Ricordiamo in questo numero speciale di POP la storia di Luca Attanasio, la sua figura e il suo lavoro...

Bontà, sogno e passione: tre qualità che possono dare senso profondo alla vita. Eppure, ci guardiamo attorno e troppo spesso siamo portati a sentirci immersi nell’oscurità del male, nell’assenza di desiderio e circondati da vite prive di passione. Come possono convivere, nel mondo e nella vita, questi opposti?

La storia di Luca Attanasio, la sua figura e il suo lavoro, che oggi ricordiamo in questo numero speciale di POP, sono un esempio emblematico di come sia tragicamente possibile questa strana e terribile commistione tra bene e male.

Luca era un uomo buono, così lo descrivono tutte le persone che lo hanno conosciuto. Un operatore di pace. Un costruttore di ponti. Un uomo appassionato e un sognatore, ma non un ingenuo. Un servitore dello stato. Un rappresentante dell’Italia nel mondo che ha vissuto la sua esperienza di vita e di lavoro sostenuto da valori e competenza, con la volontà di farsi parte di un disegno di pace per cambiare il mondo intriso di ingiustizie.

Luca però non era solo un ambasciatore, era un uomo, un figlio, un marito e un padre. Come lo ricorda la moglie: “non era un santo, non era un eroe, lui faceva solo il suo lavoro e l’ha fatto con umanità”. Tre sono le parole che colpiscono: santo, eroe e umanità.

Luca forse non era un santo nell’accezione stereotipata della parola. Lo riconosciamo però come un santo della porta accanto, una persona “normale che non proviene da un mondo parallelo ma appartiene al popolo fedele di Dio, inserita nella quotidianità fatta di famiglia, studio, lavoro, vita sociale, economica e politica”. Come ci ricorda papa Francesco: i santi non sono eroi irraggiungibili ma persone come noi.

Luca non è e non è stato un eroe ma ha lavorato con umanità: con la convinzione che il suo lavoro, fatto bene, potesse essere un tassello, piccolo o grande, di un cambiamento volto all’umanizzazione del mondo. Perché questo mondo, ed anche il mondo nel quale operava Luca, non ha bisogno di eroi ma di persone sante che siano capaci di ridire e ridare valore all’umano.

Luca ha pagato questo impegno con la vita. Il male e la morte lo hanno colto giovane, nello svolgersi del suo lavoro. Come Acli lo ricordiamo e desideriamo tenerne viva la memoria proprio per queste sue qualità di uomo di fede e costruttore di speranza. Un lavoratore, una persona che è stata capace nella sua vita di seminare bontà, sogno e passione. Per tutti noi una grazia che, come ci ricorda Bonhoeffer, non è mai a buon prezzo.

Bontà, sogno e passione https://pop.acli.it/images/ATTANASIO/Imagoeconomica_1535233.jpg Redazione POP.ACLI