La vita, nella sua essenza, non è fatta anche di momenti? Viverli, coglierli, ricordarli ci dicono ciò che siamo e ciò che possiamo essere...

Alcuni giorni fa ho assistito, involontariamente mentre sedevo su un autobus, ad una conversazione. Due signore distinte, una accanto all’altra, entrambe con il bastone, la borsetta accomodata sulle ginocchia, il sorriso disponibile ed un evidente desiderio di parlare.

Una diceva all’altra: “Ah signora mia, che brutto diventare vecchi! Ogni giorno un dolore nuovo”. L’altra rispondeva sorridendo ed annuendo.

“Ogni giorno dal medico a fare la fila”. L’altra continuava a sorridere, guardandola affettuosamente, senza proferire parola.

“Adesso devo armarmi di pazienza” incalzava la prima, “ne avrò almeno per qualche ora … e poi riprendere l’autobus … è così faticoso tutto!”. L’altra continuava a guardarla sorridente. La prima signora le sorrideva di rimando aspettando, invano, un briciolo di parola.

“Lei, signora, dove scende?”. Ancora niente. Ma i sorrisi non smettevano. Per quanto strano e particolare sembrava che tra quelle due donne si fosse stabilita, in maniera del tutto spontanea ed inaspettata, una sintonia che non aveva niente a che vedere con la parola.

La prima, quella che aveva cominciato la conversazione, accoglieva quella bocca muta e sorridente senza offesa. Sembrava stranamente capire, senza fraintendere, quel silenzio che non aveva niente di inappropriato.

Ad un certo punto la signora silenziosa, prima di prepararsi a scendere, alzandosi con qualche difficoltà dalla sedia, aiutata dal bastone, si avvicina all’orecchio dell’altra e con voce tonante, al punto da interrompere per un breve attimo gli sguardi compulsivi dei vicini intenti a guardare il proprio schermo, le dice. “Mi scusi signora, ma sono proprio sorda, ormai! … per questo non le ho risposto … ma la ringrazio per le sue parole”. Entrambe si sono guardate e salutate con uno sguardo soddisfatto e felice, mentre tutti tornavano tranquillamente a fare ciò che avevano brevemente interrotto.

Ho portato con me quello squarcio di umanità per tutto il giorno. Ancora oggi ci ripenso, in particolare, quando mi saltano agli occhi le immagini strazianti delle persone devastate, nello spirito e nel corpo, dalle guerre; quando sento parole che diventano bandiere, si trasformano in inganno e generano paure.

Come siamo fatti noi umani! Capaci di slanci, di affetto, di comprensione e vicinanza e, nello stesso tempo incapaci di ascoltare, di dialogare, di trovare un punto di accordo. Cosa possiamo fare per uscire dal tunnel pericoloso della guerra che abbiamo imboccato? Mi sento di dire che dovremmo assomigliare un po’ di più a quelle due signore capaci di sentirsi vicine nella propria fragilità e debolezza, che è una condizione che è propria di tutte e tutti.

Qualcuno potrebbe obiettare che, in fondo, si è trattato di un momento. E condivido! Ma la vita, nella sua essenza, non è fatta anche di momenti? Viverli, coglierli, ricordarli ci dicono ciò che siamo e ciò che possiamo essere. In fondo, sono questi momenti che, inaspettatamente, possono illuminarci indicandoci, nella loro semplicità, una strada per ridirci che in noi possiamo far crescere il buono che ci abita che, pur nel buio, possiamo tutti trovare un modo per guardare all’altro con lo sguardo dell’amore.

Siamo vicini alla Pasqua che è tempo di resurrezione. Se ci crediamo, se siamo convinti che Gesù è risorto e vive con noi, allora non dovremmo dubitare perché Lui non è venuto nel mondo per annullare il mondo ma per salvarlo. Non è venuto per condannare, ma per dare speranza. La sua vicinanza non ci esime dalle difficoltà e dai problemi ma, standoci accanto, ci aiuta a trovare la nostra piena umanità. È questo il nostro compito: conservare e far crescere l’umanità di Dio che abita in noi, per farci diventare persone che, responsabilmente, non aggiungono dolore a dolore ma imparano ad accogliersi per ciò che sono!

Buona Pasqua! Dio è veramente risorto!

Momenti di pace in tempo di guerra https://pop.acli.it/images/editoriale.jpg Redazione POP.ACLI