Giuseppe Diana, parroco di Casal di Principe, si è battuto contro la camorra ed è stato assassinato a soli trentacinque anni nella sacrestia della sua Chiesa mente si accingeva a celebrare la messa...

Don Giuseppe nasce il 4 luglio del 1958 a Casal di Principe, vicino ad Aversa, da una famiglia che vive lavorando la terra. Dopo aver compiuti studi teologici ed essersi laureato in filosofia, entra nell’Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) ed è consacrato sacerdote.
Nel 1989 è nominato parroco della parrocchia di San Nicola di Bari, a Casal di Principe e diventa insegnante di religione cattolica presso le scuole statali.
Conosciuto da tutti conosciuto come “Don Peppino”, si batte contro la criminalità organizzata della sua città, nel periodo in cui imperversano in Campania i casalesi, camorristi legati al boss Francesco Schiavone, infiltrati negli enti locali, nell’imprenditoria. Contro questo stato di cose, Giuseppe scrive una lettera, intitolata Per amore del mio popolo, diffusa nel giorno di Natale del 1991 in tutte le chiese della sua diocesi.

Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ricorda nel suo intervento a Casal di Principe in occasione della Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie:
«... Don Peppino era un uomo coraggioso, un pastore esemplare, un figlio di questa terra, un eroe dei nostri tempi, che ha pagato il prezzo più alto, quello della vita, per aver denunciato il cancro della camorra e per aver invitato le coscienze alla ribellione.
Don Diana aveva compreso, nella sua esperienza quotidiana, che la criminalità organizzata è una presenza che uccide persone, distrugge speranze, alimenta la paura, semina odio, ruba il futuro ai giovani.
Usava parole “cariche di amore” come ha detto poc’anzi Maria. Parole chiare, decise, coraggiose. Dopo l’uccisione di un innocente disse: “Non in una Repubblica democratica ci pare di vivere ma in un regime dove comandano le armi. Leviamo alto il nostro No alla dittatura armata”.
È esattamente così come diceva. Le mafie temono i liberi cittadini. Vogliono persone asservite, senza il gusto della libertà.
Le mafie sono presenti in tutte le attività più turpi e dannose per la comunità: la prostituzione, il traffico di esseri umani, di rifiuti tossici, il caporalato, il commercio di armi, quello strumento di morte che è la droga, lasciando nel territorio povertà e disperazione.
Oltre a reclamare una maggiore e più efficace presenza dello Stato, Don Diana aveva rivolto il suo forte e accorato appello al coraggio e alla resistenza, per liberarsi dalla camorra, proprio ai suoi parrocchiani, ai cittadini, alla società civile, alle coscienze delle persone oneste.
Aveva capito che la mafia è anche conseguenza dell’ignoranza, del sottosviluppo, della carenza di prospettive, e che quindi la repressione – indispensabile - non è sufficiente e che la mafia si sconfigge definitivamente sviluppando modelli fondati sulla legalità, sulla trasparenza, sulla cultura, sull’efficienza della macchina pubblica.
Per tutti questi motivi, care ragazze e cari ragazzi, la lotta alle mafie riguarda tutti, ciascuno di noi. Non si può restare indifferenti, non si può pensare né dire: non mi riguarda. O si respingono con nettezza i metodi mafiosi o si rischia, anche inconsapevolmente, di diventarne complici.
Battere la mafia è possibile. Lo diceva Giovanni Falcone: «La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine».
Casal di Principe lo ha dimostrato. L’efferato omicidio di Don Peppino Diana è stato un detonatore di coraggio e di volontà di riscatto. Ha prodotto un’ondata di sdegno, di partecipazione civile, una vera battaglia di promozione della legalità. Lo ha ricordato il Sindaco poc’anzi, rammentando la grande partecipazione popolare che ha accompagnato il feretro di Don Diana...».

RAIPlay. Per amore del mio popolo. Storia di Don Giuseppe Diana

(Immagine:Perrant, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons)

19 marzo 1994. Don Giuseppe Diana viene ucciso dalla camorra nella sagrestia della Chiesa https://pop.acli.it/images/DonDiana_creative_commons.jpg Redazione POP.ACLI