In questi giorni, alla luce del centenario della nascita di don Milani, si è riacceso un interessante dibattito, mai veramente concluso, sul modello di Barbiana: scuola unica nel suo genere, fortemente connotata dalla sua storia, dal contesto e dalle idee che animavano quegli anni...

Alcune osservazioni propongono un confronto tra la riforma Gentile, considerata da Mussolini la più fascista delle riforme, e il “modello I Care” che non aveva e non poteva avere la presunzione di essere una riforma ma solo una risposta all’ingiustizia che la classe popolare viveva in termini di opportunità e di accesso agli strumenti della conoscenza.

In questo brevissimo editoriale, dopo due schede sintetiche tratte dall’Enciclopedia della Storia di Garzanti, ho messo a confronto alcune parole pronunciate o scritte dai nostri due protagonisti, così da creare una sorta di dibattito ideale. Le citazioni di Gentile sono tratte dal libro Fascismo e scuola. La politica scolastica del regime (1922-1943); quelle di don Milani da Lettera ad una professoressa, Esperienze pastorali e Le ragazze di Barbiana. La scuola al femminile di don Milani.

Giovanni Gentile (1875-1944) è stato un filosofo vicino a Benedetto Croce con il quale condivise e promosse la rinascita in Italia dell’idealismo neohegheliano. Aderì al fascismo: fu senatore e ministro della pubblica istruzione legando il suo nome alla riforma della scuola. Diresse l’Enciclopedia Italiana, case editrici e riviste esercitando un ruolo preminente sulla scena culturale italiana. Sostenne la Repubblica sociale. Fu ucciso dai partigiani.

Don Lorenzo Milani (1923-1967). La sua azione prima a S.Donato di Calenzano e poi a Barbiana fu improntata da un forte spirito critico verso ogni conformismo e verso i limiti della pastorale tradizionale. Si dedicò all’istruzione dei giovani del paese creando la “scuola di Barbiana” che avrebbe ispirato la Lettera ad una professoressa, testo molto diffuso negli anni della contestazione studentesca. Fu rinviato a giudizio avendo difeso l’obiezione di coscienza.

Adesso a loro la parola.

G.Gentile: gli studi secolari sono di lor natura aristocratici, nell’ottimo senso della parola: studi di pochi, dei migliori … perché preparano agli studi disinteressati scientifici; i quali non possono spettare se non a quei pochi, cui l’ingegno destina di fatto, o il censo e l’affetto delle famiglie pretendono destinare al culto de’ più alti ideali umani.

Don Milani: una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo d’espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose.

G.Gentile: Alla domanda, un po' irosa: - Come si fa a trovar posto per tutti gli alunni? - io rispondo: - Non si deve trovar posto per tutti. - E mi spiego. La riforma tende proprio a questo: a ridurre la popolazione scolastica.

Don Milani: se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.

G.Gentile: invasa dalle donne, che ora si accalcano alle nostre università, e che, bisogna dirlo, non hanno e non avranno mai né quell'originalità animosa del pensiero, né quella ferrea vigoria spirituale, che sono le forze superiori, intellettuali e morali, dell'umanità.

Don Milani: tu sai che il mio scopo principale è di fare la scuola per le bambine piccole e queste sono 6 o 7. Io penso soprattutto a loro perché l’anno prossimo voglio fare loro l’Avviamento come ho fatto coi ragazzi e voglio educarle in tutti i modi per farne delle figliole intelligenti, furbe, sveglie, capaci di difendersi, di guadagnarsi il pane, di mandare avanti la famiglia

Ad ognuno la libertà di scegliere.

Idee a confronto https://pop.acli.it/images/Barbiana_don_Milani.jpg Redazione POP.ACLI