Sono passati 65 anni dalla morte di don Primo Mazzolari, ma la sua testimonianza è viva più che mai. Anzi, la sua testimonianza è "Adesso"...

Nel 1949, dieci anni prima della sua morte, don Mazzolari - parroco a Bozzolo, un piccolo paese in provincia di Mantova - fonda il quindicinale "Adesso". Le ragioni e il titolo sono spiegati nel suo primo editoriale, apparso il 15 gennaio:

«Ci si fa colpa di non capire ciò che “adesso” occorre all’uomo, e di non sapervi provvedere. Saremmo gente che passa in un rifiuto d’accettare «le cose che non sono, nell’attesa delle cose che sono».
Non abbiamo ancor levato il capo, che gli stessi ci rimproverano di farci una parte troppo grossa sulle cose che non valgono. “I cristiani devono esser distaccati”.
Forse meritiamo l’uno e l’altro rimprovero, anche se tra i due c’è contrasto. Può tornare comodo trascurarlo, se l’“adesso” è un impegno: può tornar comodo farlo nostro, se un utile.
Il cristiano purtroppo può avere l’una e l’altra indegnità; ma se rifiuta il duro di adesso tradisce il Vangelo, se se ne appropria l’utile tradisce il Vangelo.
L’adesso è la Croce che va portata se uno vuol tener dietro a Cristo.
[...]  Non soltanto Dio, ma ogni creatura mi dà appuntamento nell’adesso: il mio prossimo mi dà appuntamento. Dio può attendere: l’uomo no. Può darsi che egli abbia soltanto questo momento di suo, da cui dipende la sua salvezza o il suo perdimento. Se manco all’incontro, manco alla giustizia, manco all’amore.
[...] Il tempo è una grande medicina, ma nel tempo si muore, nel tempo si fanno le rivolte e le guerre; nel tempo si rischia di smarrire perfino l’immagine di Dio qualora i cristiani dimentichino di ravvivarla nel fuoco della loro carità. La carità dev’essere paziente per ciò che ci riguarda, impaziente per ciò che riguarda il prossimo. Io posso tollerare la mia fame, la mia tribolazione, i miei mali: non posso tollerare che vi siano creature che muoiono di fame, che non abbiano lavoro, che vengano oppresse e deportate, messe al muro o liquidate...»
. (Adesso, Anno 1° n. 1, Sabato 15 Gennaio 1949)

Il periodico verrà chiuso nel 1951 per poi riprendere le pubblicazioni l'anno dopo, ma fu sempre considerato con un certo sospetto, così come con sospetto - per dirla eufemisticamente - fu guardato Mazzolari, che nel 1955 scrive in forma anonima un vero e proprio manifesto di pace e nonviolenza: Tu non uccidere.
«Ci siamo accorti che non basta essere i custodi del verbo della pace, e neanche uomini di pace nel nostro intimo, se lasciamo che altri – a loro modo e fosse pure solo a parole – ne siano i soli testimoni davanti alla povera gente, la quale ha fame di pace come ha fame di giustizia. Certi nostri silenzi, che sembrano dettati dalla prudenza, possono diventare pietra d’inciampo. Qui non si tratta di accorgimenti o di concorrenza – parole che non dovrebbero aver credito in terra cristiana – ma del dovere di dire e fare, a tempo giusto e nel modo giusto, ciò che un cristiano deve dire e fare per “rendere visibile” la verità…».

Come scrive il cardinale Matteo Maria Zuppi nella prefazione alla recente ripubblicazione degli scritti di Mazzolari (editi nel 2023 dalla EDB): «In un tempo drammatico è un dono potere rileggere e meditare il pensiero del parroco di Bozzolo sulla pace. Le sue affermazioni possono apparire perentorie, quasi eccessive. In realtà nascono sempre da attenta riflessione e da analisi approfondite, che non limitano affatto la consapevolezza della radicale necessità della pace. La pace va costruita: “adesso o mai più”».

12 aprile 1959. La pace “adesso”. La lezione di don Primo Mazzolari https://pop.acli.it/images/Mazzolari_Acli_2.jpg Redazione POP.ACLI