Ad un anno dal trentennale, il massacro di Srebrenica non "trova pace". Istituita dal Parlamento europeo nel 2009, la Giornata in memoria delle vittime del genocidio è da poco riconosciuta dalle Nazioni Unite, suscitando opposizioni e polemiche...
«Il Parlamento europeo [...]
considerando che nel luglio 1995 nella città bosniaca di Srebrenica, a quel tempo un’enclave isolata e militarmente indifendibile proclamata zona protetta dall'ONU, migliaia di persone sono state massacrate e quasi 25 mila donne, bambini ed anziani sono stati deportati con la forza; considerando che si è trattato del più grande massacro e del più grave crimine di guerra perpetrato in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale,
considerando che questo tragico evento è stato il risultato della dissoluzione della Iugoslavia, culminata in atrocità nazionalistiche, guerra ed interferenze straniere nella regione dei Balcani occidentali; considerando che gli sviluppi intervenuti nei Balcani occidentali a quell'epoca hanno anche dimostrato il fallimento dell'UE, dei suoi Stati membri e dell'intera comunità internazionale nel mettere a punto una politica finalizzata alla prevenzione delle crisi,
considerando che non può esservi pace senza giustizia e che pertanto è della massima importanza accertare la verità, assicurare tutti i responsabili alla giustizia e risolvere il problema dei profughi e degli sfollati,
considerando che, nonostante gli enormi sforzi finora compiuti per scoprire le fosse comuni e individuali ed esumare e identificare i corpi delle vittime, le ricerche condotte finora non consentono una ricostruzione completa degli eventi verificatisi a Srebrenica e dintorni,
considerando che il generale Radislav Krstić dell'esercito serbo-bosniaco è la prima persona che il Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia ha giudicato colpevole di complicità nel genocidio di Srebrenica, ma constatando al tempo stesso che il principale accusato, Ratko Mladić, è tuttora latitante a distanza di dodici anni dai tragici eventi,
considerando necessario sensibilizzare tutta l’Europa su questi tragici eventi e pervenire a un riconoscimento pubblico delle responsabilità nei Balcani occidentali al fine di ripristinare la fiducia reciproca e riprendere un dialogo duraturo tra i paesi della regione,
ritiene che il massacro che ebbe luogo dieci anni fa a Srebrenica rappresenti una ferita sempre aperta nella storia d'Europa, che dovrebbe essere debitamente ricordata al fine di impedire che fatti del genere si verifichino di nuovo…».
(Risoluzione del Parlamento europeo sulla proclamazione dell’11 luglio come giornata europea di commemorazione delle vittime del genocidio di Srebrenica, perpetrato l'11 luglio 1995)
«Il 23 maggio 2024 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato l’11 luglio Giornata internazionale di riflessione e commemorazione del genocidio di Srebrenica del 1995. Adottando una risoluzione con lo stesso titolo, l’Assemblea ha anche chiesto al Segretario Generale di istituire un programma di sensibilizzazione sul genocidio di Srebrenica in preparazione del 30° anniversario del prossimo anno.
L’Assemblea ha inoltre condannato qualsiasi negazione del genocidio di Srebrenica come evento storico…».
Così si legge sul sito dell'ONU.
Ma è evidente che la risoluzione, il suo iter e i suoi "numeri" (84 Paesi a favore, 19 contrari e 68 astenuti e 22 che non hanno preso parte alla votazione), testimoniano di una lacerazione mai rimarginata dopo quasi 30 anni.
Come riportato sul sito Balcanicaucaso.org, «un tentativo analogo davanti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU era fallito nel 2015 per il veto posto dalla Russia… La Serbia e la Republika Srpska (entità della Bosnia Erzegovina) si sono da subito opposte alla proposta di risoluzione e hanno condotto un’intensa campagna contro tale iniziativa. Il messaggio chiave è “mi nismo genocidan narod”, che si potrebbe tradurre in modo poco elegante con “noi non siamo un popolo genocida”».
L'agenzia d'informazione Eunews evidenzia i riflessi della risoluzione anche all'interno dell'Unione: «“La risoluzione sottolinea il ruolo dei tribunali internazionali nel combattere l’impunità e assicurare la responsabilità per il genocidio”, ha messo in chiaro la rappresentante permanente della Germania presso le Nazioni Unite, Antje Leendertse, precisando che “non è diretta contro nessun Paese, ma contro chi ha perpetrato il genocidio”. Eppure questo non ha impedito al presidente della Serbia, Aleksandar Vučić, di definire la risoluzione “altamente politicizzata” e di minacciare che “aprirà il vaso di Pandora"...
Il voto in sede Onu ha avuto però un impatto anche sull’Unione Europea, considerato il modo in cui si sono schierati i 27 Paesi membri. Il fronte unito a sostegno della risoluzione è stato incrinato dall’astensione di Grecia e Slovacchia, ma soprattutto dall’opposizione dell’Ungheria di Viktor Orbán...».
Ma le reazioni difronte alla commemorazione dell'eccidio non sono una novità. Già nel 2015, in occasione del ventennale, ne scriveva Silvia Maraone di IPSIA in un articolo che vi invitiamo a leggere per conoscere e forse comprendere quello che è accaduto ma, soprattutto, quello che non si accetta che sia accaduto, da ogni parte...