Finalmente si vota. Sono le prime elezioni dell'Italia repubblicana. Ma il clima, a soli tre anni dalla conclusione della guerra, è tutt'altro che pacifico e il confronto tra i partiti particolarmente aspro...

La campagna elettorale per l’elezione del primo Parlamento della Repubblica si svolge infatti in un clima di aspro conflitto ideologico. L’atteggiamento di dialogo assunto in nome dell’emergenza post-bellica è del tutto tramontato e la campagna elettorale si svolge all’insegna della demonizzazione dell’avversario: la lotta è fra comunisti e anticomunisti. Anche i partiti diversi dalla Dc ed in particolare i liberali e i qualunquisti, coalizzati nel Blocco nazionale, fanno dell’anticomunismo un punto di forza della loro campagna elettorale.

Con il suffragio universale alle elezioni del 18 aprile 1948 partecipano 29 milioni di elettori ed elettrici. La legge elettorale in vigore prevede il sistema proporzionale e sono finalmente legittimati a votare tutti i cittadini maggiorenni (raggiunti i 21 anni d’età), di ambo i sessi.

I risultati sono netti: il Fronte Popolare (sostenuto da PCI e PSI) si ferma al 31% mentre la Democrazia Cristiana da sola supera il 48% e con i suoi alleati centristi, arriva a sfiorare il 55% dei voti. I Socialdemocratici, nati solo un anno prima da una scissione in casa socialista, prendono il 7%. Entrano in Parlamento anche i monarchici e i rappresentanti del Movimento Sociale Italiano, di chiara ispirazione fascista.

Vengono elette 49 donne su un numero complessivo di 978 componenti nei due rami del Parlamento: 45 alla Camera su un totale di 613 deputati (7%) e 4 al Senato su un totale di 365 senatori (1,04). Nessuna donna entrerà a far parte del Governo.

Le elezioni del 1948 e la demonizzazione dell'avversario politico
Istituto Luce. 18 aprile 1948. Le prime elezioni politiche in Italia