Il 14 luglio 1938, nell'edizione serale recante la data del 15, il Giornale d’Italia pubblica in prima pagina “Il Fascismo e i problemi della Razza” (poi noto come "il Manifesto degli scienziati razzisti"), un articolo senza firma, la cui "paternità" verrà rivelata da un comunicato del Partito nazionale fascista del 25 luglio 1938...

Nel testo pubblicato si annuncia la scoperta di una razza italiana appartenente alla razza ‘ariana’ e si afferma che, poiché gli ebrei non appartengono a quella razza, non possono far parte dello Stato italiano.
Ma a Mussolini non basta ancora. Vuole che quelle tesi abbiano un testo specialistico che le diffonda, che le ribadisca, che faccia propaganda antisemita: convoca quindi Telesio Interlandi, già direttore del quotidiano Il Tevere, e gli affida l’incarico di fondare una nuova rivista che risponda allo scopo.
È così che il 5 agosto 1938 compare in edicola il primo numero del quindicinale “La difesa della razza” che contiene il testo integrale del Manifesto degli scienziati razzisti, riproposto con il titolo "Manifesto della difesa della razza".

Gli storici sono ormai concordi nel ritenere che l’emanazione in Italia delle leggi antiebraiche non sia stata determinata da pressioni tedesche e che, fino almeno al 1936, gli ebrei italiani – nonostante le contraddittorie dichiarazioni rese da Mussolini in proposito – non erano stati bersaglio di politiche repressive e discriminatorie.

Certo è che, a partire dal 1936, comincia a proliferare e diffondersi una propaganda antiebraica, sempre più oltraggiosa e crudele, che fa propri gli “strumenti di offesa” legati al “razzismo scientifico”, ovvero alle caratteristiche morali e fisiognomiche attribuite agli ebrei.

Negli anni 1937-1938 in Italia, una campagna sistematica pone le basi dell’antisemitismo di Stato e lo innesta nel tronco razzista della politica coloniale avviata nell’Africa orientale, secondo una linea di sostanziale continuità. La retorica dell’Impero, saldata alla costruzione dell’identità nazionale rinnovata che si vuole difendere “da incroci e imbastardimenti”, dà corpo agli umori che circolano nel Paese conferendo alla campagna di separazione razziale un carattere di necessità. Si consolida e diffonde così una visione esplicitamente razzista, che fa da sostrato alla legislazione contro gli ebrei che sarà emanata solo due anni dopo.

Anche la rivista “La difesa della Razza”, formalmente indipendente dal governo, ma da questo voluta e sostenuta, utilizzerà lo stereotipo dell’ebreo perfino nel sintetizzare – alla fine del 1938 – il contenuto delle prime leggi antiebraiche (v. vignetta seguente).

Difesa razza nov1938

Per saperne di più
LE LEGGI DELLA VERGOGNA. La legislazione antiebraica in Germania e in Italia (1933 – 1945)
Dossier a cura del Dipartimento Pensiero e Politica delle ACLI

NB: La foto che riproduce la prima pagina de Il Giornale d'Italia è tratta dal sito del Museo di Torino

14 luglio 1938. 85 anni fa veniva pubblicato il “Manifesto della razza” https://pop.acli.it/images/GI_Fascismo_Razza_15lug1938.jpg Redazione POP.ACLI