Il 26 aprile del 1986, un’esplosione nella centrale nucleare a pochi chilometri da Chernobyl, in Ucraina, rilasciando nell’atmosfera una quantità enorme di materiale radioattivo…

L’impatto ambientale del disastro del 1986 è stato devastante e il livello di contaminazione ha superato di 200 volte quello provocato dalle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki.
Secondo i rapporti ufficiali, trentuno persone muoiono immediatamente. 600.000 lavoratori, coinvolti nelle operazioni di spegnimento degli incendi e di bonifica, sono esposti ad alte dosi di radiazioni, come altri 8.400.000 di persone tra Bielorussia, Russia e Ucraina. Circa 155.000 kmq di territorio sono contaminati.
Secondo le stime dell’Onu i morti sono stati 4.000 tra decessi immediati e state vittime di tumori e leucemie correlate al disastro. Ambientalisti ed esperti, tuttavia, parlano di centinaia di migliaia di malati e decine di migliaia di morti.

A distanza di 38 anni le radiazioni continuano ancora a danneggiare la salute di migliaia di abitanti in Bielorussia, Ucraina e Russia. Quasi 8,4 milioni di persone nei tre paesi sono state esposte alle radiazioni.
Il governo sovietico ha riconosciuto la necessità di assistenza internazionale solo nel 1990. Nello stesso anno le Nazioni Unite hanno adottato la risoluzione 45/190, chiedendo la cooperazione internazionale per affrontare e mitigare le conseguenze nella centrale nucleare di Chernobyl.
Quasi trent’anni dopo, l’8 dicembre 2016, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito che il 26 aprile è la Giornata Internazionale in Commemorazione del disastro di Chernobyl. Nella risoluzione A/RES/71/125, l’Assemblea Generale ha riconosciuto che, anche dopo più di tre decenni dal disastro, sono persistenti le gravi conseguenze a lungo termine e che le comunità e i territori colpiti le stanno ancora pagando.

Il sito della Giornata

26 aprile. Giornata Internazionale in commemorazione del Disastro di Chernobyl https://pop.acli.it/images/ONU_26apr2024.jpg Redazione POP.ACLI