A Geo mi legano riconoscenza e amicizia. Gli debbo molto...

A Geo mi legano riconoscenza e amicizia. Gli debbo molto. E più ancora gli debbono le Acli, che però sembrano aver rimosso questa consapevolezza.   

Alle tante cose interessanti già ascoltate aggiungo qualche annotazione su cosa è stato Geo Brenna per me.

Il mio primo contatto con le Acli, anzitutto; la mia porta d’ingresso nel Movimento. Fu lui a decidere di assumermi all’ufficio studi per curare il settore della sicurezza sociale (come si diceva allora).

Erano i primi giorni di novembre del 1966 (più di mezzo secolo fa!) quando Geo mi incontrò mentre si teneva il X congresso nazionale (quello dei fischi a Rumor). Gli ero stato segnalato dal professor Mattia Persiani, consulente centrale del Patronato.

Ero preoccupato; sapevo di essere carente su due requisiti che immaginavo essenziali per il lavoro cui mi stavo candidando: non provenivo dal mondo cattolico ed ero un autodidatta. Geo non diede a queste carenze alcun peso. Mi mise subito al lavoro.

Debbo dunque a lui se ho fatto, nelle nostre Acli, una delle esperienze più intense, durevoli e formative della mia vita: iniziando da quello straordinario ufficio studi di cui ha parlato Fausto. Mi ritrovai immerso dentro una trasformazione profonda della mia esistenza.

Non arrivavo alle Acli per un’affinità culturale o ideologica; non le conoscevo. Avevo urgenza di un lavoro e preferii le Acli perché il mio percorso spirituale mi aveva orientato verso un impegno sociale attivo. Arrivai per ragioni spirituali, non politiche. Questo ha reso particolarmente tenace il mio amore per l’associazione.

Quell’ufficio studi della Presidenza Nazionale è stata la mia università. Mi ritrovai inoltrato in un esaltante cammino di crescita culturale e spirituale, di scoperta della politica come strumento di riscatto e di giustizia.

Debbo riconoscenza a Geo anche per una successiva, inattesa opportunità. Dopo il congresso di Torino mi chiese di fare il capo ufficio formazione. Ancora oggi non so dire perché scelse me. Le prime esperienze di formazione io le avevo fatte nei due anni precedenti come animatore ad alcuni corsi delle Acli. Poca cosa.

Ebbi qualche esitazione ad accettare. Avevo imparato che la formazione, nelle Acli, era una cosa molto seria e che Geo ne era un po’ il cultore e il custode. Temevo di non farcela. Dovevo inoltre sostituire (suo malgrado) Emilia Scarpa di cui ero diventato buon amico.

Mi scoprii, invece, una vera vocazione formativa. Mi trovai a lavorare dentro un’impostazione molto avanzata della funzione e dei processi formativi. Elaborammo una concezione anticipatrice del rapporto tra formazione e azione e fummo i primi, tra le grandi organizzazioni sociali, ad impiegare le metodologie innovative dell’animazione di gruppo. Quell’esperienza, purtroppo, durò poco.

Quei primi anni, che ricordo con nostalgia e riconoscenza, furono interrotti bruscamente dalla crisi degli anni ’70. Crisi durissima che rese molto difficile anche la mia esperienza nelle Acli. Ma non riuscì a spezzarla.  

Come Geo, ma anche come Emilio, Fausto, Soana e tante e tanti altri, anch’io ho vissuto con sofferenza quegli anni. Resta il fatto che mi ritrovai partecipe di un passaggio di rilievo storico: per il mondo cattolico, prima di tutto; ma non solo.

So bene che l’associazione pagò costi molto alti. So anche che le Acli, sulla scia del Vaticano II, aprirono allora un cammino che anticipava e preparava il futuro.

Uomo di fede, Geo non ha mai amato esibirla. In un ambiente con forti presenze clericali, ci ha tenuto ad essere un cristiano laico. Ma nel suo dipartimento, con il gesuita Domenico Pizzuti assistente all’ufficio studi e con don Giuseppe Pasini alla formazione hanno preso corpo importanti percorsi di fede conciliare. Per non parlare, più in generale, dell’esperienza di Ora Sesta animata da don Luisito Bianchi.

Il valore anticipatore di quelle Acli è confermato oggi dal pontificato di Francesco. Il forte e contrastato impulso riformatore di papa Bergoglio ha messo in piena luce la gravità della crisi di una Chiesa che si è attardata su derive temporaliste e clericali. E lo conferma la crisi di un cattolicesimo politico rimasto troppo a lungo prigioniero di vecchie pregiudiziali.

