secretati, fanno la guerra.
I soldati caduti, i feriti, i catturati, i prigionieri. L’ambiente devastato ed inquinato. Le case distrutte. I paesi e le città rase al suolo. Le cifre dei morti, dei feriti, di quelli che hanno lasciato la loro casa ed il proprio paese, fanno la guerra. Ci raccontano degli abbandoni, della sofferenza, della distruzione. Parole che per quanto forti non rappresentano mai ciò che la realtà è: perché, alcune volte, le parole non bastano. E non bastano neppure i numeri.
174 bambine morte: ne basta 1 soltanto per raccontarci quel dolore.
212 bambini: ognuno con un nome e una storia.
Madri e padri come noi li piangono, li sognano, li aspettano.
In questi stessi giorni assistiamo attoniti alle migliaia di morti in Turchia e Siria. Anche qui distruzione e devastazione. Un “piccolo” movimento di 3 metri della crosta terrestre ha raso al suolo case, chiese, monumenti, ricordi, storie. Alcune decine di secondi hanno prodotto 45.000 vittime: un numero spaventoso!
1 anno o poche decine di secondi provocano dolore, ma non allo stesso modo. La terra è un pianeta che esprime la sua vitalità anche con forme drammatiche. Le guerre, invece, sono scelte umane: espressioni brutali di forza che con determinazione e spietato desiderio uccidono volontariamente. Il dolore quindi non è uguale. Fa male, fa soffrire in ogni caso, ma non è uguale.
Guerre e catastrofi naturali, seppur non paragonabili, celano sempre, alla fin fine, delle responsabilità umane: sono i peccati di pensieri, parole, opere ed omissioni che preghiamo durante la celebrazione della messa. Davanti alla contabilità delle conseguenze di questi disastri, a tutti noi rimane la responsabilità di rimanere umani sempre: non dimenticando e sostenendo, per quanto possibile, ogni sorella e fratello che si trova a vivere un’esperienza drammatica e dolorosa.