Un numero significativo, simbolo della capacità di raggiungere risultati duraturi...

Li immaginiamo quei giorni. Il caldo doveva farsi sentire. La città è stata liberata dagli alleati il 4 giugno, dopo 9 mesi di occupazione nazista. Da allora riprende la vita e da subito rifioriscono iniziative che, nei lunghi anni del fascismo, erano state abolite e soppresse. La vita è però ancora molto difficile: fame, deprivazioni, macerie raccontano di una città martoriata e da ricostruire. Una città simbolo del paese: piegata ma non sconfitta. La voglia di ricominciare si sente, si percepisce nella vita che torna a palpitare tra gioie, voglia di riscatto e di futuro ma anche nel desiderio, talvolta rabbioso, di chiudere i conti con il passato e dare inizio ad una nuova stagione. In quei giorni, in quel clima, in quel contesto e dentro quella cultura nascono le Acli.

Roma 26-28 agosto 1944. Siamo a Santa Maria sopra Minerva: una basilica in stile gotico vicinissima al Pantheon che ospita le spoglie di santa Caterina, esempio di fede e di forza nella debolezza, e del beato Angelico, esempio della ricerca di Dio attraverso la bellezza. Qui si definisce il patto associativo che quest’anno compie 80 anni. Se i luoghi hanno un’anima e raccontano qualcosa, la scelta di quella basilica ci dice chi eravamo e, da allora, chi ancora siamo.
Uomini e donne credenti e per questo esposti personalmente nella ricerca della giustizia, della pace, della fraternità, la libertà e la riconciliazione. Un salto di fede personale che comporta sempre alcuni rischi e una certa dose di vulnerabilità. Un’esperienza di fede che, come scriveva il cardinale Suhard – arcivescovo di Parigi durante l’occupazione nazista – è un “vivere in modo tale che tutta la propria vita sarebbe inspiegabile se Dio non esistesse”. È il paradosso del riconoscere la forza nella debolezza. È l’impegno di fede verso un Dio che è amore. Un impegno che fa nascere la spinta ad alzare la voce, a sollevare la testa, a protestare contro ogni sfruttamento ed ingiustizia e schierarsi sempre dalla parte delle vittime. Una strada non priva di ostacoli e di rischi: una porta stretta che non è sempre facile attraversare.

In quei due giorni di agosto chi era lì, avvolto nella bellezza e nella forza, ha riempito i suoi polmoni con quell’aria e quello spirito. Entusiasmo, voglia di vita, passione per la giustizia, auspici di speranza si sono impastate con la consapevolezza delle difficoltà insite in quel nuovo progetto. Dar vita alle Acli è stato un sogno, un desiderio ed una spinta verso il futuro ma sempre con lo sguardo fisso sulle oscurità, i dolori e le persecuzioni che avevano contraddistinto gli ultimi decenni. Da quei due giorni escono i nomi delle persone che per primi si accollano il servizio di dar gambe, mani, voce, spirito e anima alle nostre Acli: Achille Grandi presidente, Vittorino Veronesi vicepresidente, Giulio Pastore segretario, Giulio Pandimiglio amministratore, Maria Federici delegata lavoratrici, mons. Civardi assistente.

Oggi compiamo 80 anni. Per chi ci crede 80 è un numero significativo, simbolo della capacità di raggiungere risultati duraturi. Rappresenta la padronanza nel governare il potere, sia materiale che spirituale. Le persone del numero 80 sono dotate di una forte carica realizzatrice. Possiamo non credere a queste interpretazioni ma penso che, almeno per noi, forse qualcosa di vero raccontano!

I nostri primi ottant'anni https://pop.acli.it/images/costituenti_Acli_gruppo.jpg Redazione POP.ACLI