L’aver contribuito ad avversare e ritardare lo sblocco e la riforma di una democrazia italiana rimasta aggrappata dalle fratture della Guerra Fredda è una delle cause prime dell’estenuata crisi della politica che ha paralizzato la democrazia italiana negli ultimi decenni. Si deve anche a questo se, dentro un periodo storico tra i più drammatici, siamo governati da una destra nostalgica e nazionalista e afflitti dalle forti difficoltà delle forze che dovrebbero contrastarla.  

È uno scenario inquietante che però valorizza il cammino fatto dalle Acli dopo gli anni ’70. Siamo usciti dalla crisi sapendo maturare una forte tensione unitaria e innovativa e sanando le difficoltà con l’istituzione ecclesiastica.

Torno a Geo. Con lui ho un altro, meno antico debito di riconoscenza: la sua preziosa collaborazione, nella seconda metà degli anni ’80, al progetto di riorganizzazione e risanamento del Patronato.

È stato Geo Brenna a propormi l’impiego del pool di consulenti milanesi che affiancarono il progetto e i processi di formazione e pianificazione negoziata che lo realizzarono. Me li ha presentati in un incontro a Milano nel quale, senza di lui, mi sarei ritrovato come un pesce fuor d’acqua.

Aveva fatto da ponte tra noi (che ci eravamo un po’ persi di vista) un’amica comune: Gabriella Pacella, dirigente dell’Enaip nazionale di grande valore e inusuale intelligenza. Ci tengo a ricordarlo.

Quella collaborazione è stato forse il momento più maturo del mio rapporto con Geo. So che lui si aspettava che quel progetto aprisse finalmente la strada ad una sua collaborazione continuativa con le Acli nazionali. Non fu possibile, purtroppo. Lui faceva ancora problema.

La nostra associazione non è stata generosa con Geo: la sua uscita dalla Presidenza Nazionale non fu accompagnata con adeguata solidarietà, come nella nostra storia è stato fatto per molti dirigenti. Alcune istanze provinciali e regionali hanno trovato il modo di praticare verso di lui concrete forme di solidarietà. Ma è altra cosa.

Geo è stato per decenni una preziosa riserva di esperienze e competenze cresciuta nelle Acli e dislocata altrove dalle convulse vicende associative. Lui è sempre rimasto collegato con amici e dirigenti aclisti ma non gli è mai più stato chiesto di collaborare stabilmente con la nostra organizzazione. Diversamente da quanto accaduto, ad esempio, per Maria Fortunato (altra amica carissima), la seconda vicepresidente che fu allontanata nel 1971.

Fu dunque così preminente la responsabilità di Geo? Possiamo convenire, oggi, che le cause della crisi degli anni ’70 risalgono alle scelte del congresso di Torino: fine del collateralismo, voto libero… e poi alla nascita dell’Mpl e all’ipotesi socialista di Vallombrosa ‘70. Geo ha contribuito in modo rilevante a preparare quelle scelte e le ha condivise ma non ne è certo stato l’unico e neppure il primo responsabile.

Rinnovo qui a Geo il mio affetto e la mia gratitudine. So di non averlo fatto abbastanza nei lunghi anni in cui ci siamo frequentati, anche perché lui non ha mai amato le smancerie: è sempre stato schivo e asciutto nell’esprimere i propri sentimenti.

L’ho fisso nella memoria come una delle persone più intelligenti, inquiete e in ricerca che io abbia incontrato. Un pensante, un intellettuale lucido, rigoroso, dedito ad un’ironia pungente e dotato di un forte carisma. Gli ho visto inchiodare l’uditorio con una relazione di oltre un’ora sulla base di appunti scritti su una bustina di fiammiferi minerva.

Geo, tu sei stato tutto questo ma non solo questo. Ti ho scolpito nella memoria come persona di acuta sensibilità. Dote preziosa se sei un formatore, ma scomoda in situazioni di competizione e di conflitto. Ti rende esposto, vulnerabile, spesso sofferente; condiziona i tuoi rapporti con gli altri. La miscela, poi, tra razionalità e sensibilità non comuni alimenta inquietudini, complica ulteriormente la vita…

Riposa ora, Geo.  

 

N. Speciale - Geo Brenna

Nel segno della gratitudine https://pop.acli.it/images/Passuello_commem-Geo_Brenna.jpg Redazione POP.ACLI