Una testimonianza su Geo Brenna che non proviene solo dal Palazzo...

Ringrazio Il Presidente ed Erica per aver pensato anche ad una breve testimonianza su Geo che non provenisse solo dal Palazzo ma che ne evidenziasse le peculiarità di dirigente e del Movimento nei suoi rapporti con le realtà periferiche. E più periferiche di Trieste non ce ne sono molte. Ma credo che il motivo più realistico di questo rapporto stesse nella sua forte stima e amicizia con Livio Labor che con Trieste era legato per motivi familiari e non solo.

Basterebbe ricordare la straordinaria figura del padre di Livio, mons. Marcello Labor ora Servo di Dio. Quindi Geo si collega con Trieste grazie al suo forte rapporto con Livio che a sua volta aveva già pilotato nella Presidenza Penazzato il leader storico aclista triestino Luigi Masutto e  così sin dall’inizio della sua presidenza aveva voluto mandare Geo a Trieste a cercare di convincere a venire a Roma il giovane esperto di economia che serviva all’ufficio studi centrale come Ennio Antonini che aveva concluso il suo mandato di Presidente provinciale e si accingeva a svolgere un ruolo  trainante nella Regione Friuli Venezia Giulia nel campo della pianificazione.

Per questo Geo viene a Trieste nel 1964 a presiedere il congresso e stabilire un forte progetto di rilancio dell’iniziativa formativa chiedendo e ottenendo la collaborazione del nuovo Presidente Mario Paron, recentemente scomparso e che in quanto uomo della formazione riconosciuto in città, gli è stato intitolato il centro ENAIP di Trieste. 

È proprio in quel periodo che cresce anche in me una consapevole adesione al progetto aclista di stabilire amicizie e mi dà l’opportunità di incontrare e frequentare straordinarie persone che poi avrebbero contribuito a rafforzare la leadership di Livio Labor e il ruolo strategico di Geo in quel progetto: Luigi Borroni, Gabriele Gherardi, Sandro Tesini, Fabio Marchetti per citarne solo alcuni…

Lascio l’Ente Porto dove lavoravo e dove mi aspettava già una funzione sindacale direttiva nei portuali della CISL e vengo alle ACLI. Vado assieme a mio padre (caponucleo ospedalieri) al convegno dei gruppi di Fabbrica a Genova dove Livio ci presenta ufficialmente il prof. Brennovsky (!): così lo presentò all’assemblea non senza qualche perplessità anche se Livio ci avrebbe abituato a battute non solamente leggere.

Geo torna a Trieste qualche anno dopo per il primo convegno regionale sulla pianificazione guarda caso tra i relatori ci sarebbe stato proprio Antonini che intanto aveva rifiutato la proposta di andare a Roma.

E la successiva grande occasione internazionale per Brenna si è verificata qualche anno dopo quando su invito delle autorità jugoslave (parliamo del Maresciallo Josip Broz Tito!)  una delegazione delle ACLI nazionali partiva da Trieste per il primo convegno internazionale sull’autogestione che si sarebbe tenuto a Belgrado, ma forse anche a Sarajevo l’età non mi aiuta e mi scuso. Sul piano più propriamente professionale in senso aclista Geo ha collaborato con Trieste in ordine a due problemi.

Uno concernente una ricerca sulle donne lavoratrici negli studi professionali triestini perché senza contratto, spesso sfruttate e prive di diritti. Lavoro lunghissimo e preziosissimo guidato dalla dott.ssa Lenzi che veniva dalla scuola della CISL (dove aveva conosciuto Antonini e poi era diventata sua moglie), professore relatore era Luigi Frey e il lavoro fu presentato alla Camera del Commercio di Trieste da Maria Fortunato.

L’altro volume sulla condizione del movimento dei lavoratori a Trieste: ricerca commissionata all’Università di Trieste ad un’equipe guidata dal prof. Coccopalmerio (fratello del più celebre Cardinale) e per le ACLI da Brenna. Opera finita male perché le tesi non coincidevano (vista la presenza di Geo si direbbe inevitabile!). Finì che ne stampammo due edizioni una a carico loro e una a carico nostro con conclusioni diametralmente opposte. Perché alla fine Geo era fatto così: se si fosse stato condiviso un percorso di pensiero non si sarebbe potuto, magari per convenienza economica, cedere sul messaggio finale che si voleva trasmettere.

Quando si chiuse la sua esperienza aclista e molti di noi piansero sinceramente lui rimase a Roma ma era senza stipendio. Sandro Tesini che mi prega di salutarvi tutti con grande affetto e aveva messo in piedi l’ENAIP Friuli V. Giulia e io ero alla presidenza regionale delle ACLI si inventò un comitato tecnico scientifico ad alto livello da affiancare al CdA affidandone la direzione a Brenna proprio per aiutarlo in quella difficile fase della sua vita. Poi, un po' per qualche inevitabile litigata (con Geo ci si voleva molto bene ma era anche facile litigare; fatto che però non interrompeva mai l’amicizia di appartenenza), e l’arrivo della proposta della UIL legata anche alle scelte che altri compagni fecero politicamente, chiusero anche questa significativa esperienza forse unica in Italia. 

Sul piano interno, dopo il congresso di Cagliari, a Trieste si evidenziarono criticità significative; la scissione del MCL, le perplessità suscitato alla evoluzione del percorso ACLI/ACPOL/ ma soprattutto MPL portarono ad un parziale disimpegno dei leader storici locali anche in conseguenza del loro diretto impegno nella DC. Il che ha portato il gruppo dirigente da me presieduto ad un allontanamento dalle mozioni classiche Carboni, Brenna, Gabaglio, per appoggiarci alla proposta di Pietro Praderi che ipotizzava per le ACLI una soluzione piuttosto caratterizzata sul sociale, tant’è che al Congresso di Firenze del 1975 toccò proprio a me il compito di presentare la mozione Praderi.

Ancora una breve battuta finale. Visto così il personaggio Brenna manteneva una certa austerità che però non corrispondeva certo al suo carattere compagnone, di forte valorizzazione del gruppo sia nei momenti seri che quelli meno seri che i tanti corsi di formazione proponevano. Ricordo in particolare Frascati (solo lui e Labor potevano convincere centinaia di giovani a passare Capodanno ad un corso di formazione di 10 gg!!) Ma c’è un episodio spiritoso fino ad un certo punto.

A Sorrento facemmo un corso di GA con Geo e poiché mancavano stanze, Geo si adattò a convivere con un’allegra brigata di quattro baldi giovani aclisti, tra i quali il sottoscritto. Come era inevitabile i giovinastri fecero in modo che Geo non potesse dormire nel suo letto, perché occupato da una statua ad altezza normale della Madonna. Di notte, se ne andò in un altro albergo anche se noi insistevamo perché si adattasse a dormire con la Madonna! Che tempi!

Struggente, vero affetto e stima maturati in alcuni anni di lavoro in Presidenza Nazionale da quella delegata nazionale di GA che poi sarebbe diventata mia moglie, trasformando così un progetto di vita anche in un percorso di straordinaria vicendevole amicizia.

Mi scuso con voi e soprattutto con Geo, ma gli ho voluto troppo bene per non ricordarlo così.

 

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