Il primo maggio è da sempre per le Acli l’occasione per rinnovare l’ impegno nella difesa dei lavoratori. La vocazione aclista a stare dalla parte dei lavoratori si è fin dalle origini intrecciata con la giustizia sociale, i diritti di cittadinanza, l’attenzione per le sorti del nostro Paese...

Una data storica per le Acli è il primo Maggio 1955, in cui celebrarono il loro primo decennio di vita, organizzando a Roma una delle più grandi manifestazioni popolari mai viste fino ad allora. La giornata fu divisa in due momenti: il primo si svolse in piazza del Popolo dove le Acli celebrarono il loro decennale; il secondo nel pomeriggio con l’udienza papale in piazza San Pietro, in cui Pio XII annunciò l’istituzione della festa liturgica di “San Giuseppe artigiano”, per dare un protettore ai lavoratori e un senso cristiano alla festa del lavoro.

L’intento, infatti, fu di ridare al Primo Maggio una connotazione cristiana, visto che da tradizione ormai storicamente consolidata la festa era diventata monopolio delle forze laiche e di sinistra del movimento dei lavoratori.

primo maggio 1955 san Pietro

Il lunghissimo e coloratissimo corteo di più di 200.000 aclisti provenienti da tutta Italia sfilò dal Colosseo fino a San Pietro, accompagnato da trentasette vescovi, con in testa l’arcivescovo di Milano monsignor Montini. Gli aclisti offrirono come dono al Papa i frutti della terra e del lavoro dell’uomo, compresi gli strumenti industriali: dall’aratro alla lampada dei minatori, dalla barca al trattore.

Nella piazza San Pietro stracolma di lavoratori Pio XII ricordò di aver messo, fin dalle origini, le Acli sotto il patrocinio di San Giuseppe ribadendo che il loro scopo principale doveva essere quello di “far sentire la presenza di Cristo a tutti quelli che vivono nel mondo del lavoro”.

La festa liturgica nacque per riaffermare la vicinanza della Chiesa ai lavoratori: “Quante volte noi abbiamo affermato e spiegato l’amore della Chiesa verso gli operai! Eppure si propaga largamente l’atroce calunnia che la chiesa è alleata del capitalismo contro i lavoratori. […] Il nemico di Cristo semina zizzania nel popolo italiano, senza incontrare sempre e dappertutto, una sufficiente resistenza da parte dei cattolici. Non è raro il caso in cui l’operaio si trova disarmato di fronte alle false teorie e talvolta persino si lascia contaminare dal veleno dell’errore. […] Diletti lavoratori; il Papa e la Chiesa non possono sottrarsi alla divina missione di guidare, proteggere, amare soprattutto i sofferenti, tanto più cari, quanto più bisognosi di difesa e di aiuto, siano essi operai o altri figli del popolo. Questo dovere ed Impegno Noi, Vicario di Cristo, desideriamo di altamente riaffermare, qui, in questo giorno del primo maggio, che il mondo del lavoro ha aggiudicato a sé come propria festa, con l’intento che da tutti si riconosca la dignità del lavoro e che questa ispiri la vita sociale e le leggi, fondate sull’equa ripartizione di diritti e di doveri. In tal modo, accolto dai lavoratori cristiani, e quasi ricevendo il crisma cristiano, il primo maggio, ben lungi dall’essere risveglio di discordie, di odio e di violenza è, e sarà, un ricorrente invito alla moderna società per compiere ciò che ancora manca alla pace sociale”.

primo maggio 1955 Acli

L’anno successivo venne dato alla festa un carattere internazionale e venne fatta arrivare da Milano in elicottero, sul sagrato della basilica di San Pietro, una statua di San Giuseppe lavoratore, quella che oggi si può ammirare all’entrata di palazzo Achille Grandi a Roma, sede delle Acli nazionali.

Il Primo Maggio cristiano delle Acli https://pop.acli.it/images/primo_maggio_1955_manifesto_Acli.jpg Redazione POP.ACLI